20 Gennaio 2016 - 13:38

In morte di Ettore Scola

Ettore Scola, il regista e sceneggiatore di origine irpina, ma di formazione romana, ci ha lasciati nella serata di ieri. La sua scomparsa segna il vuoto di un peso devozionale al cinema e alla causa socio-politica italiana

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Ettore Scola (Trevico, 10 maggio 1931 – Roma, 19 gennaio 2016) è stato un tessitore di storie, in cui ha sapientemente messo in risalto un’acuta critica sociale stemperata dalla comicità, parlando dell’ambizione di riscatto del Sud in un’iperbole tragi-comica intrisa di poesia.

Un regista che ha saputo essere legittimamente politico – palesemente schierato con l’ala comunista, con esperienza sul campo nel Governo Ombra – nel viaggio registico che lo ha guidato nella storia italiana, che conosceva fin troppo bene nelle sue non-evoluzioni e nelle sue inattuate rivoluzioni,  nelle sue contraddizioni socio-economiche, nel senso di disillusione e rassegnazione che investiva alcuni suoi personaggi, spontanei emblemi del Sud.

L’irpino Ettore Scola, come altri registi tristemente scomparsi, è la storia del cinema italiano del dopoguerra votato alla commedia sociale, votato agli apici dell’onestà intellettuale e di un’ironia densa di riflessione, spesso caricaturale dei vinti italiani.

In morte di Ettore ScolaQuesto filone è animato da titoli come Brutti, sporchi e cattivi, film del 1976 che, dietro i toni umoristici e grotteschi, cela un’amara riflessione. Ambientato nelle “baraccopoli” ai margini della Capitale, quello di Brutti, sporchi e cattivi è un mondo marginale eppure reale, che descrive impietosamente le miserie materiali e morali, impersonate dal protagonismo di un magistrale Nino Manfredi, povero avaro-paranoico.

Uno dei suoi film più noti resta C’eravamo tanto amati del 1974. Del 1977 è invece Una giornata particolare, capolavoro di Ettore Scola, autore anche della sceneggiatura con Ruggero Maccari e Maurizio Costanzo. Questo film è un dramma psicologico, aperto da sei minuti di cinegiornali a contestualizzare il momento storico, il 6 maggio del 1938, in cui la Roma fascista è in strada per festeggiare Hitler, in visita a Mussolini, mentre sulla terrazza di un caseggiato popolare si consuma il fugace incontro della carne e delle solitudini tra la massaia Antonietta (Sofia Loren), prigioniera inconsapevole del retaggio di una famiglia patriarcale e devota al fascismo, e il prossimo esiliato, l’omosessuale e antifascista Gabriele (Marcello Mastroianni).

In morte di Ettore ScolaScola nacque a Trevico nel 1931, il paesino nell’avellinese che ispirò Trevico-Torino… Viaggio nel Fiat-Nam, titolo del 1973 spesso ingiustamente dimenticato nella variegata filmografia del maestro.

Esegesi della questione meridionale, il film mostra uno sguardo acuto e dolente sulla dimessa figura del protagonista, simbolo della generazione emigrante e operaia, animata dallo scontro tra provincialismo e serialità socio-industriale. Girato in 16 mm con una piccola troupe, è, nel panorama del cinema italiano, un raro caso di film militante, scritto e diretto da un regista di un certo calibro.

Molti anni dopo, nel 1998 Ettore Scola gira La cena, con Gassman, la Ardant e la Sandrelli.  Nel 2001 propone Concorrenza sleale, un film riconosciuto d’interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano. Collocati storicamente nella Roma del 1938, i due protagonisti della vicenda sono due commercianti rivali: Umberto Melchiorri (Diego Abatantuono), originario di Milano, che prepara abiti su misura, e Leone Della Rocca (Sergio Castellitto), un ebreo romano, che vende capi confezionati. La concorrenza, spesso sleale, che caratterizza il loro rapporto commerciale, si trasformerà in una conquistata amicizia, sullo sfondo dell’attuazione delle leggi razziali in Italia.

È del 2003,  tra le bellezze del Centro e il gretto della periferia più estrema della capitale, il semidocumentaristico Gente di Roma, pellicola ad episodi, alcuni brevissimi, al limite dell’aneddotico.

In morte di Ettore ScolaDopo la stasi, in parte anti-berlusconiana, nel 2013 Ettore Scola ritorna in scena per dirigere il documentario Che strano chiamarsi Federico, dedicato a Federico Fellini nel ventennale della sua scomparsa. Il film, con il quale partecipa fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è basato sui suoi ricordi e sui primi passi cinematografici di Fellini.

Oggi purtroppo una nuova stasi, mestamente risolutiva e definitiva. Certo è che noi, come i posteri, ricorderemo Ettore Scola nell’ode al suo ritratto impietosamente ironico dell’Italia dal dopo guerra alla contemporaneità, testimoniato dalla sua filmografia e dal suo pensiero eletto.

In morte di uno degli ultimi grandi registi italiani: un avvenimento storico – a cui lo stesso regista ci aveva insegnato a guardare – una scomparsa che delimita l’incolmabile vuoto devozionale al cinema e alla causa socio-politica italiana.

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