14 Gennaio 2016 - 13:17

Il parto in Italia: quando la sfortuna ci mette lo zampino

parto

Quattro mamme muoiono durante il parto pochi giorni l’una dall’altra nel mese di dicembre, ieri 19enne muore in ospedale durante interruzione di gravidanza

[ads1] Primi risultati delle ispezioni disposte dopo i decessi in sala parto. Il Ministro: indagare caso per caso. A Brescia Giovanna Lazzari sarebbe morta per infezione da Streptococco.

Oltre al dramma di Brescia (Giovanna Lazzari, morta durante il parto) e di San Bonifacio, nel Veronese, nell’ultima manciata di giorni ci sono stati quelli di Bassano del Grappa (la blogger Marta Lazzarin, morta al settimo mese di gravidanza), di Torino.

E’ interessante analizzare anche come avvengono i parti in Italia.

“Il 38% dei parti in Italia sono fatti con taglio cesareo” ci dice Vittorio Basevi, ginecologo, responsabile di SaPeRiDoc, Centro documentazione Salute Perinatale e Riproduttiva della Regione Emilia Romagna e membro del gruppo di lavoro per la stesura delle Linee Guida sulla Maternità del ministero della Salute. “In Europa non ci batte nessuno, siamo primi per parti cesarei, con Olanda al 15% e Slovenia al 14%, ma se guardiamo al mondo intero, il confronto è ancora più impietoso: siamo in cima alla classifica in un triste testa a testa con Messico e Brasile”.

newborn-baby-at-hospitalAncora Vittorio Basevi spiega: «Bisogna subito dire che quando il cesareo è necessario questo è uno degli interventi chirurgici più efficaci e risolutivi in assoluto, il problema è che in Italia se ne abusa, secondo l’OMS solo il 10,15 % dei parti richiede il taglio cesareo. D’altro canto il cesareo è un vero e proprio intervento chirurgico, con tutte le conseguenze relative: il dolore nei giorni successivi è superiore a quello momentaneo del parto vaginale, il rischio di emorragia post partum è maggiore, maggiore il ricorso all’ossigeno per il primo respiro del neonato, maggiore la probabilità che la madre non allatti al seno malgrado questa pratica sia vivamente consigliata per il benessere futuro di mamma e figlio , maggiore la probabilità che dopo un primo cesareo ve ne sia un altro e un altro ancora per i figli successivi, anche se questo non sia necessariamente giustificato».

Secondo la Lorenzin, le quattro donne morte in pochi giorni rappresentano «una drammatica casualità, alla quale bisogna però dare risposte». Si è trattato di «un susseguirsi di casi in ospedali diversi», che ha visto coinvolte donne in condizioni differenti. «Bisogna partorire in strutture sicure che abbiano un H24 della pediatria, che abbiano accesso a una rete neonatale, che abbiano la sub-intensiva per la mamma – ha ricordato ancora il ministro -. Nei territori in cui questo non avviene sempre, ci deve essere una rete di emergenza in grado di poter intervenire nel caso di una sofferenza della madre o del bambino».

Anche a Napoli l’altro giorno è morta una 19enne che era all’undicesima settimana di gravidanza. Il direttore dell’ospedale ha dichiarato quanto segue:

«Disporremo un’inchiesta interna – ha detto il direttore del presidio ospedaliero, il dottor Franco Paradiso – ma la rianimazione dell’ ospedale ha già chiesto l’esecuzione di un’autopsia per ricostruire l’accaduto. Durante l’esecuzione dell’intervento la paziente ha avuto un’ emorragia. Le è stata praticata una trasfusione con quattro sacche di plasma e sono stati eseguiti accertamenti per verificare l’esistenza di problemi determinati dall’intervento, ma non è emerso nulla. La giovane ha avuto uno choc ipovolemico ed è morta alle 15. Ad un primo esame le procedure sembrano state corrette. Attendiamo, comunque il sequestro della cartella clinica e l’ effettuazione dell’ autopsia».

Uno studio di qualche anno fa (2010) è soltanto un vago ricordo?

Secondo una classifica mondiale pubblicata sulla rivista The Lancet negli ultimi trent’anni le morti durante il parto sarebbero scese del 34%, una percentuale importante soprattutto se si considera che, tradotta in cifre si parla di 183.400 casi in meno.

Lo studio, condotto dall’Università di Washington, ha senz’altro reso nota una notizia positiva, alla quale se ne aggiunge un’altra: l’Italia è il posto più sicuro in cui partorire; le cifre parlano chiaro: il Bel Paese, con una media di 3,9 decessi ogni 100 mila nati vivi, è il primo della classifica dei paesi con la minore mortalità. Nella classifica seguono la Svezia, il Lusseburgo e l’Australia, mentre l’Afghanistan è il fanalino di coda. [ads2]