Se Londra cancella l’imposta di registro, Roma cosa fa?
Per rilanciare il mercato immobiliare il governo britannico ha varato una “misura choc” che sicuramente avrà il merito di rivitalizzare il mattone: ha eliminato lo stamp duty, equivalente della nostra imposta di registro
Il rilancio dell’economia della Gran Bretagna deve necessariamente passare dal mercato immobiliare, e per favorire ciò il governo Johnson ha deciso di annullare l’imposta di registro sulle compravendite. A riprendere questa notizia in Italia, l’autorevole quotidiano economico “Il Sole 24”, che ha analizzato i costi e i benefici di questa “misura choc” varata in una “vecchia Inghilterra” smaniosa di uscire quanto prima dalla “Fase 3”.
Lo stamp duty ovvero la nostra imposta di registro
Senza tirarla per le lunghe, in pratica lo stamp duty, l’equivalente della nostra imposta di registro, è stata annullata per gli acquisti di immobili di valore inferiore alle 500 mila sterline (prima il tetto per l’esenzione era sulle 125 mila sterline), una bella “botta di proteine” per un mercato immobiliare – quello britannico – che si è piegato solo alla piaga del virus.
Evitare fughe di capitali all’estero
Dopo quasi una decade di crescita ininterrotta dei prezzi, il “Real Estate” made in UK ha conosciuto infatti il suo primo segno negativo, facendo registrare un – 0,9 % nel trimestre marzo-giugno (dati Halifax) che ha preoccupato e non poco Downing street. Ma nel regno di Elisabetta II l’immortale è inconcepibile che il mattone non tiri più (o tiri meno), essendo questo indotto un forte traino per l’intera economia britannica, e così si è corso immediatamente ai ripari onde evitare possibili fughe di capitali all’estero, in particolar modo verso i tanto vituperati “Paesi frugali”.
“Il mattone italiano oramai non brilla più di tanto”
“Tanta roba” verrebbe da dire, soprattutto se, dal nostro italico pulpito, ci venisse la balzana idea di paragonare il piatto “Mare Nostrum immobiliare” con quello energico e frizzante d’oltre Manica: asfittico, poco dinamico (salvo le dovute eccezioni), soffocato dai mille lacci e laccioli della burocrazia e vessato oltre modo da una tassazione talvolta eccessiva, il mattone italiano oramai non brilla più da tanto, troppo tempo, per i motivi citati ma anche per errori strategici (a mio avviso clamorosi) nella promozione del territorio su scala internazionale. Ma questa è un’altra storia.
In Italia più assistenzialismo e meno fatti
Tornando alla stamp duty, mentre in Italia ancora si cincischia da tempi immemori con fumosi decreti legge volti più all’assistenzialismo che a un rilancio economico vero e proprio, il governo britannico ha, con effetto immediato, immesso barili di carburante in un uno dei principali motori economici della Gran Bretagna, con una misura che resterà in vigore almeno fino al 31 marzo 2021. Il costo? 3,8 miliardi di sterline, una cifra considerevole, ma se consideriamo che a Roma negli ultimi 2 anni hanno destinato vagoni di danaro (facendo debiti) per iniziative quasi inutili come “Quota 100” e il “Reddito di Cittadinanza”, si può cogliere’ l’enorme differenza di lungimiranza tra NOI e LORO.
Nove persone su dieci non pagheranno l’imposta quest’anno
Serviva dare un segnale, un’iniezione di fiducia per convincere le persone a comprare, vendere e cambiare casa, e con questa misura, secondo il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, “nove persone su dieci non pagheranno l’imposta quest’anno”. Voi avete capito? Da un lato un risparmio importante, per semplici cittadini e investitori, dall’altro una mandrakata in chiave politica. Insomma, chapeau!
Il messaggio lanciato forte e chiaro da Londra non dico che debba essere ricopiato e incollato nel primo decreto utile (troppa grazia), ma che almeno fungesse da elemento di discussione per stimolare qualche riflessione profonda, a Roma, tra i nostri governanti chiamati a gestire la “Cosa Pubblica”.
Che fine ha fatto l’Ecobonus 110%?
Tuttavia, e mi costa dirlo, la speranza che ciò avvenga si è spenta già nel momento in cui ho scritto queste parole. In tal senso, per valutare l’efficacia della nostra classe politica, ci basti pensare all’edilizia – indotto per noi agenti immobiliare ovviamente molto vicino – che attende da oltre 40 giorni le linee guida interpretative di questo fantomatico Ecobonus al 110%.
Le conseguenze di queste lungaggini? L’edilizia è ferma quasi al palo, in attesa di un cambio di marcia. Un’accelerata, oltre ad essere auspicata dovrebbe essere un imperativo categorico per la politica, soprattutto in vista di un autunno che si annuncia sempre più a tinte fosche per l’economia globale. E invece… ci accontentiamo delle parole, degli slogan e ci trastulliamo con gli hashtag.
Articolo a cura di Tullio Trezza, Immobiliare Trezza
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