13 Gennaio 2016 - 17:37

Joyce, un irlandese in fuga

James Joyce

A 75 anni dalla morte di James Joyce, il ricordo di uno scrittore fuori dal comune

[ads1]Nato a Dublino nel 1882, James Joyce non ha mai nascosto la sua insofferenza nei confronti della città natale e dell’educazione cattolica imposta dalla famiglia. Non è un caso dunque, che dopo la laurea, appena ventenne, lasci l’Irlanda per recarsi a Parigi; successivamente sarà anche a Zurigo(città in cui si trova anche al momento della morte, nel 1941), a Pola e a Trieste, dove strinse amicizia con Italo Svevo. Ad accompagnarlo nei suoi viaggi, la moglie Zora Barnacle, con la quale condivise anche la preoccupazione per la Prima guerra mondiale (durante la quale i due si trovano a Zurigo).

James Joyce

James Joyce

Nonostante la sua voglia di rimanere lontano dalla sua terra, vi torna più volte: nel 1903, per rimanere vicino alla madre in punto di morte e nel 1912, con la speranza di pubblicare “Dubliners”, tutt’ora una delle sue opere più famose; si tratta di una raccolta di quindici storie che ritraggono Dublino esattamente così come l’autore l’aveva vissuta.

Cosa lo spinge a scrivere di una città dalla quale si allontana sempre intenzionalmente? Solo la voglia di disprezzarla pubblicamente e denunciarne la condizione di paralisi e di inadeguatezza rispetto al suo status di metropoli.

Ma, ironia della sorte, sarà proprio quest’opera a decretare l’inizio del suo successo, arrivato al culmine con la pubblicazione di “Ulysses”, che lo consacra definitivamente come uno degli scrittori più apprezzati e letti del XX secolo. Anche in questo caso, Dublino e i suoi difetti fanno da protagonisti.

Cosa coinvolge della sua scrittura? Sicuramente il suo essere fuori dagli schemi e la sua spregiudicatezza, caratteristiche che riflettono pienamente l’uomo descritto nelle biografie che lo riguardano. Le stesse caratteristiche che rendono difficile la trasposizione cinematografica delle sue opere. Come si rende un tale genio, senza farne perderne l’essenza? Un tentativo lo fa nel 1987 John Huston, con il film “The Dead”, ispirato all’omonimo racconto presente nella raccolta dello scrittore irlandese, ma con un finale diverso.

Un genio della scrittura, dunque, ma anche una personalità complessa, che fa parlare di sé con continuo stupore, anche a quasi un secolo di distanza.

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