21 Aprile 2021 - 16:12

La Serie A Brasiliana: ecco i top 11 verdeoro del nostro campionato

Ronaldo, top 11 brasile

Tanto talento e jogo bonito, questa la base dei più grandi talenti brasiliani passati per la Seria A. Scopriamoli insieme

Seconda top 11 di questa rubrica, dove nella precedente abbiamo parlato dei più grandi argentini passati nel Bel Paese ed oggi tratteremo dei loro rivali di sempre. Il Brasile è la nazione che ha vinto più Mondiali in assoluto, ben 5, e quasi tutti i giocatori di cui parleremo tra poco, hanno alzato al cielo almeno una volta la coppa più ambita. Quindi scopriamo ora “Chi sono i più grandi campioni verdeoro che hanno giocato in Italia?”. A voi la top!

MODULO: 4-4-2

PORTIERE TOP 11 BRASILIANA SERIE A

Cláudio Taffarel

Molti sicuramente si aspettavano di vedere in questa formazione uno tra Dida e Julio Cesar, e invece vi sorprendo, scegliendo di inserire il fondatore della scuola dei portieri brasiliani. Cláudio infatti è stato il primo grande portiere verdeoro che si è affermato nel Vecchio Continente. Portiere sicuro, sempre concentrato e affidabile, ha giocato in Serie A con quel Parma che ha sorpreso in Europa conquistando la Coppa Uefa.

Le prestazioni in Emilia gli permetteranno di difendere la porta del Brasile vincitore di USA ’94, proprio a discapito degli Azzurri in finale. Il passaggio al Galatasaray sarà solo la chiave per vincere anche la Coppa dei Campioni, oltre i titoli nazionali turchi; al termine dell’esperienza ad Istanbul, torna a Parma per fare da chioccia ad un giovanissimo Gianluigi Buffon.
Fondatore.

DIFENSORI TOP 11 BRASILIANA SERIE A

Maicon

Il “Colosso” è stato la vera arma segreta dell’Inter del triplete. Un terzino che aveva poco di essere un difensore, e che aveva tutto per spingere e attaccare le difese avversarie. Inarrestabile sulla fascia e tecnicamente devastante, è ancora fresco il gol nella memoria il gol in palleggio su Amauri in semifinale di Coppia Italia contro la Juventus di Ciro Ferrara. È strano come un giocatore di questo calibro non sia mai riuscito a vincere un Mondiale con il suo Brasile, ma può sicuramente “accontentarsi” di ben 2 Coppa America conquistate in Perù e Venezuela, oltre a 2 Confederations Cup. Il suo palmarés per quanto riguarda i club parla quasi totalmente nerazzurro, con 4 campionati Serie A vinti, 2 Coppa Italia, 3 Supercoppe, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club.
Colossale.

Aldair

E passiamo ora ad un altro membro di quel Brasile ’94 che ci sfilò in finale la Coppa del Mondo. Si, perché Aldair non solo è stato un difensore storico della nazionale verdeoro, ma è stato anche il primo libero con qualità tecnica da centrocampista. Il difensore brasiliano infatti aveva un talento con i piedi incredibile, tanto da non sdegnare il dribbling e la giocata rischiosa davanti la sua porta. Giocatore che abbinava piedi buoni a fisico importante, ha militato per 13 anni alla Roma in Serie A, diventandone anche il capitano prima dell’avvento di Francesco Totti. In Italia, “Pluto” ha vinto 1 campionato, 1 Coppa Italia ed 1 Supercoppa, tutte con i capitolini; col Brasile invece ha conquistato 1 Mondiale e 2 Coppa America.
Regale.

Cafu

Altro difensore, altro romanista, altro vincitore di quel USA ’94. Abbiamo capito quella generazione di talenti dal anni 90 in poi ha vinto qualunque cosa fosse alla loro portata, anche se c’è da dire che Cafu quel Mondiale lo giocò da subentrante. Era ancora molto giovane e militava in Brasile, ma nonostante ciò si e poi ritagliato il suo posto nel palcoscenico più grande vincendo una seconda Coppa del Mondo nel 2002. Giocatore incredibile, perfetto nelle chiusure come negli inserimenti, tanto da essere schierato qualche volta anche da terzino; ha affiancato il connazionale Aldair alla Roma conquistando insieme a lui la Serie A. Poi al passaggio al Milan per vincere tutto anche in Europa: 1 Champions League, 2 Supercoppe UEFA ed 1 Mondiale per Club.
Sovrastante.

Roberto Carlos

Uno dei più grandi rimpianti del nostro campionato, senza ombra di dubbio. Perché quando il terzino brasiliano fu acquistato dall’Inter nel ’95 e portato in Serie A, tutti capirono di trovarsi di fronte ad un vero crack. Tutti, eccetto il suo allenatore Roy Hodgson, il quale lo riteneva “indisciplinato tatticamente” e non adatto alla sua idea di gioco.

Per venire incontro alle sue idee e non bruciare il ragazzo, i nerazzurri regalarono questo talento al Real Madrid, e il resto è storia: nelle 11 stagioni coi “galacticos” vincerà 4 campionati spagnoli, 3 Supercoppe, 3 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Supercoppa UEFA. Col Brasile conquisterà il Mondiale ’02 e 2 Coppa America. Oltre a questi titoli, è ancora oggi un’icona del nostro tempo, basti pensare alla sua rincorsa nella battuta delle punizione divenuta leggendaria.
Iconico.

CENTROCAMPISTI TOP 11 BRASILIANA SERIE A

Sócrates

A Firenze gireranno ancora le sue statuine per quell’unica stagione in viola. Ma un calciatore dal talento assoluto come “Il Professore” non può essere escluso da questa top. Atleta dal corpo longilineo, aveva una visione di gioco davvero notevole, oltre che un sinistro precisissimo e potente, che gli permetteva di essere un ottimo realizzatore. Il capitano del Brasile ’82 non ha però legato con i compagni alla Fiorentina a causa del suo carattere non molto facile, che lo porterà poi a lasciare la Serie A dopo solo un anno. Unico giocatore di questa top ad avere un palmarés povero, può vantare però la prestigiosa considerazione di Pelé, il quale lo inserirà nel FIFA 100.
Filosofo.

Paulo Falcão

Se ora vi chiedessi “chi è l’Ottavo Re di Roma?“, il 90% risponderebbe senza pensarci Francesco Totti, ma questo titolo prima di essere affibbiato al “Er Pupone“, apparteneva al talento verdeoro. Infatti Falcão a Roma è stato il giocatore chiave nei primi anni ’80, dove comanderà il centrocampo giallorosso. Con i “lupacchiotti” riuscirà nell’impresa di vincere il secondo scudetto nella storia nel club, e porterà i capitolini a giocarsi la sua unica finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, proprio all’Olimpico. Giocatore elegante, capace di inserimenti veloci in attacco e copertura difensiva, è stato definito “giocatore universale” ed “allenatore in campo”. In carriera ha conquistato 1 campionato di Serie A, 2 Coppa Italia e 3 Campionati brasiliani; anche lui è stato inserito da Pelé nel FIFA 100.
Sovrano.

Zico

Pensare che un talento del genere già affermato sia arrivato in Serie A all’Udinese, fa capire come il nostro campionato negli anni ’80 fosse davvero il più importante torneo nazionale del mondo. Quando i friulani annunciarono l’acquisto di quel giocatore che in patria aveva appena finito di segnare in Brasile 71 reti in 56 partite, tutti si resero conto del colpo clamoroso. Infatti nel suo primo anno in Serie A, Zico segnò subito 19 gol con i quali diventò il secondo marcatore nella classifica cannonieri, alle spalle di Platini. L’anno successivo non si ripeté e lasciò l’Udinese dopo appena 16 presenze, ma che bastarono a renderlo uno dei giocatori più forti che abbiano mai giocato ad Udine, se non il più forte. Devastante sotto porta, nel palmarés può vantare solo la conquista di alcuni titoli brasiliani, come 1 Coppa Libertadores e 1 Coppa Intercontinentale col Flamengo.
Inarrestabile.

Kaká

Il miglior trequartista della sua generazione. Ricardo Kaká ha fatto innamorare la nostra Serie A con giocate fantastiche indossando la maglia del Milan per 8 anni. Di lui ricordiamo la sua tecnica palla al piede, e la velocità assurda che lo rendevano un perfetto contropiedista per il gioco di Mister Ancelotti. Con i rossoneri tutto ciò che era umanamente possibile, ossia 1 campionato, 1 Supercoppa, 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA ed 1 Mondiale per Club. Memorabile fu la rivolta dei tifosi milanisti alla notizia della vendita del verdeoro al Manchester City nel 2008 per 120 milioni; per calmare gli animi dovette intervenire addirittura il presidente Silvio Berlusconi dichiarando in diretta TV che il giocatore non era sul mercato. Purtroppo dopo nemmeno un anno Kaká passò invece al Real Madrid per una cifra parecchio inferiore, dove non riuscì a ripetersi come aveva fatto col “diavolo”. Anche lui ha fatto parte della vittoriosa spedizione mondiale del 2002.
Crack.

ATTACCANTI TOP 11 BRASILIANA SERIE A

Ronaldinho

Nel suo sangue non ci sono globuli rossi, c’è l’essenza del jogo bonito. Ronaldinho è stato il giocatore più tecnico e incredibile dell’inizio del 21° secolo, riusciva a fare delle magie palla al piede da freestyler di un livello superiore. Per gli avversarsi il rischio di essere umiliati contro di lui con qualche tunnel o veronica era dietro l’angolo ad ogni partita. Il suo passaggio al Barcellona e il Mondiale 2002 lo consacrarono come il talento più luminoso di quel periodo, e fu il compagno perfetto per far inserire in blaugrana un giovanissimo Lionel Messi. Nel 2008 passa al Milan anche se non contribuisce alla vittoria di alcun titolo: il suo percorso in Serie A sarà l’ultima esperienza europea per il “Gaucho“. Dopodiché tornerà in Brasile dove indosserà diverse maglie e vincerà alcuni titoli locali tra cui la Coppa Libertadores con l’Atletico Mineiro. Nel suo palmarés conta pure 2 campionati spagnoli, 2 Supercoppe e 1 Champions League.
Bonito.

Ronaldo

E arriviamo all’ultimo giocatore di questa top. Probabilmente il miglior giocatore verdeoro che abbia mai calciato un pallone nella nostra Serie A. “O Fenômeno” è considerato il più forte attaccante puro del Brasile, ed è difficile pensare a qualcuno più incredibile di lui. Ovunque è andato, in Brasile, in Olanda, in Spagna e in Italia ha meravigliato i propri tifosi con un talento sopraffino. Ronaldo aveva un fisico possente che non intaccavano una velocità assurda e un dribbling infermabile. Per molti difensori di quegli anni, come Fabio Cannavaro, trovarsi contro Ronaldo il Fenomeno, era come affrontare Pelé o Maradona. Un talento che però non potuto continuare ad offrire al suo pubblico lo spettacolo di cui era capace a causa dei tanti infortuni.

Solo questo ha fermato l’avanzata del brasiliano. Abbiamo ancora tutti il ricordo scolpito delle sue lacrime in Lazio-Inter alla fine della partita che deciderà la lotta scudetto vinta dalla Juventus: in quella partita si ruppe di nuovo dopo appena 5 minuti di gara il tendine rotuleo del ginocchio destro, operato qualche mese prima. Il brasiliano poi ebbe altre due esperienze poco felici, prima al Real Madrid e poi al Milan visibilmente in sovrappeso, che non cancellano la carriera del pallone d’oro nerazzurro: 1 Coppa dei Paesi Bassi, 1 campionato spagnolo, 1 Coppa di Spagna, 2 Supercoppe spagnole, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa UEFA, 1 Coppa Intercontinentale, 2 Coppa America, 2 Coppe del Mondo e 1 Confederations Cup.
Fenomeno.

FORMAZIONE (4-4-2): Taffarel; Maicon, Aldair, Cafu, R. Carlos; Socratés, Falcão, Zico, Kaká; Ronaldinho, Ronaldo.