PD: fra cene e cenette si dimentica totalmente la politica
Pd divisio tra le cene fra correnti ed il prossimo Congresso. Le sorti di un partito totalmente allo sbando
Ciò che nell’ultimo periodo, guarda caso a ridosso del Congresso per stabilire la leadership, sta investendo il PD è qualcosa di a dir poco paradossale.
Il maggior partito del centro-sinistra, infatti, sembra aver totalmente perso la bussola della politica – almeno a guardare l’opposizione parlamentare che si sta portando avanti – e si è totalmente impantanato tra le beghe di partito.
Con le cene di area organizzate ed ufficializzate gli scorsi giorni, l’organizzazione mette in mostra un copione già visto e con un epilogo sempre più scontato.
Al netto delle varie soluzioni – scioglimento e riscotruzione compresa – ciò che ancora non si comprende nel PD, con il rischio di trasformare questo sentore in una bomba destinata ad esplodere a breve, è che tutte le soluzioni offerte al momento rappresentano opzioni fallimentari.
Ciò è evidente da due fattori che, inevitabilmente, si intrecciano alle sorti politico/partitiche di un contenitore praticamente arroccato su se stesso.
Il primo fattore per nulla considerato è rappresentato dai soggetti che faranno parte della nuova segreteria (o di quel che sarà del partito), in quanto non basta cambiare la forma ma è necessario cambiare la sostanza se si vuole essere realmente alternativi al centro-destra (in primis, più per un criterio di storicità) ed al M5S.
Se ciò non verrà compreso il prima possibile – cosa che la questione cene ha messo fortemente in dubbio – il crollo non solo sarà naturale ma anche rapido e dolorosissimo.
A questo, chiaramente, si associa anche la questione inerente al partito (o ai partiti) che ci sarà dopo il Congresso.
Anche questa domanda non trova una risposta semplice da qui a qualche mese, perché ciò che rimane dell’elettorato PD potrebbe – da un momento all’altro – dividersi e, in una seconda fase, dissolversi in pochi attimi.
Difatti, come più volte detto, il sentore è quello di una scissione in ogni caso, con un’area guidata dall’ex rottamatore Renzi – seguito a ruota, quasi sicuramente, da Gentiloni, Minniti e Calenda (ovvero gli artefici della prima cena) – ed un’altra, con lo sguardo più a sinistra, condotta dal Governatore del Lazio alleato con ciò che rimane di LeU (ad oggi al 2,4%, meno di +Europa).
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