21 Marzo 2020 - 09:18

“Paziente uno” un mese dopo: le nostre vite cambiate per sempre

italia, governo Bella Ciao

Era il 20 febbraio quando Mattia si presentò in ospedale con una polmonite atipica e il risultato del tampone confermò l’infezione da “Covid-19”

“Paziente uno”, un mese dopo. Sembra passato oltre un secolo eppure non è così. Nessuno, neanche quel giorno, poteva sapere che le nostre vite sarebbero cambiate per sempre. Mattia, 38 anni, si era presentato il 20 febbraio in ospedale in condizioni critiche. Quel giorno, l’anestesista di turno a Codogno Annalisa Malara notò che il paziente non stava rispondendo alle cure normali e decise di eseguire un tampone. Poi risultato positivo.

Al 21 febbraio erano già 16 i casi confermati con un focolaio in Lombardia ed uno in Veneto. Numeri destinati drammaticamente a salire e che in poco tempo hanno trasformato l’Italia nel paese con più casi in Europa. Primo al mondo per numero di decessi.

Dal “paziente uno” ci siamo ben presto ritrovati nell’incubo della più grave crisi sanitaria della nostra storia. Una tragedia destinata a segnare le nostre abitudini di vita. Basti pensare alle misure adottate dal governo per frenare il contagio. Al fatto che mai prima d’ora era stata attuata una quarantena di massa.

Al di là della crisi sanitaria ed economica in cui questo incubo ci ha portato. C’è qualcosa che non sparirà mai con la sveglia al mattino. Non andrà via, infatti, il ricordo di questi giorni. Non andrà via la paura, la solitudine, il timore per i propri cari, il frustrante silenzio dell’attesa. Soltanto alla fine capiremo però, se qualcosa di buono potrà nascere da questo tempo. Un tempo che in ogni caso ci avrà segnato ed insegnato, cosa di veramente importante abbiamo e che molto spesso diamo per scontato.