Megamind: geniale sregolatezza. La recensione di Zon.it
Uscito nel periodo natalizio del 2010, Megamind è una piccola svolta per lo studio Dreamworks Animation che abbandona l’orcone verde, simbolo del suo successo, per riportare in auge la figura dell’anti-eroe
La Dreamworks si è sempre contraddistinta per la caratterizzazione dei suoi personaggi. Spesso complicati, spesso delicati.
Personaggi le cui vicende all’interno della pellicola permettevano allo spettatore di andare al di là della copertina, fino a meravigliarsi dell’evoluzione degli stessi.
“Buoni o cattivi, non è la fine!”
L’animazione ha subito processi di modernità e rivoluzione. Non più favole col lieto fine, ma figure sempre tormentate e diverse dai soliti principi.
La Dreamworks ha vissuto il suo miglior successo grazie alla saga di Shrek, un primo capitolo che ha rivoluzionato il concetto di cartone animato, accompagnato da un secondo ancora più assurdo, tra divertimento e cruda realtà.
Ma alla lunga anche la Dreamworks ha capito che per cavalcare sempre la stessa onda si rischia di affondare. Il terzo e il quarto capitolo di Shrek infatti fecero storcere il naso a non pochi, eccetto che per le finanze dello studio americano.
La Dreamworks riprende ciò che aveva funzionato in Shrek e lo rimodella, sia nel messaggio di fondo che nel colore del protagonista. Dal verde al blu. Dal ruolo dell’anti-eroe a quello di eroe senza physique du rôle.
Un esperimento già funzionale in Kung Fu Panda, dove il protagonista è alla scoperta di se stesso e del proprio destino.
Questo rende Megamind completamente imprevedibile, il che, accompagnato da una comicità eccelsa e citazionistica, lo consacra come uno dei migliori lavori della Dreamworks Animation.
Superman, Joker, e tanto Pop fatto a parodia
I personaggi di Megamind sono tanto originali quanto ispirati ad altri personaggi Pop, in particolar modo quelli provenienti dai fumetti, registrandosi come film parodia dei super-eroi.
Megamind è progettuale e malvagio come il Joker, un cattivo che vive solo per rendere viva la speranza di battere un giorno l’eroe di Metro City. Lo stesso nome della città ricorda quello di Metropolis, città in cui sono ambientate le vicende di Superman.
Chiaramente ispirato a quest’ultimo il protettore della città: Metro Man (doppiato da Brad Pitt nella versione originale). Forte, indistruttibile e dalla folta chioma.
Una sorta di fusione tra Mister Incredible e John Travolta.
Non solo i personaggi, ma anche le vicende, i combattimenti e i discorsi rimembrano molto le dinamiche di un cine-comic. Risposte esageratamente a effetto, entrare in scena dei personaggi più importanti dell’esito del vero scontro, cliché di minacce e promesse riclicate.
Megamind prende tutto ciò che è prevedibile dei cine-comic e lo rende divertente nel suo film.
La Dreamworks dimostra accuratezza nella cultura pop dei suoi tempi e riesce a modellarla a proprio piacimento nelle sue pellicole. Lo aveva fatto con successo nei primi due film di Shrek, anninetando la favola classica.
Qui con Megamind, osando forse meno di quanto avrebbe potuto, ridicolizza altri clichè come quello dell’eroe impavido.
Quel “No, you can’t”, in completa opposizione al “Yes, we can” del presidente Obama.
Non si è mai nè buoni nè cattivi, nè vincitori nè perdenti. Cambia tutto in base alle esperienze vissute. Fino a creare “mega-menti” votate al bene, al male, o a fanciulle in difficoltà.
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