La ragazza del futuro: analisi dettagliata del nuovo album di Cesare Cremonini
Cesare Cremonini, con il suo sorriso e la sua aria fintamente distratta, è tornato il 25 febbraio con il suo nuovo album La ragazza del futuro. Composto da 14 canzoni, ci fa già respirare e rinnovare i sensi nel momento stesso in cui leggiamo il titolo. Ma chi sarà mai questa ragazza? Quale sarà la sua storia incantata, disperata e bellissima? Analizziamo, dettagliatamente, ogni singola soundtrack, tra sogno e realtà, tra leggerezza e profondità.
1) Intro
L’intro contiene delle vibrazioni sonore che smuovono ogni corda dell’essere. Ogni parte del cuore è baciata dalla musica, della dolcezza degli strumenti musicali. Il potere irriverente ed incontrastabile delle note invita la propria interiorità a ripristinarsi, a viaggiare in mondi altri e ad arredare ciò che i nostri occhi vedono e ricamano. Bisogna rompersi in mille pezzi prima di diventare luce. Non è forse così che, da persone “presenti”, ci si trasforma in persone future?
2) La ragazza del futuro
La prima traccia dell’album inizia con un monito interessante:
“Ho bisogno di qualcuno che mi indichi la strada /la ragazza del futuro è una stella ubriaca”.
È vero, il futuro è luminoso ma “ubriaco”, incerto, instabile. Tutti noi siamo portati a credere che il nostro domani sarà fantastico, un lampo di luce che non riusciamo a definire e del quale non riusciamo ad intuire i contorni.
La canzone continua con un verso che conduce la mente in uno stato di ubiquità, a metà tra sogno e realtà:
“…Ha gli occhi di ha fatto viaggi straordinari/ come ti chiami?”.
Il dolore, quando ti divora, fuoriesce dagli occhi. La persona della quale parla Cremonini ha attraversato la Via Lattea del cordoglio, ha baciato passato, presente e futuro, è uscita fuori dall’ordinario in modo estremamente dolce ed intelligente. La ragazza del futuro non parla mai di sé, non rivela il suo nome e la domanda inerente ad esso, pregna di tenerezza, curiosità ed amore, arriva diretta come un proiettile, fino ad intonare:
“La ragazza del domani con un filo di voce/ parla coi telegiornali e dice un sacco di cose
che ci fai da sola sulle spiagge tropicali? /Sei così bella che potrei ancora innamorarmi
ora che sei qui non te ne andare /per favore, rimani”.
Si parla di una donna chiaramente gentile ed analitica, una donna che si pone continuamente un sacco di domande su stessa, sugli eventi e sugli altri. Interiorità ed esteriorità si contrappongono, sono colori che dipingono il volto di una ninfa che ama la solitudine. Come una crisalide, lavora su se stessa, si forma, si colora, si libra e non si lascia in pace. Il cantante è incantato dalla delicata forza di questa persona e se ne innamora sempre più, come soggiogato emozionalmente e fisicamente in modo inaspettato e potentissimo.
Molto singolare è il ritornello:
“(Balla) Balla /(Figlia del sole) Figlia del sole
(Canta) Canta /(Non ti fermare) Non ti fermare
(Ama) Ama e prova dolore”.
Dopo tanti inverni, dopo tanta oscurità, la ragazza ha bisogno di rivelare, a gran voce, tutto ciò che ha costruito e tutto ciò che ha vissuto. Il sole le illumina la pelle, riscalda le sue sinapsi, il movimento assume delle connotazioni indispensabili per mettere in evidenza una cosa fondamentale: non bisogna stare fermi, non bisogna cadere nell’apatia, bisogna scuotersi e costringersi a sentire qualcosa. È preferibile provare dolore piuttosto che non sentire nulla.
“…Ragazza del futuro, sei persa in una strada
hai bisogno di un aiuto, sembri spaventata
sali sulle scale mobili di un aeroporto”.
Stiamo parlando di una donna che si sente persa, nonostante la sua forza. È una persona spaventata, che avrebbe davvero bisogno di urlare a gran voce il suo cordoglio. Così la immaginiamo, capelli raccolti in una coda e pelle limpida, stringere tra le mani le parole che non l’hanno guarita. Immaginiamo il suo pianto composto, al di sotto degli occhiali da sole, per non rivelare mai a nessuno ciò che le ha violentato l’anima. La ragazza ha superato il passato e si proietta, come una stella, nel futuro, ma non riesce a scendere a compromessi nel presente perché pensa che nessuno possa comprenderla fino in fondo. Così, delicatamente, abbozza un sorriso, rivelando la ricerca tacita di una leggerezza che le appartiene ma che non riesce più a proiettare “sulle scale mobili di un aeroporto”.
“…Mentre voli su una nuvola nel cielo /(Balla, figlia del sole)
una rondine si posa su un veliero /ho negli occhi la ragazza del futuro
(Balla, non ti fermare) /Eri tu che volevi tornare indietro…”.
L’essenza di questa persona rimane impressa, come un fotogramma, negli occhi dell’uomo che la ama. La ragazza, ogni tanto, sprofonda nel passato e torna indietro, ma il futuro è ormai alle porte e c’è un nuovo luogo da arredare.
3) Colibrì
Continua un viaggio all’insegna della magia e del simbolismo con la terza soundtrack. Il colibrì, denominato anche uccello mosca, è l’uccello più piccolo esistente in natura, la cui lunghezza varia dai 6 ai 21 cm. Nonostante sembri fragile, si dimostra forte, perché resiste anche a basse temperature, in uno stato come di ibernazione. La donna amata è proprio così, è apparentemente fragile ma estremamente salda e fedele a sé stessa:
“Nei tuoi occhi una seconda luna /Forse proprio quella da cui vieni tu
Prova un atterraggio di fortuna /Per non cadere giù”.
Negli occhi profondi della sua ninfa sboccia, indomabile, una seconda luna, una seconda possibilità per amare e per volare. Le parole di questo testo sono molto toccanti perché si fanno portavoce di un uomo innamorato. Lui ha paura di cadere, proprio come teme la sua lei, ma nel petto ha il desiderio ardente di portala in un posto migliore:
“Sai anche a me cadere fa paura /Però noi siamo qui
Lo sai che come un sole ti seguirei/Verso cieli più limpidi
Ora tu cosa immagini /Se ti dico: “Vorrei farti volare fra gli alberi in mezzo ai fiori bellissimi /Per poter essere liberi”.
I fiori, con i loro petali morbidi e freschi, cullano i loro pensieri. Il traffico della sera non distoglie e non confonde la virilità dell’uomo che è pervaso totalmente dall’amore e della luce di Lei:
“Fermo in mezzo al traffico stasera /Abbasso il finestrino per guardare su
Passa in mezzo al cielo una cometa/ Vabbè so che eri tu”.
Il buio è una coperta stellata che assiste all’intimità di due mani che si sfiorano e si amano. L’uomo vede negli occhi della donna amata il futuro. È estremamente incantato dal suo sorriso, per lui vederla sorridere è la vittoria più grande del mondo, la sola:
“Prendi le mie mani nel buio /E portami lontano dove sai tu
Quando ho immaginato il futuro, c’eri tu / (Vedrai un’altra città)
Correre davanti a te / (E sarai confusa ma)
Sembrerà tutto possibile /Sembri nata per sorridere”.
4) MoonWalk
ll moonwalk è un passo di danza che consiste nello spostarsi all’indietro dando l’illusione di camminare in avanti adoperato da molti ballerini e reso celebre nel 1983 da Michael Jackson. Il cantante sente l’esigenza di coccolare e di accarezzare il suo amore. Nessuna stretta eccessiva, nessuna forzatura, tutto fluisce libero, caldo ed indolore:
Non ho nulla di particolare
Se ti chiedo: “Posso farti una carezza?”
I pori si aprono e si chiudono, costituiscono una danza epidermica costellata di parole, di misteri e di colorazioni celate nel buio. La solitudine è un tarlo, è una sopraelevazione che si paga a caro prezzo. Ma, quando l’essenza di “una ballerina vera” si sente nell’aria c’è, forse, un rimedio?
“…Per non sentirsi mai più soli /E irraggiungibili
Come fossimo aquiloni /Vengo a raggiungerti
Che cosa cambia /Se non ci sei tu nell’aria?
Dove sei quando la notte ti vengo a cercare?
Che fine farà tutta questa tenerezza?”
E le ballerine autentiche sono le donne che soffrono, che imparano a danzare sulle ferite e sorridere. E questa fierezza si sente, vibra nell’aria, sorride ai passanti. Non ha forse ragione Gibran quando dice: “Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere”? Cremonini canta di un amore talmente intenso da non avere riposo, un amore vivo anche da addormentati, in piena notte:
“…E starei con te a parlare, parlare /Di noi per una notte intera
Raccontami chi sei, che cosa ti piace /Che cosa di te tu vuoi che io non veda”.
5) Interlude+
Interlude+ è un intermezzo che segna il raggiungimento di uno stato di maggiore consapevolezza. La pace e la speranza riempiono l’anima della ragazza del futuro di nuove sfumature. La guerra è finita, la pace è raggiunta, il sole abbraccia la nascita di una nuova alba: un nuovo giorno è pronto a fiorire.
6) La fine del mondo
L’amore stringe e riscalda la mente. Cremonini desidera viaggiare con la donna che ama, desidera fare l’amore con la sua anima, con il suo cervello ed il suo corpo in un posto sconosciuto nell’universo:
“Vorrei partire con te per un viaggio nel mondo /Perché ho pensato tutta la vita di non essere pronto
Sotto la luce blu dell’orsa maggiore /Ci fermeremo solo a fare l’amore
Vorrei partire con te per un viaggio nel mondo”.
La canzone invita a non pensare più a ciò che non si può cambiare ma a concentrarsi solo ed unicamente sulle cose che si possono cambiare e sulle quali si può lavorare:
“Perché se pensi che è arrivata la fine /L’unica cosa che puoi fare è partire
E non voltarti mai, nemmeno per un secondo…”.
Lui vuole che la sua Lei non sia mai più sola nel mondo. Lo sussurra sottovoce: lei è l’unica e sola.
“…Mai più sola nel mondo/Per non lasciarti mai
Non te l’ho detto mai, per me sei l’unica al mondo
E anche se non lo sai io ti aspetterò qui, alla fine del giorno /Per non lasciarti mai…”.
La ragazza del futuro non è più sola. Ora conosce il significato della parola “Insieme”.
7) Chimica
La canzone racconta della passione tra due persone. La chimica è diversa dall’attrazione. Quando provi chimica nei confronti di una persona basta un solo sguardo, un solo pensiero e una sola voce:
“Mi piace quella tua espressione /Quando siamo a cena fuori con gli amici
In tutta quella confusione /È la mia perversione quando mi sorridi
E poi la chiamano chimica, sì”.
La chimica è seduzione morbida, tenera e dolcemente maliziosa. Quando c’è, molto spesso, non servono le parole:
“Quando non ci pensi, ma ci pensi uguale /Non servono parole quando cade la linea
Come la corrente, non la puoi leccare /È come un’ossessione”.
Lui è affascinato dal carattere dolce e disinibito della sua donna, dal suo fluire libero. Il tenero e l’erotico si mescolano, senza freni:
“…Erotica
Cominci a mordere, sembri una vipera
Ma sei bellissima quando ti senti libera, così
Sette giorni su sette nella stessa camera
Mi prendi l’anima…”.
8) La camicia
La canzone è molto intima e parla di un amore totalizzante, un amore che desidera la vera nudità, quella del cuore:
“Sai che ti sta bene la mia camicia, è proprio la tua /Però è un peccato che ti sei vestita, stai bene anche nuda”.
L’amore per il cervello di una donna, per la sua intelligenza e per la sua emotività è un’esperienza sensoriale, un’emozione che fa tremare le gambe:
“Di te mi piace che non hai mai scelto il rosa /Il tuo colore quello di ogni cosa
Sempre uguale e sempre nuova /E poi mi piace che stai bene su ogni cosa
Come la luce cadi silenziosa /Presto amore vestiti di me, uh”.
9) Interlude –
Interlude – è il secondo intermezzo dell’album. Somiglia quasi ad una ninna nanna dolcissima e sembra celebrare i vincenti, i forti, coloro che, nella culla e nella poesia della loro crosta lattea, hanno trovato, finalmente, la pace. Non siamo forse, un po’ tutti, dei bambini che desiderano essere amati infinitamente?
10) Stand-up Comedy
La stand-up comedy è una forma di spettacolo in cui un comico si esibisce “in piedi” davanti ad un pubblico.
Il brano è estremamente particolare ed autentico. In questo mondo ci sentiamo, forse, tutti in dovere di dare spettacolo. Vi è un profondo conflitto tra la forma e la sostanza, tra la luce ed il buio. Le nostre azioni si ripetono e a volte, nonostante tutta la volontà possibile, non riusciamo a mantenere stabili le situazioni, che volano come aquiloni e che scorrono come un fiume. Passato, presente e futuro si susseguono. Se solo non fossimo schiavi del tempo, di quanti sorrisi sarebbe rivestito il cielo?
“Perché siamo proprio noi /In equilibrio sulla vita
Stand up comedy /Ho cercato i nostri nomi
Dentro il libro dei sinonimi /Solo per sentirti più vicina con le parole
Ma non è andata così…”.
Siamo dei sopravvissuti alla tristezza, siamo abituati a degli schemi rigidi, non pensiamo possa andare diversamente e che possano esserci felicità e serenità. In mezzo a tutto questo casino, cerchiamo semplicemente qualcuno che ci faccia ricredere e che ci cambi la vita, con l’alba ed il tramonto del suo sorriso:
“E scusami /Se non mi piacciono i cowboy
Ma cerco solo storie coi finali malinconici
Tu sorridimi”.
11) Jeky
Jeky è leggera. Ogni paura, gradualmente, svanisce. Il cielo sembra vicino e sembra cullarla mentre chiude gli occhi, come per auto-afferrarsi, come per proteggersi e, magicamente, rinascere:
“…Che sia maledetta ogni tua paura. / La finestra è aperta, puoi sfidare la luna, prendere una stella, tirarla per la coda. /Te ne vai leggera come una piuma…”.
Tutti noi siamo piccoli e tutti noi vogliamo librarci nell’aria, all’insegna di quella purezza primigenia che solo il vero amore sa donarci.
12) Psyco
Il brano parla di un innamoramento istantaneo, che fa quasi impazzire chi lo prova. Due persone, in meno di una settimana, iniziano a provare dei sentimenti le une per le altre. La musica stessa, ritmica e vivace, ci suggerisce una realtà alterata e rapida, dove tutto batte forte, in modo inteso ed inaspettato:
“Non lo so come mai /Cosa, cosa mi succede stanotte?
Ho bisogno di te /Sei tu che devi darmi risposte”.
Ci si cerca con ogni scusa possibile, ci si cerca anche nei momenti più impensabili. Sarà amore o solo desiderio?
“…Mi scrivi anche se non mi vedi online /Ci conosciamo da una settimana…”.
13) Delfini
Delfini è un brano strumentale. L’unione è salda ed abbiamo quasi raggiunto la felicità, l’amore insostituibile per le piccole cose.
14) Chiamala felicità
Il brano parla della precarietà della vita e dell’intelligenza con la quale, ogni giorno, cerchiamo di mantenerci integri in un mondo già, di per sé, incerto e labile. Come possiamo essere solidi se noi stessi siamo appartenenti alla specie umana e se quest’ultima è, già di per sé, discrepata? Abbiamo paura di morire ed abbiamo paura delle guerre, ne abbiamo tutti i giorni. Allora, nel pieno di tutti questi orrori quotidiani, cosa ci salva?
“Chiama la felicità /Dille che noi siamo qua /Mentre un temporale passa e se ne va
Tu cerchi la felicità ma non è mai la verità /Guarda come tutto passa e se ne va
Però non so più come stai
Sai la paura di morire /È una mosca nel caffè
Sempre un passo dalla fine /Ma raccontami di te“.
Ciò che ci mantiene in vita è l’interazione, il rispetto per il prossimo e l’amore. In un oceano di perdizione e di dolore, ecco la speranza, ecco, luminosa, la scia di determinati occhi al mattino. Nella distrazione delle mattine vuote, in una pallottola che colpisce il cuore di un essere umano come noi possa, invece, edificarsi la pace. Che tutti possano comprendere che la felicità, il più delle volte, ha il sapore dei nostri respiri e di quelli che amiamo: vapore acqueo, vetri opachi e dialoghi semplici all’alba, in una stanza, mentre fuori c’è la guerra. Diffondiamo tutto l’amore che abbiamo nelle nostre vene, è tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che resta, per sempre, nelle carezze silenziose del vento.
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