29 Marzo 2017 - 10:00

Niccolò Fabi e la sua “Ecco”. La poesia in musica come rimedio al dolore

niccolò fabi

Il brano “Ecco” del cantautore italiano Niccolò Fabi è quanto di più forte ed intenso si sia mai sentito. Un testo straziante che andrebbe studiato tra i banchi di scuola

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La musica come rimedio e farmaco per il dolore. Un dolore che a volte è davvero insopportabile ed ingiusto. Per cantautori dalla grande levatura artistica e morale come Niccolò Fabi tutto questo confluisce verso un capolavoro. “Ecco”, brano dell’omonimo album del 2013 vincitore del premio Tenco come migliore dell’anno, è un pezzo che raggiunge vette altissime. Un testo poetico e formativo al servizio di un’esecuzione commovente, empatica e mozzafiato.

La morte è una realtà nota a tutti, una fetta amara della vita di ognuno che nessuno può evitare. La morte di una persona cara, poi, sembra toglierti un pezzo della tua anima e gettarlo in un altro universo. Quando a mancare, poi, è una figlia, per di più piccola, tutto sembra mutare. Il mondo sembra trasformarsi e la terra ribaltarsi. Tutto sembra ormai vuoto, senza significato.

Niccolò Fabi questa sensazione, purtroppo, l’ha vissuta nell’estate del 2010 quando la sua piccola è stata strappata via dalla vita. Una tragedia che ovviamente colpisce fortemente il cantautore romano che da quel momento cambia. Si ricopre di una patina di mesta compassione, incredibile profondità, sublime sensibilità. Una sensibilità che solo chi ha passato certe esperienze può acquisire e che, se fusa con un talento innato, creano una delle realtà cantautoriali più preziose del panorama italiano.

“Ecco”

Fabi costruisce il testo come un breve elenco di metafore dal forte impatto. Fotografie mentali che trasmettono in maniera più che efficace il messaggio del pezzo che si rende palese nel testo. In ogni immagine il tempo sembra tornare indietro a ricostituire quella che vi era prima. Alcune di queste instantanee hanno una potenza assurda degna dei migliori poeti. Pezzi di vetri che ricompongono la sagoma di un bicchiere, una “barca persa nellaniccolò fabi tempesta” che naviga a ritroso verso il porto. E ancora, una freccia che si stacca dal ramo ” e ritorna al suo arco”.

“l’uomo vecchio con le sue rughe
sta aspettando le ultime ore
e un attimo prima di chiudere gli occhi sente di nuovo un vagito
Ecco”

Un viaggio indietro nel tempo che è lo stesso che l’autore ripercorre attraverso la memoria. Un percorso a ritroso attraverso i ricordi che ha l’unico scopo di riportare alla mente il viso della sua bambina.

“io certo non ti lascerò mai andare
ecco
di certo non ti lascerò sparire
Ecco ”

Una dichiarazione d’amore eterno che si fa beffa del tempo. La forza del ricordo a supporto delle emozioni. In quell’ “ecco” sta tutta la drammatica esistenza dell’uomo. Un padre che si spoglia di ogni corazza e si mostra a tutti nella sua completa debolezza. Una promessa sincera e profonda che va contro la stessa logica. Un uomo “nudo” di fronte alla sua sofferenza che tenta di ridare un senso a tutto ciò che per lui ormai un senso non ha.

L’arrangiamento prima dolce poi ruvido sembra ideato apposta per far risaltare il testo. E a noi rimane la consapevolezza che Niccolò Fabi è un’artista che sta sopra una spanna a gran parte degli altri sedicenti cantanti. Grazie. Ecco.

Testo

I pezzi di vetro sparsi per terra
tornano di nuovo vicini
risalgono l’aria
sullo scaffale riappare un bicchiere
Ecco

la barca persa nella tempesta
ha eliche che girano al contrario
naviga indietro nella sua scia
e torna salva nel porto
Ecco

io certo non ti lascerò mai andare
ecco
di certo non ti lascerò sparire
Ecco
Ecco

una freccia piantata in un ramo
esce piano dalla corteccia
e compie il suo tragitto al contrario
e ritorna al suo arco
Ecco

l’uomo vecchio con le sue rughe
sta aspettando le ultime ore
e un attimo prima di chiudere gli occhi sente di nuovo un vagito
Ecco

io certo non ti lascerò mai andare
ecco
di certo non ti lascerò sparire
Ecco

io certo non ti lascerò mai andare
di certo non ti lascerò sparire

 

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