12 Gennaio 2016 - 21:41

“Mafia party” nel paese di Impastato

mafia

Il boss della mafia Procopio Di Maggio festeggia a Cinisi il suo centesimo compleanno, di fronte al silenzio popolare e mediatico

[ads1]Quasi come una sorta di sfregio a uno degli eroi più importanti della lotta alla mafia, Peppino Impastato, il capomafia più anziano al mondo, Procopio Di Maggio, festeggia i 100 anni di vita, proprio nel luogo natìo dell’ex militante di Democrazia Proletaria. Il mafioso non si è limitato a questo, bensì si è cimentato nel porgere saluti e sorridere agli abitanti del comune siciliano venuti, il 6 gennaio, a trovarlo dinanzi alla sua palazzina di residenza in Piazza Martin Teresa. Inoltre, la festa è proseguita fino a sera inoltrata, con l’accensione dei fuochi d’artificio, durati per sei minuti, nonostante il divieto imposto fino al 10 gennaio dal sindaco Giangiacomo, per l’utilizzo di intrattenimenti pirotecnici. Molti compaesani di Di Maggio sembrano addirittura aver gradito lo spettacolo, a tal punto da pubblicarne le foto sui social network.

Il sindaco denuncia l’accaduto, limitandosi a dire: “”Oggi, Di Maggio è un pemafiarsonaggio innocuo, tuttavia questa è una vicenda che mi dà fastidio. Interverrò per prendere i dovuti provvedimenti”. Frase, questa, probabilmente dettata da un certo imbarazzo e senso di impotenza nei confronti di certe fastose manifestazioni della criminalità, che non esita e non teme di mostrarsi al pubblico. Giovanni Impastato, fratello di Peppino, esprime in questo modo la propria indignazione: “Provo amarezza per l’accaduto, dal momento che ci troviamo di fronte a fatti negativi che bloccano la crescita di un paese, culturale e civile. Spero che presto certi ricordi vengano cancellati: al funerale di mia madre il paese non è stato presente”.

Felice e sfacciato, il boss nega, davanti ai giornalisti, di aver avuto a che fare con cupole e mafia, nonostante gli atti giudiziari raccontino una storia ben diversa, secondo la quale il clan Di Maggio è sempre stato fedelissimo ai dettami di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Di Maggio uscì indenne dal maxi-processo di Falcone e Borsellino, nel quale egli veniva accusato di essere il mandante di una ventina di omicidi.

La folla gioiosa presente davanti alla residenza del boss, l’impotenza del sindaco e l’inascoltato sentimento di indignazione di Giovanni Impastato fanno ben riflettere che, a Cinisi, occorrano ben più dei famosi “cento passi” in avanti per cambiare lo stato di cose.

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