23 Settembre 2015 - 10:15

Inside out, nella mente e nel cuore della gente

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Il 16 settembre è uscito nelle sale cinematografiche italiane il film d’animazione Inside out. È un’avventura dolce e divertente, a volte struggente e triste nei meandri dell’animo umano

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Recensione a cura di Iole Della Monaca

Inside out è un film diretto da Pete Docter e dal co-regista Ronnie del Carmen e nasce da un’idea dello stesso Docter.

Inside out, nella mente e nel cuore della gente

In un mix di ironia e avventura, protagonista della scena è la mente umana, in particolare quella di Riley, una bambina di 11 anni.

Gioia, Disgusto, Paura, Rabbia e Tristezza sono le emozioni che gestiscono il quartier generale della mente della bambina, ognuna identificata con un colore.

In particolare, Gioia è colei che cerca di fare in modo che tutti i ricordi di Riley siano felici, così da costituire la sua personalità di bambina allegra mediante le isole della famiglia, dell’amicizia, dell’onestà, dell’hockey (sport che Riley ama tanto) e della stupidera. 

Un’idea davvero pregna di fantasia che fa percepire l’innocenza di colui che l’ha pensata, guardando il mondo con gli occhi di un bambino.

Originale anche la presenza dell‘amico immaginario Bing Bong, un essere di zucchero filato rosa, in parte elefante, in parte gatto, ma anche delfino, che piange caramelle e che può arrivare fin sulla luna con il suo razzo a propulsione canora.

Il film, come la maggior parte dei prodotti Disney, presenta anche uno scopo educativo nel finale: nella mente umana non possono albergare solo ricordi gioiosi, la tristezza è necessaria per mettere in moto i meccanismi di consolazione da parte di famiglia e amici e ristabilire la gioia.

Gradito a grandi e piccini, Inside Out è un film che fa sperare anche quando tutto sembra irrisolvibile e la voglia di piangersi addosso è tanta, entra nella mente e nel cuore della gente, come ricordo base di color giallo splendente.

Curiosità e approfondimento a cura di Maria Grazia Pellegrino 

inside-outIl nuovo film della Pixar, Inside out, sta rapidamente conquistando il pubblico senza distinzioni d’età. È stato già definito: “Un piccolo grande capolavoro della Pixar“, uno di quei film che rimangono impressi nella mente, che si fanno spazio nell’animo di chi guarda, rendendo impossibile l’idea di dimenticare. Un film in grado di farci riflettere, un cartone capace di rendere accessibile a tutti i processi cognitivi che muovono la vita quotidiana di ognuno di noi. È un film che fa pensare, e che pone lo spettatore di fronte alla realtà, che porta inevitabilmente a fare bilanci sulla propria esistenza.

I protagonisti di “Inside Out” sono cinque emozioni: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto e forse, uno dei tanti motivi del successo di questo piccolo gioiellino Pixar è che, oggi come non mai, avvertiamo il bisogno di ritornare a essere più connessi con noi stessi.

Ci sono voluti quattro anni di lavoro, molteplici studi psicologici, una grande squadra di autori e la determinazione della Pixar per dare vita a “Inside Out”. Il film pone come elemento essenziale l’esplorazione e la scoperta delle dinamiche con le quali interagiscono le emozioni dentro una bambina che cresce. “Abbiamo voluto fare un film ambientato non dentro il cervello, che è un luogo fisico, ma dentro l’animo”, ha rivelato con un certo orgoglio il regista, Peter Docter in conferenza stampa.

La concretizzazione dei processi cognitivi ed emotivi  dei più piccoli –  già sperimentata dalla Pixar in Monsters & co.– assume qui una vera e propria centralità, grazie al “dentro/fuori”  di Riley, la preadolescente protagonista del film.

Inside Out è quindi un vero e proprio inno alla capacità di trovare dentro di sé, e nella relazione affettiva, la possibilità di superare ostacoli apparentemente insormontabili, in particolare nel periodo complicato dell’adolescenza

Verso la fine dei titoli di coda del nuovo film spuntano addirittura due “consulenti scientifici”: Dacher Keltner e Paul Ekman, professori di psicologia presso l’Università della California. In un articolo pubblicato sul New York Times, i due garantiscono la precisione con cui è stata rappresentata la psiche umana. Ovviamente riprodotta con fantasia ed estrema armonia dalla casa di produzione, mettendo in scena quello che succede nella “cabina di pilotaggio” della mente umana ricorrendo a dei simpatici quanto singolari personaggi antropomorfi e colorati.

Ricordiamo che il consulente Paul Ekman è riconosciuto come uno degli psicologi più importanti e influenti del Ventesimo secolo.

inside-outInside Out, inoltresi ricollega a un’antica tradizione filosofica, quella delle tassonomie delle passioni. Una tradizione che per lunghi secoli si è dimostrata efficace per comprendere la realtà e soprattutto, per affrontare problemi specifici ad un livello più semplice di quello delle neuroscienze.

Ricongiungendosi a questa tradizione, il regista Peter Docter e gli sceneggiatori del film sembrano voler dimostrare che essa è ancora in grado di produrre un sapere, di avvicinarci alla piena comprensione del comportamento umano e, se possibile, persino di guarire la società dalle sue ossessioni farmacologiche. La Pixar con questo film ha deciso di andare all-in contro le problematiche più atroci ed insidiose della società moderna: la depressione, gli squilibri mentali-alimentari.

Inside out si preoccupa di lanciare un segnale forte alle nuove generazioni trattando in maniera delicata il problema della depressione: “Non sentiamoci in colpa se non siamo felici, ma impariamo a convivere con la malinconia.

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