24 Novembre 2015 - 20:16

Isis, la più grande minaccia per la Libia

Martin Kobler, inviato speciale ONU in Libia, espone le proprie preoccupazioni per il livello di minaccia raggiunto dall’Isis

[ads1] “Il potere dei terroristi cresce ogni giorno, per questo mi sto occupando di raggiungere un accordo fra le parti, in modo che anche i libici combattino uniti contro l’Isis” afferma Kobler.

Negli ultimi anni, infatti, l’area libica si è rivelata essere un territorio piuttosto instabile dal punto di vista politico, soprattutto da quando il governo dell’ex presidente Gheddafi è stato prima scosso e poi rovesciato dal terremoto delle primavere arabe (2011). “Il colonnello”, come spesso veniva soprannominato, esercitava un controllo abbastanza forte dello stato libico, con un conseguente clima di equilibrio, se pure non privo di contraddizioni.

IsisEbbene, con l’avvento di nuovi contendenti al governo, hanno avuto inizio conflitti tribali con falliti tentativi egemonici, che hanno portato al colpo di stato del generale Haftar nel 2014. L’ultimo governo si è in ogni caso rivelato poco autorevole, giungendo all’incapacità di fronteggiare un’organizzazione terroristica quale l’Isis, la quale non ha esitato a occupare porzioni di territorio libico e a conquistare parzialmente città come Sirte e Derna.

A tal proposito, Kobler ha menzionato l’Italia fra i Paesi che dovranno svolgere un importante ruolo di mediazione fra la Libia e l’Occidente, a patto che – sottolinea l’inviato speciale – la gestione e rigenerazione politica venga lasciata al governi libico. Inoltre, è di grande urgenza la firma di un accordo irrevocabile tra le fazioni libiche in conflitto, “entro pochi giorni e non settimane” afferma il diplomatico.

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