20 Giugno 2019 - 12:11

Juventus, il Sarri-Day è arrivato: segui la conferenza stampa in diretta

Sarri-day, juventus

Il Maurizio Sarri-Day è arrivato: si è tenuta presso l’Allianz Stadium la prima conferenza da allenatore della Juventus. Le sue parole

Il tanto atteso giorno è arrivato: è il Sarri-Day. All’Allianz Stadium, presso la sala Agnelli, si tiene la prima conferenza stampa del nuovo tecnico della Juventus, ufficializzato nella giornata di domenica.

L’ex-mister di Chelsea (club con il quale ha chiuso dopo appena un anno il suo rapporto) e Napoli parlerà davanti ai cronisti per raccontare le proprie emozioni, specie dopo il primo tour effettuato nel tardo pomeriggio di ieri, accompagnato dal vice-presidente Pavel Nedved e da Fabio Paratici, dopo lo sbarco con un volo privato all’aeroporto di Caselle, nel capoluogo piemontese. Un importante momento per conoscere ufficialmente l’ambiente juventino e muovere i primi passi all’interno delle strutture dove si alleneranno i suoi uomini

Ad accompagnare Sarri nella sua prima uscita ufficiale davanti alla stampa, dovrebbe esserci con ogni probabilità il Presidente del club, Andrea Agnelli. Saranno in tanti i cronisti a presenziare alla conferenza del neo-allenatore bianconero, in molti arrivano anche da Napoli, città che si è sentita ‘tradita’ dal suo (ex) Comandante.

Appuntamento alle ore 11 con la diretta testuale della conferenza stampa e Zon.it vi fornirà in tempo reale le prime parole di Maurizio Sarri da nuovo allenatore della Juventus. Il Sarri-Day è cominciato.

La conferenza stampa di Maurizio Sarri

Ad accompagnare Maurizio Sarri nella sua prima conferenza stampa ci sarà Fabio Paratici e non il presidente Andrea Agnelli. Iniziato in questo momento il Sarri-day.

Paratici: “Noi avevamo le idee chiare fin dal primo momento. Ringrazio il Chelsea per la disponibilità mostrata nei nostri confronti e siamo contenti di avere Sarri oggi qui con noi”.

Le prime parole di Maurizio Sarri: “Avevo bisogno di ritornare in Italia e la società che mi ha offerto il miglior progetto è stata la Juventus, la squadra più importante nel contesto italiano. Per non tradire Napoli, ho evitato di passare subito ad un’altra società italiana ma sono andato all’estero, quindi ho preferito questa soluzione. Le sensazioni? Al primo contatto è stato forte, ho visto una società determinata a volermi e questo non l’avevo mai visto in 30 anni di carriera. Mi è piaciuto l’atteggiamento dei dirigenti, di determinazione e compattezza”.

Sulle differenze di cultura con la Premier League: “In Italia c’è bisogno di migliorare le strutture e non solo. In Premier, se ti giri intorno ti ritrovi i bambini, c’è un clima nettamente diverso rispetto alla Serie A. C’è bisogno di un progetto importante per effettuare il cambiamento che serve. Il gioco qua non decolla però adesso sono contento perché in Italia c’è un fermento importante, partendo dalle panchine. Da Conte ad Ancelotti, passando per Giampaolo, Fonseca e De Zerbi, ci sono i presupporti per vedere qualcosa di bello ed interessante in Italia”.

Sull’obiettivo Champions League: “La Juventus in Italia ha l’obbligo di mettersi sulle spalle il fardello della favorita, poi se entriamo in un discorso di Champions è chiaro che la Juventus ha l’obbligo di partire con l’obiettivo di vincere, ma con la consapevolezza che a livello europeo ci sono squadre che hanno la stessa forza. A livello europeo è un sogno, un obiettivo da perseguire in ogni modo, ma con un coefficiente di difficoltà mostruoso”.

Sul modulo della sua Juve: “Bisogna vedere quei due-tre giocatori che possono farci la differenza. Io sia al Napoli che al Chelsea ho fatto 4-3-3 ma nella mia storia ho giocato anche con il trequartista. Deciderò in base alla caratteristiche dei calciatori che avrò a disposizione”.

Juve come top club e Cristiano Ronaldo: “Io parto dai Dilettanti per arrivare qua, un percorso di 20 anni. Mi dà emozioni essere qui oggi ed è un piacere per me. La Juventus ha una storia pluricentenaria mentre quella del Chelsea s’è elevata da 20 anni a questa parte. Negli ultimi anni ho allenatori giocatori forti e giocatori molto forti, con Cristiano Ronaldo però si va a un livello superiore perché è il top al mondo. Ha quasi tutti i record che si possono avere a livello mondiale e mi piacerebbe fargliene battere qualcun altro”.

Sul presunto tradimento al Napoli: “Io il mio percorso professionale l’ho già chiarito, sono andato all’estero dopo Napoli, ma ho avuto l’esigenza di tornare in Italia e devo rispettare me stesso e la mia professione. E chi mi ha voluto fortissimamente è la Juventus e io qui darò il 110%. Penso di non aver mancato di rispetto a nessuno”.

Andrea Agnelli è presente in mezzo ai cronisti per assistere al Sarri-day: con il numero uno della Juventus, presente anche il suo vice Pavel Nedved.

Sulla tuta e la presa di ‘Potere’ al Palazzo: “Noi col Napoli volevamo vincere lo Scudetto, ovvero prendere il potere dalla Juventus che rappresentava il Palazzo. Io rappresentavo un popolo, oltre che la squadra. Eravamo belli convinti e speravamo di farcela, ma non è andata così. Tuta o abito? Non ne ho ancora parlato con la società, spero soltanto non mi mandino nudo in campo”. 

“Vincere è l’unica cosa che conta” e lo scetticismo, il pensiero di Sarri: “Io ho vinto poco nella mia carriera, o quantomeno nelle categorie più basse. Io cercherò di fare il mio meglio per il bene della società, ovvero quello di vincere. Come si sconfigge lo scetticismo? Mi ha sempre accompagnato sia a Empoli, che a Napoli, così come al Chelsea ed è anche giusto che all’inizio ci sia. L’unico modo per sconfiggerlo è vincere e convincere”.

Su chi dovrà affidarsi la Juventus e quali obiettivi sul mercato: “Abbiamo bisogno di grandi giocatori in tutti i reparti. Negli ultimi 30 metri di campo ci sono giocatori in grado di fare la differenza e altri bravi. Ronaldo, Dybala e non solo. I giocatori che fanno la differenza sono quelli che hanno talento e bisogna partire da loro. Mercato? Ora vediamo, appena mi farò un’idea più definita anche sul modulo e sul come giocheremo. Io non faccio grosse richieste sui nomi, ma sulle caratteristiche sì”.

Cosa si aspetta in Napoli-Juve e la questione cori razzisti: “Io sono di questo pensiero, se ti applaudono è una manifestazione d’amore e se ti fischiano, pure. A Napoli ho fatto il mio dovere professionale e morale. Ho dato il 110% e per me essere andato via dall’Italia dopo l’addio al Napoli è stato un atto di rispetto estremo per la tifoseria. Sui cori razzisti? Noi non possiamo essere ancora oggi 30-40 anni indietro rispetto al resto dell’Europa. Le partite vanno fermate, il mio pensiero non cambia anche se ora non sono più al Napoli. L’Italia intera deve smetterla su questo punto di vista”.

Per Paratici, perché la scelta è ricaduta su Maurizio Sarri: “Noi lo abbiamo reputato il migliore, non solo per il gioco, ed il più adatto per allenare la Juventus, così come facemmo 5 anni fa per Massimiliano Allegri e 8 anni fa per Antonio Conte. Ha mostrato grandi qualità in Italia, in Premier e a livello internazionale”.

Che cos’è il Sarrismo?, risponde il diretto interessato: “Non so cosa sia sinceramente, l’ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica. Io non mi metto a pensare che siccome è scritto lì, allora sia così. Io sono sempre stato così, spero di essere rimasto così nei concetti di fondo”.

Su De Laurentiis e Allegri: “Non l’ho sentito ma vorrei dire che io non ho un brutto rapporto con lui, anche perché dovrò sempre ringraziarlo. Lui mi ha reso allenatore della squadra che tifavo da bambino, quindi sarò sempre riconoscente. Allegri lascia una eredità pesante, non è semplice nei prossimi cinque anni vincere tutto quello che ha vinto Allegri negli ultimi cinque. Non ho sentito neanche lui, ma se lo sento non è per motivi seri ma per ‘cazzeggio’ (ride, ndr)”.

Su Bernardeschi: “Per me è un giocatore con delle qualità importanti. Ho visto delle partite da lui disputate dove sicuramente avrebbe potuto fare di più e so che poteva farlo. Adesso il suo obiettivo è quello di specializzarsi in un ruolo fisso”.

In cosa può migliorare la Juventus?: “Non si tratta di incidere su un reparto o su un singolo giocatore. Il mio modo di fare calcio è diverso, dobbiamo cercare la produttività. La mia filosofia rimane la stessa ma voglio capire dove si può arrivare con questa e quanto di debba lasciare le cose in mano ai singoli giocatori. Vorrei vedere Pjanic toccare 150 palloni a partita, però ci deve essere l’aiuto di tutti. Ogni squadra è come un figlio, non è detto che educandoli nella stessa maniera vengano fuori nello stesso modo”.

Il Sarri-day si conclude con la foto di rito insieme al presidente Agnelli, il vice Pavel Nedved e il direttore Fabio Paratici.