13 Marzo 2023 - 15:16

Oscar 2023: l’anno dell’Irlanda e il trionfo del cinema asiatico

Si è conclusa da ore ore la cerimonia degli Oscar 2023. La 95°edizione ha visto il riconoscimento del cinema irlandese e di quello asiatico asiatico

Ieri sera si è svolta l’annuale cerimonia degli Academy Awards, più conosciuti semplicemente con il nome di Oscar. Quella che è da poche ore terminata, non era certo un’edizione come tutte le altre, visto che ci siamo lasciati alle spalle la 95° edizione degli Oscar. Ecco quindi tutte le considerazioni più interessanti, che la serata più importante del cinema hollywoodiano ha fornito.

L’ANNO DELL’IRLANDA: LA GRANDE ONDA VERDE

Non è certo un mistero che l’Irlanda ha regalato alcuni dei più grandi talenti dell’industria cinematografica, eppure possiamo affermare che questo è stato l’anno in cui più di tutti è stato riconosciuto il patrimonio cinematografico dell’Isola di Smeraldo: “The great green wave”, come lo ha definiti il The Guardian. In totale, infatti, l’Irlanda ha portato a casa ben 14 candidature agli Oscar 2023 nella categorie più disperate; sebbene il maggiore riconoscimento è stato dato nelle categorie attoriali con le nomination di interpreti come Colin Farrell, Brendan Gleeson, Barry Keoghan, Paul Mescal e Kerry Condon.

Potrebbe sembrare una riflessione irrilevante, eppure è curioso come i due film rappresentativi del cinema irlandese a Hollywood “Gli spiriti dell’Isola” e The Quiet Girl” siano entrambi ambientati l’Irlanda della campagna rurale, ancorato alle proprie tradizioni e alla propria lingua, finalmente riconosciuta anche a Hollywood, con la vittoria di The Quite Girl che diventa la prima pellicola in lingua irlandese ad essere candidata come Migliori Film Straniero (vittoria che però è andata a “Niente di nuovo sul fronte occidentale“).

Tutt’oggi l’Irlanda conserva ancora un fascino particolare: è un Paese costantemente in bilico. Sempre in bilico tra l’essere cosmopolita e multiculturale e allo stesso tempo ancorato alla sua storia e alla sua cultura, il tipico orgoglio di essere irlandesi e di volerlo raccontare.

Quando a Catherine Martin, ministro irlandese e delle arti, durante la 17°edizione della cerimonia degli Oscar Wilde, le viene chiesto come abbia fatto un’isola così piccola a sviluppare una presenza così grande nell’industria dell’intrattenimento, la sua risposta è stata efficace: Penso che siamo una nazione di grandi narratori. Siamo conosciuti per le nostre arti, per la nostra cultura, per la creatività, per non parlare dei luoghi che non sono “secondi a nessuno”.

IL TRIONFO DEL CINEMA ASIATICO

Tra tutte le riflessioni, alcune meno scontate di altre, su cui mi sono imbattuta riguardo alla cerimonia degli Oscar 2023, una breve ma efficace considerazione è stata una Instagram Stories della critica cinematografica Marta Suvi (su Instagram @barbiexanax), che faceva notare come la vittoria, o per meglio dire il trionfo, agli Oscar 2023 di “Everything, Everywhere At All Once” apriva una nuova fase per il cinema asiatico.

Ha scritto Marta Suvi:Possiamo dire che agli Oscar ha trionfato il cinema asiatico? […] Everything Everywhere At All once è il cinema di Hong Kong con piccoli codici per renderlo più accessibile e Marvel friendly. Hollywood ha puntato solo su soldi facili in anni di remake, saghe, sequel, concedendo libertà solo ai vecchi maestri. Ora si ritrova film usa e getta campioni di incassi oggi, ma dimenticati domani, incapaci di lasciare il segno“.

Ed è vero. La pellicola di Daniel Kwan e Daniel Scheinert è riuscita a battere due giganti autori del cinema americano come Cameron e Spielberg. Nel ritirare il loro premio, lo stesso cast stupito e commosso ha ringraziato l’Academy per aver premiato un film così particolare e “strano“, le cui vittorie nelle categorie principali sebbene già predette, non potevano certo dirsi scontate.

E ora? Si aspetta che nuovi voci del cinema asiatico siano in grado di imporsi anche a Hollywood, contribuendo nel renderlo sempre più popolare. Nel frattempo Michelle Yeoh è diventata la prima donna di origini asiatiche, nonché la sola seconda donna di colore, a vincere nella categoria attrice protagonista in 95 edizioni di Oscar.