La religione nuoce gravemente alla salute dell’autostima, lo studio dello psicoterapeuta Nathaniel Branden
L’ autostima è il primo motore del successo e tra i diversi fattori che contribuiscono a influenzarla in maniera negativa colpisce su tutti la religione
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“L’ autostima è il primo motore del successo”, l’ha scritto Nathaniel Branden (1930-2014), psicoterapeuta statunitense pioniere del settore nel “I sei pilastri dell’ autostima”. Ma il successo di cui parla non è solo quello materiale, la felicità è ciò che intende.
L’essenza dell’ autostima è fidarsi della propria mente e sapere di meritare la felicità.
Può sembrare banale ma ognuno di noi deve e può ambire alla propria felicità. Nel libro sono descritti i pilastri che sorreggono l’autostima e come provare a rafforzarli ma, tra tutti i temi, colpisce sicuramente l’influenza negativa che alcuni dogmi religiosi possono avere. Prima di analizzarli, per una migliore comprensione, è meglio elencare i sei pilastri di cui si parla.
- Vivere consapevolmente: il nostro benessere dipende dalla nostra capacità di pensare. Possiamo decidere di vivere la vita facendoci trascinare dal caso ma più alto è il livello di consapevolezza che si mette in ciò che si fa, più ci si sentirà padroni della situazione, e più i nostri sforzi avranno successo. Immaginate l’impatto che un successo ha sull’autostima?
- L’accettazione di sé: quando rinneghiamo le nostre emozioni cerchiamo di proteggerci. Ma stiamo facendo la cosa giusta? Rinnegare ciò che si è mina l’ autostima. Siamo legittimati ad esistere, accettiamoci per quello che siamo.
- Il senso di responsabilità: quando deleghiamo agli altri il compito di renderci felici rinunciamo a controllare la nostra vita. Nessuno può sentirsi efficace se prima non si assume le responsabilità della realizzazione dei propri sentimenti.
- L’affermazione di sé: una cultura che sopprime l’impulso naturale all’affermazione e all’ espressione di sé blocca la creatività, soffoca l’individualità e ostacola l’acquisizione dell’ autostima. Attenzione però, ciò non vuole dire sopraffare il prossimo. Quello che si deve imparare è accettare con rispetto l’affermazione degli altri.
- Darsi un obiettivo: questo non vuol dire che bisogna dedicare tutta la propria vita a servizio di scopi a lungo termine. Godersi una relazione è già porsi un obiettivo.
- L’integrità personale: tradire le nostre convinzioni tradisce l’autostima. Questo lo afferma la realtà stessa della nostra natura.
Su questi sei pilastri si gioca la partita più importante per la nostra vita, ma come può la religione ferire tutto ciò?
Nella storia, laddove la religione è stata imposta dallo Stato, la consapevolezza è sempre stata punita
Si potrebbe obiettare che tale realtà è ormai obsoleta o appartenente a culture sottosviluppate ma non è così. Se si arriva a credere qualcosa per fede,quando non ci sono criteri oggettivi di conoscenza a cui appellarsi, chi la pensa diversamente viene visto come infetto. Nel Vangelo come nel Corano ai non credenti sono riservate sofferenze eterne.
Quello della consapevolezza non è l’unico pilastro che può essere minato. Seguendo il ragionamento di Branden, in una religione in cui le credenze sono imposte dall’alto, il dissenso è visto come un peccato. In una simile situazione anche assumersi le responsabilità delle proprie azioni e affermare se stessi sono proibiti. Sarebbe sbagliato prendere in esame solo due religioni, anche protestanti e calvinisti e altre ancora ci vanno giù pesante.
I punti sono questi: immaginate cosa accadrebbe se ai bambini venisse detto che sono nati nel peccato e quindi peccatori per natura, se ai bambini venisse dato il messaggio di non chiedere ma credere e, infine, cosa accadrebbe se ci venisse detto che i nostri orientamenti sessuali sono contro natura o è impuro masturbarsi, quando quest’ ultima pratica è utile per conoscere meglio il proprio corpo?
Questi sono solo spunti di riflessione e andare contro le religioni non è l’intento dell’autore. Branden ha cercato di dimostrare che non esiste conflittualità tra religione e autostima sebbene con i giusti accorgimenti.
Se davvero credete che siamo tutti figli di Dio, non è blasfemo affermare che non dobbiamo amare noi stessi?
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