1 Dicembre 2015 - 11:00

Sono ottanta per Woody Allen

woody allen

“Se mantieni la calma mentre tutti intorno a te hanno perso la testa, probabilmente non hai capito qual è il problema” Woody Allen

[ads1] Quando si legge o si ascolta una battuta caustica come questa la prima persona che viene in mente è certamente Woody Allen, il regista americano, ma si direbbe meglio internazionale, più prolifico e rappresentativo della commedia americana moderna che molto deve a quella della Golden Age che comprende, fra gli altri, registi come Billy Wilder che per Allen fu un modello.

Il primo dicembre di quest’anno Woody Allen compie ottant’anni ed ha alle spalle una lunga carriera come autore televisivo per la ABC, cabarettista, comico, clarinettista, compositore, sceneggiatore e regista. Con una media di un film all’anno, Allen ha saputo raccontare le nevrosi, le ansie, la psicologia, gli obiettivi e le paure dell’uomo moderno. I suoi film coprono uno spettro che va dagli anni Settanta, attraversando la New Hollywood, ma senza farne davvero parte, fino ai giorni nostri. Attraverso le storie che con ironia e sagacia  Allen ha raccontato in questi decenni si può ricostruire un percorso storico e sociale dell’uomo moderno con tutte le ansie e le vittorie che lo hanno contraddistinto.

Con film come Manhattan del 1979, seguente il grande successo di Io e Annie, in cui la stessa New York è protagonista insieme ai personaggi inizia un nuovo modo di raccontare una storia, basandosi molto sul dialogo, attraverso il quale i protagonisti esprimono il loro modo di pensare e di relazionarsi con il mondo in cui vivono.

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Da questo punto di vista Woody Allen riesce a bilanciare bene dialogo e azione senza risultare lento o noioso. Come in Manhattan è importante la città, lo stesso vale in film come Match Point in cui la protagonista è Londra, o Midnight in Paris in cui protagonista è la “Ville Lumiere”.
Prma di questa fase “riflessiva” i film d’esordio erano satire sulla società e l’uomo moderno, film comici per lo più che affrontavano diversi temi in maniera ironica. Si ricordano per esempio: Che fai, rubi? ( 1966), Prendi i soldi e scappa (1969), Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere).

Fra i temi ricorrenti nella filmografia di Allen troviamo, la morte, la magia, la psicoanalisi, la depressione, l’amore ma mai trattato in modo convenzionale, la malattia.

Tutti questi temi sono in realtà parte della vita stessa del regista che è stato in analisi per più di trent’anni e che ha raccontato attraverso i suoi film, nevrosi che poi erano le sue. In ogni suo film, infatti, se non c’è lui in persona, compare un personaggio che è evidentemente un suo alter ego.
Di sicuro questa introspezione, applicata poi alla società contemporanea ha fatto di Allen uno degli analisti migliori della modernità.

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