18 Novembre 2016 - 12:13

La drammatica storia di Lucia Annibali diventa un film. “Io ci sono” è l’emblema di chi ce l’ha fatta

Lucia Annibali

La storia di Lucia Annibali, sfregiata con l’acido da due uomini, diventa un film. La sua voce è la voce di tutte le donne

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Il 22 novembre su Rai 1 verrà trasmesso il film Io ci sono di Luciano Manuzzi, con protagonista Cristiana Capotondi. Il film è tratto dall’omonimo libro che Lucia Annibali ha pubblicato nel 2014. Io ci sono. Una storia di non amore (Edizioni Rizzoli Libri S.p.A.). Soggetto e sceneggiatura di Monica Zapelli e Luciano Manuzzi; collaborazione alla sceneggiatura Giusi Fasano. 

Era il 16 aprile del 2013 ed erano le 21.30. Lucia Annibali, avvocato di Urbino, all’epoca aveva 35 anni e viveva a Pesaro. Venne aggredita sul pianerottolo di casa  da un uomo incappucciato che le gettò addosso dell’acido solforico. Un altro uomo gli faceva da palo. Erano due albanesi. I due uomini erano Altistin Prevcetaj, 31 anni, e Rubin Talaban, 28 anni. Il mandante di questa violenza è Luca Varani, avvocato pesarese di 35 anni ed ex fidanzato.  Lei lo aveva abbandonato, lui voleva punirla.  La loro era stata una lunga e tormentata storia. Luca le aveva nascosto un dettaglio. Era un uomo sposato ed aspettava un figlio da sua moglie. Cristiana Capotondi darà voce a Lucia. Alla sua storia, che non può fermarsi.

La sera del 16 aprile 2013 Lucia Annibali apre la porta del suolucia annibali appartamento per rientrare a casa. Un uomo incappucciato la sta aspettando appena oltre la soglia, le lancia addosso del liquido e scappa via. Lucia sente la pelle che brucia e si deforma, pochi attimi e smette anche di vedere. Le hanno tirato addosso dell’acido. Lucia non ha bisogno di farsi domande per sapere chi c’è dietro quel gesto. Luca Varani. Un giovane avvocato con il quale aveva avuto una relazione tormentata. Stanca di bugie, l’aveva lasciato.

E questo Luca evidentemente non poteva perdonarlo. Da quella sera inizia per Lucia un calvario di dolore e di operazioni. Ma accade anche qualcos’altro, di totalmente inaspettato. Quel gesto, che nell’idea dell’aggressore doveva annientarla, cancellarla dal mondo, diventa per Lucia l’occasione di una rinascita. Ogni cicatrice si trasforma in un punto di forza. Nella vita della nuova Lucia, più forte, più determinata, più coraggiosa, bella della sua dignità e del suo orgoglio, non ci sarà mai più spazio per una storia di non amore.

Luca aveva reso Lucia una donna prigioniera. Incatenata. Non poteva sopportare l’idea che lo potesse abbandonare. L’acido colpì il viso e il collo della donna, che rischiò di perdere la vista. L’acido sfregia. L’acido cancella. L’acido ti deforma. Ti cambia. Ti priva di ogni segno riconoscibile. Trasforma il tuo volto. Cambia la tua vita.

La storia di questa donna è una delle pagine più dolorose, drammatiche e toccanti della cronaca italiana. Le cicatrici profonde restano.  Sono sempre lì. Sul volto sono evidenti, nell’anima no. Non le vedi. Eppure ci sono. Ma le cicatrici sono anche il segno che è stata dura, ma che ce l’abbiamo fatta. Quello che colpisce di questa donna è la forza. La bellezza di quei segni. La determinazione. La sua audacia. Il suo coraggio. Il coraggio di denunciare. Riecheggiano le parole di Turning Table, di Adele.

La prossima volta sarò più coraggiosa Sarò la salvatrice di me stessa Rimanendo saldamente in piedi Non ti lascerò avvicinare abbastanza da ferirmi (…).

Luca Varani è stato condannato  a venti anni di reclusione. I due uomini, a dodici anni.  Lucia non ha mai nascosto il suo volto, non ha mai nascosto le sue ferite. Il suo viso è diventato l’emblema di una violenza. Della Violenza. Il coraggio di mostrare le proprie ferite, per urlare che quello che non ci distrugge in realtà ci rende più forti. Il viso sfregiato di Lucia è il simbolo della vittoria. La storia di Lucia fa rumore. La sua voce è la voce di tutte le donne.  Quelle stuprate, sfregiate, picchiate, storpiate, bruciate, uccise, seppellite, terrorizzate, violentate dentro, annientate moralmente. Violate. E’ incredibile la grande somiglianza tra le due donne, Cristiana Capotondi e Lucia Annibali.

Io ci sono significa Io esisto ancora. Io ho vinto. Tu no. Io ci sono significa Sono libera. Ora sì che sono libera. Ri – bellarsi significa tornare al bello. Lucia è una donna che ha ritrovato la sua libertà, la sua personalità. Una donna con un volto da ricostruire, ma dallo spirito forte. Una combattente.

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