23 Giugno 2016 - 21:41

Milo Moiré e il sottile confine dell’arte

Milo Moirè, sedicente artista provocatoriamente votata a performance hot, è stata nuovamente arrestata a Trafalgar Square

Milo Moirè, esuberante “artista” svizzera, per la sua nuova perfomance, sponsorizzata dalla trasmissione “Euro Trash” e messa in scena a Trafalgar Square, si è concessa per 30 secondi alle mani dei più intrepidi passanti. È servito quindi poco per innescare l’intervento delle forze dell’ordine londinesi.

Nel 2015 Milo Moirè era già stata tratta in fermo per una esibizione senza veli nei pressi della Tour Eiffel. E ci ha quindi riprovato a Londra alzando la posta: farsi toccare attraverso una sorta di gonna a specchio.

La controversa performance, durata circa 45 minuti, è costata alla Milo Moirè 24 ore di cella ed una salatissima multa. Tempestiva la replica della donna che ha sottolineato come ad Amsterdam la stessa performance non avesse subito repressione.

I suoi interventi, sempre al limite del legale, pongono però anche degli interrogativi deontologici sull’arte. È non è lo scandalo a focalizzare l’attenzione, o almeno non dovrebbe, ma il contesto storico-artistico che produce quell’arte.

Quindi cosa è arte e cosa solo puro esibizionismo? Quale è il sottile confine tra arte socialmente impegnata – anche con mezzi poco ortodossi per un Occidente moralista – e la pura pornografia? 

A tutti gli effetti le performance di Milo Moirè sono una rievocazione, poco artistica e poco impegnata, delle performance di Shigeko Kubota, artista vicina al movimento Fluxus, che attaccava l’imperante maschilismo pittorico. 

Tap and Touch Cinema di Valie Export era collocata in un contesto socio-artistico diverso, quello dell’Azionismo Femminista, per cui la performance aveva una valenza oggettiva intrinseca: “Questa scatola è una sala cinematografica, Il mio corpo è lo schermo.Questa sala, però, non è fatta per guardare, è fatta per toccare”. Tap and Touch Cinema venne allora eseguita in dieci città europee tra il 1968 e il 1971.

Durante la performance Valie Export indossava un piccolo “cinema” che inscatolava il suo seno nudo: la sua nudità era celata dalla scatola ma poteva essere toccata da chiunque. Una provocazione, che per mezzo dell’arte, attaccava il sistema della “visione patriarcale” teorizzato da Laura Mulvey e la mercificazione del corpo femminile. “Questo è Touch Cinema. Anche se lo stato non ammette la pornografia, voi potete sentirvi liberi di sperimentarlo… Ma solo per tredici secondi. Quando lo fate, comunque, sarete visti da tutti”.

Qualcosa che sicuramente ancora oggi sottolinea la distanza dalle mere provocazioni della Moirè.

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