24 Giugno 2021 - 11:13

Migranti: Ue e Italia verso il modello Turchia, cosa prevede il piano?

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Europa verso il “modello Turchia”, finanziamenti in cambio di chiusura delle rotte. Così l’Ue finanzia il massacro dei diritti umani ma il peggio non è ancora arrivato

Al Consiglio Europeo che si terrà oggi e domani Mario Draghi fiancheggiato da Angela Merkel porterà all’attenzione dei 27 la questione migranti. L’obiettivo principale è quello di giungere ad un accordo per la ridistribuzione degli sbarchi estivi, ma le posizioni sono controverse. Persino la cancelliera Angela Merkel storce il naso all’Italia precisando che “l’Italia è una Paese di arrivo, noi invece siamo colpiti da movimenti secondari”.

In vista dell’accordo decisivo sulla ridistribuzione dei migranti i 27 dell’Ue hanno però raggiunto un altro accordo, di fondamentale importanza in tema di immigrazione. Si è infatti deciso che l’Europa seguirà il “modello Turchia” ovvero finanziamenti in cambio dello stop ai migranti, a confermarlo è stato lo stesso Mario Draghi nella comunicazione alla Camera di mercoledì 23 giugno.

Solo pochi mesi dopo aver definito Erdogan un dittatore facendo scoppiare una questione di rilievo internazionale l’Italia corre incontro alla Turchia approvando un finanziamento di 5,7 miliardi di euro da destinare al Governo turco. L’accordo con la Turchia sui migranti dovrebbe essere esteso nei prossimi mesi anche ad altri Paesi, nel tentativo di bloccare non solo la rotta balcanica ma anche quella Mediterranea. Per questo si pensa di estendere l’accordo a Libia, Tunisia e Marocco

Ancora una volta l’Europa preferisce girare la faccia alle questioni umanitarie piuttosto che affrontare realmente il problema dei diritti umani. Il blocco delle rotte e la ridistribuzione degli sbarchi infatti non fermeranno le barbarie che da anni si consumano sulla pelle dei migranti. E il modello Turchia non è certo una manna dal cielo. Amnesty International nel rapporto annuale 2019-2020 ha inquadrato la Turchia come posto non sicuro per l’accoglienza dei migranti, denunciando vessazioni, violenze e violazione dei diritti umani compiuti dallo stesso Governo turco.

La Turchia e quel controverso rapporto con i diritti umanitari

La Turchia ha continuato a ospitare fino ad oggi il più alto numero di rifugiati rispetto a ogni altro paese al mondo, con oltre 3,6 milioni di rifugiati dalla Siria e circa 400.000 rifugiati e richiedenti asilo in fuga da altri paesi. Nel 2019, tuttavia, i rifugiati siriani hanno incontrato crescenti difficoltà nel contesto di una sempre più profonda polarizzazione politica e dell’aggravarsi della situazione economica nel paese, che hanno contribuito a un clima di maggiore ostilità e intolleranza da parte dell’opinione pubblica verso la popolazione siriana. Tra luglio e ottobre, le autorità turche hanno rimpatriato forzatamente e illegalmente nel nord-ovest della Siria almeno 20 siriani, esponendoli al rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani.

La polizia turca inoltre ha percosso, minacciato o fuorviato con l’inganno i siriani per costringerli a firmare moduli di “rimpatrio volontario”. Ciò è accaduto prima dell’incursione militare turca nel nord-est della Siria di ottobre. Le accuse di refoulement di siriani sono state ufficialmente respinte dalle autorità, che insistevano ad affermare che 315.000 siriani erano ritornati nel loro paese “volontariamente”.

Migranti e richiedenti asilo hanno rischiato di essere arrestati arbitrariamente o sottoposti a refoulement negli aeroporti turchi, dove non hanno avuto accesso alle procedure d’asilo o ad altra assistenza. A gennaio, un uomo è stato arrestato arbitrariamente nell’aeroporto di Istanbul ed espulso forzatamente in Egitto, dove è stato detenuto e rischiava l’esecuzione. A maggio, un richiedente asilo palestinese proveniente dalla Siria è stato trattenuto arbitrariamente per settimane nel nuovo aeroporto di Istanbul e le autorità hanno tentato di espellerlo in Libano, con il rischio di farlo finire nuovamente in Siria attraverso un meccanismo di refoulement a catena.