“Mother!”: la recensione dell’horror di Darren Aronofsky
“Mother!” o della tragedia di un regista ridicolo: la recensione del film di Darren Aronofsky
“La tranquilla vita di una coppia viene messa a dura prova quando degli ospiti inattesi si presentano a casa loro.” Sembrerebbe un horror tranquillo Mother!, almeno nei primi tre quarti d’ora, fino poi a diventare impacciato e disastroso che neanche un “Armageddon”.
Quando Darren Aronofsky firmò la sua seconda opera Requiem for a dream (2000) gli fu data un’importanza ipertrofica dettata dal periodo in cui egli stesso aveva intercettato (furbamente) la scia cinematografica ossessiva e compulsiva che metteva in scena i disastri del consumismo sempre più imperante e distruttivo. Film diventato cult poi, alla stregua di Trainspotting di Boyle e di altri cult sul mondo della tossicodipendenza e della degenerazione identitaria.
Oggi, dopo Noah (2014) e dopo essere entrato nei cuori dei critici più severi ed elitari con The Westler (2008) e Il cigno nero (2010) fingendosi impegnato, torna con Mother!, horror “ambientale” con Jennifer Lawrence. Lo fa, svelandosi per ciò che è: un regista poco impegnato quanto poco rivoluzionario. La sua entrata in scena nel sottogenere più frequentato e più amato dal popolo, sempre schivato dai critici più in forma, annienta completamente la sua carriera precedente, mostrandolo per ciò che è: un finto regista, un finto intellettuale, un grande manipolatore del montaggio e del sonoro, un grande illusionista che di cinema in realtà crea solo il rilievo, solo la patina.
Apostrofa i protagonisti con un copione didascalico e pomposo, come pomposa è la sua violenza gratuita che vorrebbe essere reazionaria, ma che non ha il tatto giusto per farlo. Senza tatto proprio come Jennifer Lawrence che ricerca nella “copertura” sdrucciolevole della proprie mura un cuore che pulsa ancora di “natura”, sottomessa ad una regia estrema e claustrofobica e a un sensazionalismo ipercinetico del sonoro e del montaggio, artificio imploso.
Darren Aronofsky e i registi “green”
Il gioco si fa semplificato quanto banale quando tutto è chiaro: Darren (furbo che crea prima il messaggio e poi il film per far urlare al capolavoro ai critici più tirati) ci impartisce che la natura va trattata per bene, e che la devastazione della guerra, l’ego smisurato dell’uomo, l’egoismo maschilista, i finti padri e, perché no, anche il protagonismo tecnologico avviliscono l’ambiente, si fa tutto più chiaro e la morale diventa moralismo, e le botte che si becca la Lawrence sono il peso di chi filma i sensi a tutti i costi senza riceverne il vero tocco.
Molti direbbero di non prenderlo troppo sul serio e che più che horror Mother! è una black comedy, altri direbbero che Aronofsky è stato da sempre un regista “green” come dimostrato già in Noah, altri direbbero che è solo questione di furbizia di chi si atteggia a “impegnato”.
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO