La Napoli che si dissocia nel video di Valeria Angione
“Quella non è fame, è violenza”, tuona l’influencer partenopea Valeria Angione riferendosi alla deriva violenta delle manifestazioni a Napoli
Il messaggio di Valeria Angione contro le violenze a Napoli è un imperativo da cui dovrà partire la ricostruzione, tanto più perchè viene dalle nuove generazioni (e a loro si rivolge)
Dopo una notte di guerriglia, Napoli – e forse la Campania tutta – fa i conti con le proprie ferite: quelle che si vedono (piazze messe a ferro e fuoco, scontri, barricate) e quelle che non si vedono. E queste ultime, ci restituiscono l’immagine di una città orgogliosa ma stufa di essere sempre, continuamente associata ad “una manica di fetenti”, per parafrasare il testo di una notissima canzone del repertorio partenopeo, ‘A città ‘e pulecenella.
A Napoli c’è anche altro, la città è anche altro, o avete già dimenticato i flashmob e il panaro solidale (Chi può metta, chi non può prenda), che in pieno lockdownhanno rappresentato un’oasi nel generale clima di arido e individualistico abbrutimento?
Ed è proprio per difendere quel “diritto ad essere altro” che in queste ore si stanno levando alte le voci di chi si dissocia dalla deriva violenta delle proteste anti-lockdown che ieri sera hanno scaraventato una Regione intera nel baratro dell’iniciviltà.
Più di altri, forse perché viene da una “rappresentante” delle nuove generazioni, un seme di speranza nel campo minato del futuro, mi ha colpito il lungo video-sfogo (qui visibile per intero) della giovane influencer napoletana Valeria Angione (quasi mezzo milione di follower su Instagram)
“Ogni giorno il nostro orgoglio viene mortificato da queste persone che non sono napoletane, che non ci rappresentano, non ci hanno mai rappresentato”, esordisce mentre dà prova di un invidiabile self-control, come a dire (anche attraverso il linguaggio del corpo) –dovrei imbestialirmi come avete fatto voi, ma non lo faccio, perché io non sono voi e ve lo dimostro-
“Quella non è fame, quella è violenza (…) Quella è violenza, è criminalità. E non mi appartiene, non ci appartiene”, è questo un altro passaggio fondamentale del messaggio di Valeria Angione che, infine, si rivolge direttamente ai facinorosi che hanno sporcato il buon cuore della sua città:
“Un altro lockdown non fa bene a nessuno, non piace a nessuno. Ci sono altri modi per dirlo. E voi non eravate lì per dirlo: eravate lì per fare casino. Perché siete dei criminali. Non ci rappresentate e non lo farete mai”.
Le parole della Angione, e di tutti quelli che a gran voce stanno prendendo le distanze da quanto accaduto ieri sera a Napoli, ci dicono ancora una volta da quale imperativo dovrà ripartire la ricostruzione se vorrà essere vera, inclusiva ed efficace: evitare che la violenza abbia gioco facile sulla disperazione di chi non si sente adeguatamente garantito. Fare tutto ciò che è possibile e necessario per attenuare lo scollamento, la distanza di vedute e prospettive, tra cittadini e classe dirigente. Perché è proprio in quello scollamento, in quella zona di vuoto che l’anti-stato si infiltra, in tutte le sue più becere manifestazioni. Come acqua di scolo, come topi di fogna.
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