8 Aprile 2016 - 17:40

Le Iene: intervista a Stefano Savi, vittima della coppia dell’acido

La Iena Nadia Toffa ha intervistato Stefano Savi, vittima innocente di un piano diabolico orchestrato da Alexander Boettcher e Martina Levato, la coppia dell’acido

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Sono persone che hanno fatto del male ad altre persone che non avevano colpe, e che avrebbero continuato a farlo se non li avessero fermati

Queste parole rappresentano solo un breve stralcio della lunga intervista che la giornalista de Le Iene, Nadia Toffa, ha realizzato rivolgendo numerose domande a Stefano Savi, il giovane 27enne vittima della coppia dell’acido, formata da Alexander Boettcher e Martina Levato.

Le iene

Alexander Boettcher e Martina Levato, la coppia dell’acido

Per tutti questi mesi era rimasto nascosto nell’ombra, ma adesso Stefano ha trovato la forza e il coraggio di parlare della sua terribile esperienza, di quel tragico episodio che gli ha cambiato per sempre la vita: due ragazzi, una coppia all’apparenza “normale”, all’improvviso si sono scagliati contro di lui gettandogli in faccia dell’acido corrosivo. I due giovani fidanzati che hanno compiuto questo “folle” gesto, Alexander Boettcher e Martina Levato, sono stati poi arrestati e finiti sotto processo per un anno e mezzo, con l’accusa di lesioni gravissime, associazione a delinquere, crudeltà, premeditazione e motivi futili: lei ha accumulato una condanna a 30 anni di reclusione, lui a 37 anni.

Stefano si trovava in tribunale, in prima fila, quando il giudice ha emesso la sentenza di 1º grado, incrociando anche lo sguardo di Alexander Boettcher, il suo “aguzzino”: nei suoi occhi, freddi come il ghiaccio, nessun pentimento, nessun rimorso. Lui e Martina hanno agito con spietata lucidità, con la consapevolezza di fare del male.

Sono persone lucide che hanno premeditato tutto quanto

E’ quindi sbagliato definire “folli” questi due ragazzi, poichè il loro sadico piano era ben studiato nei minimi particolari: chiamarli “pazzi” significa giustificarli per un gesto che non ammette giustificazioni. Anche la vita quotidiana lasciava intuire che il loro rapporto di coppia era caratterizzato da un sadismo estremo: marchi incisi sulla pelle con un bisturi, sacrifici di animali, urina imbottigliata e poi bevuta. Il pm, durante il processo, ha definito la relazione di questa coppia come “sadismo puro”, mentre il Gip (Giudice per le indagini preliminari, ndr) ha dichiarato che il vuoto che pervade l’animo di questi due giovani li rende più pericolosi dei mafiosi.

Stefano

Stefano Savi prima e dopo l’aggressione con l’acido

In questa orribile storia non è soltanto Stefano la vittima innocente del diabolico piano di Alexander e Martina, ma c’è anche Giuliano Carporelli, un ragazzo che ha avuto la sfortuna di frequentare Martina per un breve periodo ed era proprio lui il bersaglio centrale della coppia dell’acido: sì, perchè la cosa più assurda di tutta questa vicenda è che Stefano è stato colpito per sbaglio, per uno scambio di persona. Secondo la contorta visione dei due sadici fidanzati, per “purificare” Martina dai suoi precedenti rapporti sessuali avuti con altri uomini, era necessario punire i suoi ex ragazzi con l’acido. Giuliano era riuscito a sfuggire, in un primo attacco, all’acido proteggendosi con un ombrello, Stefano invece, che non aveva mai avuto con Martina una relazione nè l’aveva mai incontrata, finisce in ospedale ustionato poichè assomiglia in modo impressionante a Giuliano e i due fidanzati non si erano accorti della somiglianza.

Dopo un simile colpo, soltanto grazie ad una grande forza d’animo e di volontà e il sostegno della famiglia e degli amici Stefano è riuscito a superare un lungo e duro percorso di trattamenti ed interventi chirurgici anche molto costosi, come il trattamento al laser: il ragazzo ha infatti prestato il suo volto anche per far riconoscere l’onlus Almaust (www.almaust.org), nata per aiutare proprio persone che hanno ustioni gravissime e scarse risorse economiche per le cure mediche.

Storie come quella di Stefano devono essere prese come esempio, soprattutto da chi è vittima di violenze e non vede vie d’uscita ma solo oscurità: invece la luce in fondo al tunnel è una realtà possibile e concreta, basta ascoltare l’ultima risposta di Stefano alla domanda, «In una storia come questa, c’è qualcosa di positivo?»

Tutti gli amici che avevo, sono realmente degli amici

Per vedere l’intero servizio di Nadia Toffa clicca qui

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