Lavoro precario che cresce grazie al Jobs Act
Sono state pubblicate ieri le stime dell’Osservatorio Inps sul lavoro precario per l’ottobre 2015: i dati non sono assolutamente confortanti e il Jobs Act non sembra essere la misura adatta per risolvere la piaga sociale del precariato
[ads1]”Precario il mondo, precario il mondo…” cantava Daniele Silvestri nel 2011: quelle sue parole, il significato profondo di quella canzone, quella melodia, oggi sembra fare da torbido sottofondo alla lettura delle stime dell’Osservatorio Inps sul lavoro precario per l’ottobre del 2015.
Per quanto riguarda il decimo mese del 2015 i contratti a tempo indeterminato depositati dalle imprese all’ente diretto da Tito Boeri sono 2.759, a fronte di 11.516 nuovi contratti a tempo determinato.
Per quanto riguarda il periodo a più lungo termine (gennaio-ottobre anno corrente), il numero di nuovi contratti di lavoro consegnati all’Inps sono 574.765, così ripartiti: 101 mila a tempo indeterminato (divisi quasi equamente tra contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act e contratti tradizionali) e 473.765 a tempo determinato.
Inoltre, sempre nello stesso periodo, il numero di voucher utilizzato per il pagamento di rapporti occasionali di lavoro sono 91.867.175.
Non serve chissà quale livello di profondità dell’analisi dei dati per comprendere, tirando un po’ di somme, che l’effetto Jobs Act è stato quello di “precarizzare” ancora di più il lavoro in Italia, e questo per una ragione principale.
Nonostante Poletti, Renzi e tutti gli esponenti del Governo abbiano venduto questa nuova normativa sul lavoro come una crescita di tutele per tutti i lavoratori, l‘eliminazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori consente alle imprese, in maniera molto pratica, il licenziamento di un lavoratore semplicemente elargendo due mensilità per anno lavorato. Questo configura il contratto “a tutele crescenti” introdotto dal Jobs Act come qualcosa di simile ad un contratto a tempo determinato.
Le aziende italiane hanno preferito non investire in capitale umano, ritenendo più opportuno utilizzare tipologie di contratto a tempo determinato nonostante gli sgravi fiscali, che già dall’anno prossimo diminuiranno drasticamente: insomma i dati elencanti configurano una gravissima sconfitta per il governo Renzi, e una tacita vittoria per tutti quei “gufi” che avevano già preannunciato che il Jobs Act non avrebbe fatto altro che aumentare ancora di più il lavoro precario nel nostro paese.
Precario è il mondo, precario è il mondo...[ads2]
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