20 Marzo 2015 - 13:05

Isis: il cancro si nutre di cellule giovani

Isis

Isis, nell’assurdità del reclutamento, scopriamo la follia di molti giovani militanti, accecati da una sete di falsa ribalta

[ads1]

Isis, un acronimo che rimbalza in maniera frenetica nel mondo dell’informazione. Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, questo è il suo significato. Nel giugno del 2014, un gruppo di jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) annuncia al mondo la nascita di un califfato islamico nei territori tra Siria e Iraq. Il suo leader è Abu Bakr al-Baghdadi, arrestato dall’esercito degli USA nel 2005 e recluso a Camp Bucca fino al 2009, data in cui la struttura ha chiuso i battenti. Per sua stessa voce e per quanto si legge nei documenti ufficiali, quello che guida andrebbe chiamato semplicemente Stato Islamico, senza porre confini di sorta. 1000 erano i militanti alla nascita dell’Isis, più di 30.000 se ne contano attualmente e crescono in maniera irrefrenabile, come un cancro che l’umanità non riesce a estirpare. Oltre a questo esistono dati sconcertanti sulle reclute jihadiste:

  • giovani in cerca di lavoro, molti dei quali conoscono le lingue. Sono partiti da Bruxelles, Londra, Parigi, Berlino, alcuni dalla Spagna;
  • 3.000, questo è il numero di europei che hanno abbracciato lo Stato Islamico;
  • donne, anche alcune di loro perorano la causa dell’Isis.

Credo che questi siano i tre punti focali su cui riflettere, nonché alcune delle cause principali della tanto rapida diffusione della folle corsa alla jihad. Ragazzi e ragazze europee, spinte da un sentimento che non ha radici, incomprensibile, che spesso coincide con una conversione religiosa all’Islam, che si concretizza nelle brutalità delle milizie dell’Isis, specchio falso e bugiardo della vera religione musulmana. Il quotidiano francese LFigaro ha, recentemente, riportato un’e-mail di un giovane militante francese al proprio legale:

Se rientro in Francia cosa mi succederà? Cosa mi chiederanno di fare? Potrò evitare di andare in prigione?

Oppure, leggendo le parole di un altro giovane arruolato:

Non ne posso più, il mio iPod qui non funziona più, devo rientrare!

Soltanto una cosa viene da pensare leggendo affermazioni del genere: ci sono ragazzi che s’immergono in qualcosa che è più grande di loro. Non comprendono l’entità della loro azione e come stiano contribuendo a costruire un mostro. Molti di loro non si sporcano direttamente le mani di sangue, ma preparano da mangiare a chi uccide, chi strazia, puliscono e caricano armi, scariche di proiettili piantati in cuori innocenti. Come chi, quotidianamente, ciba un leone cui dare in pasto il proprio vicino di casa, fanno sventolare la bandiera nera dell’Isis. Testimonianze del genere sono innumerevoli:

Mi sono sposato e mi fanno lavare molti piatti, ma adesso vogliono inviarmi a tutti i costi a combattere anche se non ho proprio idea di come si faccia

Non solo ragazzi, ma anche donne, adolescenti che lasciano la propria vita senza un motivo apparente, abbagliate da un’irragionevole voglia di combattere. Questo è il caso di Samra Kesinovic e Sabina Selimovic, due ragazze austriache di origini bosniache, di soli 16 e 15 anni.

Serviremo Allah e moriremo per lui

Isis

Isis

Questo è il biglietto con cui le due giovani jihadiste lasciavano Vienna nello scorso aprile, chiedendo alle famiglie di non cercarle. Stando a quanto riportato dal Daily Mail, sarebbero arrivate nella roccaforte siriana di Raqqa e avrebbero sposato dei militanti ceceni e ora sarebbero entrambe incinte. Sembrerebbe, inoltre, che abbiano chiesto aiuto ai familiari per tornare in Austria, ma attualmente non ci sarebbe modo di farle rientrare. Lo stesso portavoce del Ministero dell’Interno di Vienna, Karl-Heinz Grundboeck ha affermato: Una volta partito, è quasi impossibile tornare. In quelle città ci sono uomini armati di AK-47 a ogni angolo della strada. In un video girato segretamente da una donna di Raqqa e diffuso da una tv francofona, si vede un’auto che si ferma e degli uomini che le raccomandano di nascondere il viso. Lei si scusa per il niqab troppo trasparente e l’uomo le risponde: Devi fare attenzione quando ti copri, Dio ama le donne che si coprono.

Questa è la realtà dell’Isis e di chi lo serve, di chi irrompendo nel Museo del Bardo di Tunisi ammazza 24 persone e ne ferisce 50, di chi a una madre in cerca del figlio, nel loro quartier generale, consegna in pasto il suo cadavere, di chi pubblica video di uomini in tuta arancione cui viene recisa la carotide.

Di questa codardia fanno la loro forza, abbiamo bisogno di chiederci fin quando deve durare questo scempio e necessitiamo urgentemente di una risposta.

[ads2]