6 Aprile 2019 - 13:49

Noi: l’orrore del doppelgänger secondo Jordan Peele

Noi

Dopo l’ottima opera prima, Jordan Peele ritorna al cinema con il suo Noi. Un horror psicologico che incollerà sullo schermo gli occhi degli spettatori

Tutti quanti ora lo osannano come regista. Ma non bisogna mai dimenticarsi che Jordan Peele, di base, è un comico. Un attore di commedie e di programmi televisivi. E questo tratto lui lo offre e, anzi, lo rende palese ancora una volta nella sua carriera registica, già forgiata dell’ottima opera prima Scappa – Get Out, con il suo nuovo prodotto: Noi.

Noi, che in Italia è arrivato in sala con una settimana di ritardo rispetto alle uscite estere, ha lasciato pareri contrastanti di critica e pubblico, ancora una volta divisi a metà. Jordan Peele, in questa sua seconda opera, ha saputo concretamente scalzarsi dai temi che aveva proposto in Get Out (non vi è più quella patina di critica sociale anti-razzista, o perlomeno è riproposta in maniera molto più tenue) e ha saputo donare spazio ad una figura che, da sempre, è uno dei soggetti più intriganti del cinema horror. Stiamo parlando del cosiddetto doppelgänger.

Era da tanto che non si vedeva, al cinema, un horror basato su un nemico davvero infimo e difficile da affrontare. Del resto, non si dice sempre che il peggior nemico di qualcuno è quel qualcuno stesso? Ecco, Jordan Peele sfrutta proprio questa paura del nostro io sdoppiato, di qualcuno che segua i nostri stessi movimenti, che parli in maniera identica, che pensi alla stessa nostra maniera.

Contemporaneamente, però, lo stesso regista fotografa perfettamente la società odierna. E ci dice fin dall’inizio chi è il cattivo. Usciremo dalla sala con la dannata (ma giusta) convinzione di quanto possiamo essere brutti come persone, di quanto spesso non sia la vita ad essere ingiusta, ma semplicemente il mondo ad essere arcigno e malato.

Ma andiamo con ordine.

La paura del confronto

Come già detto in precedenza, la vicenda di Noi è apparentemente molto semplice. Il film racconta della storia di una giovane donna, Adelaide Wilson (Lupita Nyong’o), che torna con la sua famiglia, composta dal marito Gabe (Winston Duke) e i due figli Jason (Evan Alex) e Zora (Shahadi Wright-Joseph), nella sua casa d’infanzia in California. Obiettivo? Passare sane e belle vacanze estive.

Ben presto, però, si trovano a fronteggiare una minaccia spaventosa. Un trauma irrisolto del suo passato torna a galla, e delle persone li prendono in ostaggio e li minacciano, persone che sono le loro copie, ma un po’ più rozze, feroci e selvagge.

Da lì in poi, prenderà forma l’incubo della famiglia, che si ritroverà praticamente osteggiata da queste figure oscure e che sarà destinata a scappare in continuazione. Una sorta di gioco del gatto col topo.

I conigli e la simbologia

Apparentemente, leggendo solamente la trama, Noi sembra uno di quei film destinati solamente a divertire e ad intrattenere gli spettatori. In realtà, invece, dentro di esso si nascondono sottotesti simbolistici che portano e guidano chi vede attraverso una sorta di “detective story“. Ad esempio, un elemento chiave della storia sono i conigli.

I conigli che, in Noi, popolano il mondo sotterraneo delle “copie”, serviranno alla protagonista proprio per scoprire questo mondo e assumono un significato più oscuro, se li si collega alla vicenda di Usaji Jima. Quest’isola giapponese è famosa per essere stata invasa proprio da questi ultimi, che erano dei soggetti di prova per tossine mortali come il gas mostarda. Quando gli americani presero l’isola, pensarono di aver ucciso i conigli rimasti, ma alcuni sopravvissero alla disinfestazione e continuarono a riprodursi.

Altro punto chiave sono le forbici. Queste ultime rappresentano perfettamente la dualità. Qual miglior componente per illustrare una storia di doppiezze, quale un’arma fondamentalmente composta da due coltelli identici?

Da qui, si può dedurre facilmente la correlazione e il finale. Dunque, Peele offre un ottimo spunto allegorico con una metafora cannibale che nasce dagli anni ’80 e si snoda fino a oggi, a domani, in un finale spiazzante e spaventoso. La regia resta sempre coerente alla narrazione. Trascina, coinvolge, frena e diverte quando serve, riuscendo a bilanciare perfettamente suspense e commedia.

Il film si dimostra più “arronzone” e semplice rispetto a Scappa – Get Out nella scrittura, ma ha la stessa (se non superiore) potenza emotiva. La storia ci coinvolge a pieno, riesce a farci riflettere e a farci capire di quanto l’umanità possa essere cattiva, di quanto le persone possano far paura alle persone stesse.

Il finale di Noi

Allarme SPOILER. Naturalmente, è doveroso dedicare un intero strato solamente al finale, davvero potente, esaustivo, ma criptico e non facilmente assimilabile. Se le forbici assumono il significato di un taglio tra le due parti della nostra persona, se i doppelgänger sono una copia senz’anima, il finale diventa davvero il passo chiave per capire la potenza narrativa di Noi.

Partiamo da un assunto semplice. Il modo di parlare di Adelaide e del suo doppio cambia continuamente. Infatti, man mano che la trama si sviluppa, la madre della famiglia perde praticamente l’uso della parola. Qui si innesta il sospetto che effettivamente non sia una persona normale. Sospetto poi confermato dal finale, in cui si svelano gli arcani: in realtà l’Adelaide di sempre è il suo doppelgänger, che aveva rinchiuso la vera Adelaide nel sottosuolo da bambina.

Altra prova ulteriore è il famoso versetto biblico citato, ovvero Geremia 11:11. Il quale non ha bisogno di molte spiegazioni, e, se letto, mostra praticamente tutta la filosofia del film.
Perciò dice il Signore: Ecco, faccio venire su di loro una sventura alla quale non potranno sfuggire. Allora grideranno verso di me, ma io non li ascolterò.

Dunque, dopo la lotta, si assiste ad uno scambio, dove tutto ritorna al suo posto. Un finale semplicemente sconvolgente, che farà esplodere anche i cervelli più fini. Un ending degno dei maestri Hitchcock e De Palma (chi non ha pensato a Psycho o a Sisters, gustandosi il finale?). E che, naturalmente, da solo vale il prezzo del biglietto. Noi è una vera gemma.