Paolo Del Debbio: la storia del padre fatto prigioniero dai nazisti
Ospite a Domenica in, Paolo Del Debbio ha raccontato l’emozionante storia del padre, fatto prigioniero dai nazisti e deportato nel campo di concentramento di Buchenwald
Episodio emozionante quello di Domenica In, il programma condotto da Mara Venier, andato in onda ieri pomeriggio su Canale 5. Ospite del programma è stato il giornalista, saggista e conduttore televisivo Paolo Del Debbio, venuto a presentare il suo ultimo libro “Le 10 cose che ho imparato della vita”.
Stando alla descrizione del libro, in “Le 10 cose ho imparato dalla vita”, Paolo Del Debbio ha deciso di raccontarsi per la prima volta in quella che non è un’autobiografia, ma una riflessione a cuore aperto sul mondo, sugli altri e infine su se stesso.
Inizia raccontando la storia del padre, che dopo l’8 settembre fu deportato dai nazisti nel campo di concentramento di Luckenwalde. L’infanzia a Lucca e una famiglia che lo ha educato a essere felice con poco e a rispettare la dignità di ogni singola persona. Gli anni trascorsi in seminario, l’incontro frenetico con i pensatori cristiani e il fascino del divino.
Lo studio – mai interrotto – della filosofia e dell’economia, uno studio che permea ogni cosa. Il volontariato, l’assistenza ai ragazzi invalidi, e i tanti lavori: porta spese, cameriere, organizzatore culturale; poi l’incontro con Fedele Confalonieri di cui diviene assistente, l’incarico di scrivere il primo programma politico di Forza Italia, gli anni da assessore alla Sicurezza a Milano. Oggi che è un conduttore tv tra i più amati in Italia – oltre che docente universitario di Etica ed economia.
Paolo Del Debbio si racconta per la prima volta in quella che non è un’autobiografia, ma una riflessione a cuore aperto sul mondo, sugli altri e infine su se stesso. In queste pagine Del Debbio si rivela un pensatore poliedrico e insieme un uomo semplice, attraversato da passioni, contraddizioni e difficoltà, ma fedele a valori saldissimi.
La sua storia personale è la storia di un lungo viaggio senza sosta, senza vie di fuga, senza scorciatoie; in cui l’amore per Dio convive con l’amore per le donne e la passione per le idee cattoliche e liberali si incontra con la passione per la gente comune. Un percorso in cui l’importante non è superare traguardi, ma imparare qualcosa ogni volta: fino a diventare se stesso”.
Nel corso della sua ospitata da Mara Venier, Paolo Del Debbio si è a lungo dilungato a parlare del padre. Durnate la Seconda Guerra Mondiale, quest’ultimo fu deportato in un campo di concentramento a Buchenwald, uno dei più grandi della Germania nazista.
Il padre di Del Debbio venne arrestato in Grecia nel 1943; trascorse i due anni successivi a Buchenwald, prima di essere liberato dagli americani nel 1945. Fece ritorno in Italia a bordo di un camion usato per trasportare frutta; in seguito utilizzò come mezzo di trasporto un carico di bestiame. Una volta arrivato a Verona fece 400 chilometri a piedi per ritornare a Lucca.
Con le lacrime agli occhi, Paolo Del Debbio ha raccontato: “Di quelle cose babbo ne parlava con grande difficoltà. Come fai a raccontare l’inferno? Gli americani gli diedero da mangiare pian piano. Mio padre pesava 40 chili, rimetteva tutto quello che mangiava perché non era più abituato”.
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