26 Marzo 2015 - 10:26

Međjugorje tra sacro e profano

Međjugorje

Questa settimana lasciamo tutte le creste e mettiamo a tacere le chiacchiere. A ZONzo ci porta a fare un pellegrinaggio molto in Outdoor. Un trekking dell’anima verso la vetta della Speranza: Međjugorje, tra sacro e profano

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Fare trekking o qualsiasi altra attività fuori porta, significa fare ogni volta un “piccolo viaggio”, un percorso che non si esaurisce “a piedi”, in cui si scoprono natura e paesaggi meravigliosi, ma che diventa un cammino di vita in cui non si torna mai uguale a come si era partiti.

Ogni itinerario, piccolo o grande che sia, ci svelanature” non conosciute: dalla terra dove mettiamo piede, con i suoi profumi, i suoi colori e le sue specie in via di estinzione, a quella oscura del nostro compagno di viaggio, con i suoi segreti, i suoi umori e i suoi desideri in via di liberazione.Podbrdo

Infine la “nostra natura”, quella a cui diamo finalmente voce lontano dall’ordinario della quotidianità, in un luogo autentico, privilegiato, che diventa per noi ogni volta spazio dell’anima.

Ci sono dei luoghi in cui meglio di altri il “Genius Loci” entra in sintonia con il nostro spazio interiore. Sentiamo che quel posto ci appartiene, che il fuori e il dentro comunicano tra loro in modo familiare.

In questi luoghi accade qualcosa di straordinario. Nulla di apparentemente visibile, ma una piccola “catarsi interiore” che ogni vero viaggio riesce a portare.

La terra di Međjugorje, acquietata tra le 2 colline del Križevac e il Podbrdo, nel cantone dell’Erzegovina della difficile Federazione di Bosnia ed Erzegovina, è uno di questi.

Un luogo in cui ogni Outdoorino diventa un pellegrino che vaga fuori dalla propria terra per tracciare un percorso in una terra d’esilio.veduta dal monte Podbrdo

Meta di pellegrinaggi e terra con luoghi di grande suggestione, Međjugorje, attira a sé non solo cattolici e religiosi in generale, ma ogni viaggiatore fuoriporta che Petrarca citerebbe come “Spirito gentil, che quelle membra regge, dentro a le qua’ peregrinando alberga, un signor valoroso, accorto e saggio”.

Non cattolici quindi, non religiosi.

Da viaggiatori erranti piuttosto, andiamo in questa terra in cui non cerchiamo né grazie né miracoli. Nessun sole che gira, nessuna apparizione improvvisa e alcuna effige da venerare. Onore solo a una terra arsa dalla guerra, calpestata purtroppo spesso da fanatismo e superstizione, ma in grado di svelare nella bellezza della sua natura un fascino accuratamente “umano”, tra il sacro e il profano.

Podbrdo

Piccola località del Comune di Čitluk, a circa 200 metri sopra il livello del mare, situata tra 2 monti, con un tiepido clima mediterraneo e una natura verdeggiante ancora inesplorata, Međjugorje oltre la sua geografia, traccia la sua storia durante le guerre jugoslave.

Nelle mani del Consiglio di Difesa Croato e parte della non riconosciuta Repubblica Croata, durante la guerra il paese di Međjugorje fu il punto di partenza della pulizia etnica contro i serbi da parte del Consiglio a cui apparteneva. Dal 1993, i “signori della guerra” croati costruirono cinque campi di concentramento dove prigionieri serbi e bosniaci furono torturati e uccisi.

La collina delle apparizioni, il Podbrdo di proprietà dell’Ordine Francescano, fu usata come zona per testare lanciagranate dalla milizia locale.

Ed è proprio lungo questo monte brullo e sassoso che, armati di bastoncini e scarponi da trekking, seguitiamo a salire come spiriti erranti, bisognosi di “camminare” per tracciare il nostro intimo cammino.campi di fiori  Medjugorje

Un cammino che esige attenzione, silenzio e solidarietà. Come dovrebbe essere per tutte le scelte della vita.

Irto, stretto, pieno di pietre acuminate e sporgenti, saliamo a fatica lungo un percorso che, prima dei nostri piedi e di quelli di milioni di pellegrini che ne hanno segnato la fisionomia (dando al sentiero la forma di una “A”), negli anni prima delle presunte apparizioni, era conosciuto solo dai pastori del luogo che hanno mosso i primi passi su questa pietraia carsica, accennando una strada non facilmente praticabile e “ancora tutta da farsi”.

Sollecitati dalla voglia di scoperta, ma sereni nell’animo, sotto il sole della Primavera, saliamo un monte che non è solo la scoperta della natura circostante, ma di una varia, incredibile e inaspettata umanità.chiesa in mezzo al bosco

Ci guardiamo attorno. Il nostro sudore e la nostra sete non valgono nulla. Scalzi, da soli o aiutati da personali eroi, lungo il Podbrso sale – come in un girone infernale al contrario – tutta quella umanità disfatta nel corpo e ancor più nello spirito.

La sofferenza fisica forse si può provare a spiegare, ma il vuoto dell’anima no. La solitudine, la brevità della bellezza, la vertigine della paura.  

La mancanza di un senso nelle nostre “affannose escursioni di vita quotidiane”.20140412_110305

Chi sale il Podbrdo lo fa pregando, meditando, aiutando chi è ancor più in difficoltà, perché quello che si vive oltre questo monte è ben più faticoso della sua salita.

L’escursione sui monti di Međjugorje è un trekking dello spirito. È la scalata di speciali trekkers che – del tutto laici, ma dotati di finezza d’animo sono partiti liberando la mente e il cuore da preconcetti, pregiudizi e luoghi comuni.

Hanno aperto la loro anima e si sono lasciati attraversare dall’altro.

Quello che si apprende arrivati in cima non sono i moniti della Chiesa. Ciò che ci accompagna oltre il bastone mentre si sale, non sono i precetti e i dogmi delle varie religioni.

Križevac

Quello che scopriamo sulla vetta del Podbrdo lo avevamo dentro noi stessi, e lo abbiamo scovato attraverso e grazie a questi luoghi.

Questo porta degli escursionisti a diventare dei pellegrini. Questo dei pellegrini a diventare dei viaggiatori. Viaggiatori che solo nella Bellezza del mondo circostante riescono a trovare la magia della vita.

    “… c’era uno sciame silenzioso di fedeli e io mi sarei solo unita a loro, forse in cerca di risposte ai miei “perché” pieni di rabbia. Il mio dolore ha raccolto la quiete di quel posto e i suoi segni mi hanno guidato verso un unico richiamo… di cui Medjugorje si fa tramite. L’ho trovato in persone, gesti, pietre, una sofferenza silenziosa e mai troppo manifesta. Non lo sapevo, ma ero lì per ringraziare oltre che capire. Dovevo essere grata alla vita che ancora avevo e alla consapevolezza che nonostante tutto siamo e abbiamo ancora Amore. Le domande erano ancora tante, ma ho goduto appieno la pace, lontano dalle ricerche quotidiane senza fine e in un’anima ancora tormentata dalla vita. A Medjugorje ho portato fuori il dolore e ho fatto spazio alla Bellezza che si svela agli occhi di chi vuole accettarle aprendo il cuore alla semplicità più assoluta”.

Giovanna Baldino – una delle Outdoorine di Međjugorje

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