La Traviata al Gesualdo di Avellino
La Traviata per la regia di Ferzan Ozpetek è approdata al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino. L’amore di Alfredo e Violetta ha fatto il tutto esaurito
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Il sipario del teatro Carlo Gesualdo di Avellino si è alzato alle 18:45 ieri, in una delle domeniche più infuocate del periodo prenatalizio.
Raggiungere il luogo, gremito di spettatori per La Traviata di Ferzan Ozpetek non è stato facile a causa del traffico che di questi periodo inonda le strade di Salerno e Avellino.
Stavo quasi per rinunciare al mio obiettivo quando finalmente sono riuscita ad accomodarmi in poltrona e godermi una delle opere liriche più famose e di maggior successo.
Quella di Ozpetek con le scenografie di Dante Ferretti è stata una messa in scena in stile arabeggiante, turca si potrebbe dire, che si avvicinava molto alla personalità e all’identità del regista di Il bagno turco e Le fate ignoranti.
La famosa vicenda di Violetta e Alfredo che fa parte, insieme al Trovatore e al Rigoletto della “trilogia popolare” di Giuseppe Verdi è stata spostata dal regista turco nella Parigi del 1919 in piena Belle Epoque e imbevuta come si vede dalle scenografie, di oriente.
La compagnia era quella del teatro San Carlo di Napoli dove per dieci giorni ha avuto luogo l’opera che si è trasferita per una sera al Gesualdo di Avellino, che per questa stagione offre un programma ricco con lo slogan ” Amore a prima vista” che si addice bene al romanticismo che caratterizza una delle storie d’amore più belle di sempre.
Impossibile non emozionarsi di fronte alle arie più conosciute e non sentirsi parte della vicenda. La struttura moderna del Gesualdo si è prestata bene alla lirica e quasi sembra di immergerci agli inizi del Novecento insieme a Violetta Valery (Carmen Giannattasio) e Alfredo Germont (Vladimir Stoyanov) e lasciarci trasportare dalla magia del teatro in un’epoca diversa dalla nostra che parla di qualcosa che conosciamo bene e di cui forse ci dimentichiamo: l’amore. Un viaggio nel tempo di questo genere lo si può vivere solo a teatro.
Nonostante il tocco orientale che Ozpetek ha dato alla sua Traviata, questa versione è quanto di più vicino ci possa essere all’originale.
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