10 Settembre 2018 - 16:23

Osteoporosi: che cos’è, come prevenirla e in che modo curarla

osteoporosi

Sentiamo spesso parlare di stile di vita sano e di giusto apporto di vitamina D per prevenire l’osteoporosi

L’osteoporosi è una malattia molto diffusa tra le donne che, sulla soglia della menopausa, intensificano i controlli per prevenirla o per intervenire in tempo. È spesso responsabile negli anziani delle numerose rotture del femore e dell’alta percentuale di disabilità che ne consegue. Ma di che cosa si tratta esattamente? Quali sono le misure preventive che possiamo adottare? e le possibili cure?

L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una riduzione e dalle alterazioni della qualità e della resistenza della massa ossea. che provocano innanzitutto un aumento del rischio di frattura.

Questa malattia può presentarsi come “Osteoporosi primitiva” se non è originata da una causa specifica e riconoscibile o come “Osteoporosi secondaria” quando sorge come conseguenza diretta di altre affezioni che coinvolgono organi o apparati. Di solito, si tratta di ghiandole endocrine o dell’apparato digerente e l’osteoporosi si configura, in quest’ultimo caso, come una peculiare manifestazione clinica che può essere corretta solo con la totale guarigione delle patologie di base.

In Italia l’osteoporosi colpisce in media 5 milioni di persone, di cui 3, 5 milioni sono donne e 1, 5 milioni uomini. Infatti è conosciuta come malattia tipica dell’universo femminile, come ci confermano anche i dati appena elencati.

Quali sono le conseguenze dell’osteoporosi

Come già accennato, l’osteoporosi comporta l’aumento del rischio di fratture. Infatti, le statistiche la confermano come causa principale di circa 90,000 fratture di femore all’anno in Italia. Nel 20-30% dei casi questa malattia causa la perdita di autonomia o la lunga degenza, con una media di 18,000 disabili all’anno per la frattura del femore e per l’osteoporosi che talvolta ne è la causa.

In presenza di osteoporosi non solo aumenta il rischio di fratture, ma raddoppia l’incidenza della frattura dell’altro femore, qualora sia già avvenuta per un femore. Tali situazioni, la maggior parte delle volte, non si fermano alla disabilità, ma provocano un notevole aumento della mortalità in chi è affetto da questa malattia dello scheletro.

Chi colpisce

I soggetti prevalentemente a rischio sono coloro che hanno superato i 50 anni. In particolare, abbiamo già parlato di una maggiore diffusione della malattia tra le persone di sesso femminile proprio a causa della rarefazione del tessuto osseo che coinvolge le donne dopo la menopausa, soggette ad ammalarsi 3 o 4 volte più degli uomini. Dopo i 40 anni è normale che le ossa si indeboliscano perché sottoposte a un progressivo processo di invecchiamento. Ma si parla di osteoporosi quando la colonna vertebrale, il polso, il collo del femore diventano particolarmente fragili: la loro acuta debolezza fa sì che anche un semplice movimento possa causare come conseguenza una vera e propria frattura.

Altri fattori di rischio possono essere rappresentati da una magrezza eccessiva, dalla menopausa precoce (prima dei 45 anni) o dall’uso di determinati farmaci. Anche il sito web Inran.it mette in rilievo questo aspetto tra le possibili cause di osteoporosi: esistono alcuni farmaci, detti osteopenizzanti, che possono rivelarsi altamente dannosi per le ossa dei pazienti, anche se sono indispensabili per curare altre patologie. Quando ci si trova in questa spiacevole situazione è opportuno cercare di limitare i danni con delle modifiche nel trattamento o con la diminuzione della dose dei farmaci responsabili di perdita di densità ossea.

Come prevenirla

L’osteoporosi si può prevenire concretamente intervenendo prima della sua comparsa per impedirla o almeno rallentarla. In primo luogo, è necessario correggere tutti i fattori di rischio e non sempre sono necessarie misure farmacologiche. Molto utile l’attività fisica, un apporto adeguato di calcio nella dieta, l’eliminazione di fumo, abuso di alcol, oltre a un giusto apporto di vitamina D, proteine, carboidrati e lipidi.

Non è di minore importanza riuscire a ottenere una diagnosi precoce e corretta dell’osteoporosi poiché, in tempi utili e in presenza di livelli di massa ossea ridotti in maniera modesta, si può agire con interventi opportuni, ottenendo come risultato una effettiva diminuzione della successiva incidenza di fratture causate dall’incedere della malattia.

Come diagnosticarla

La diagnosi dell’osteoporosi può avvenire attraverso diverse modalità, ma la tipologia di esame più consigliata rimane la densitometria ossea con tecnica DXA. Essa è ritenuta molto utile soprattutto nelle donne che hanno superato i 65 anni di età, mentre negli uomini e nelle donne di età inferiore questo tipo di indagine può rivelare la sua utilità solo quando ci sono fattori di rischio concreti come un’eccessiva magrezza, l’insorgere della menopausa intorno ai 45 anni, l’uso di farmaci osteopenizzanti.

Come curarla

Come già accennato, una terapia non farmacologica che incida su un corretto stile di vita e una corretta alimentazione può essere raccomandata a tutti per prevenire ed eliminare i fattori di rischio.

Una volta diagnosticata l’osteoporosi, la terapia adottata è volta soprattutto a ridurre il rischio di fratture provocate dalla malattia stessa. Quando il rischio di frattura è molto elevato si agisce generalmente con la terapia farmacologica che può consistere in trattamento cortisonico o nell’assunzione di bisfosfonati da usare con molta cautela perché provocano spesso lesioni ulcerative esofagee.

Altra tipologia di terapia consiste nella somministrazione di farmaci anabolizzanti, indicati nelle forme più forti di osteoporosi e per un periodo massimo di 24 mesi.

Infine, un nuovo tipo di terapia recentemente introdotto è il denosumab che può essere somministrato per via intramuscolare una volta ogni 6 mesi ed è molto efficace contro l’insorgenza di nuove fratture.

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