18 Gennaio 2019 - 13:54

Pensioni: Quota 100, quando la gioia è solo temporanea

L’aumento delle pensioni minime e di quella sociale è ufficiale. Ma siamo davvero sicuri che la legge Fornero sia ormai definitivamente superata?

Qualcosa si muove. Il Governo del Cambiamento si deve dimostrare forte, soprattutto in questo frangente, dove i risultati scarseggiano ad arrivare. La riforma delle pensioni è realtà. Da ieri sera, dunque, a sostegno di ciò, è stata ufficialmente messa in campo la cosiddetta Quota 100, con buona pace delle opposizioni. Naturalmente, la Lega e soprattutto Matteo Salvini sono in festa.

Il ministro dell’Interno, infatti, più volte ha ribadito la sua grandissima promessa elettorale, ovvero quella di cancellare e superare la Legge Fornero. Una legge maledetta, un altro dei pallini del leghista su cui esso stesso ha incentrato la sua campagna elettorale. Le pensioni verranno platealmente rivoluzionate, e il sistema che fino ad oggi ha reso “schiavi del lavoro” gli italiani verrà finalmente abolito.

Il nuovo sistema previdenziale adesso è in vigore e di fatto permette di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 36 di contributi. Ma siamo davvero sicuri che la Quota 100 sia un’iniziativa così nobile come alcuni la reputano? Innanzitutto, utilizzarla per andare in pensione cinque anni prima rispetto al trattamento di vecchiaia comporterà un taglio di circa un quarto dell’assegno previdenziale lordo.

Se si sceglie una delle possibili soluzioni intermedie, il taglio è sensibilmente inferiore e oscilla tra il 12 e il 16%. Decidere di smettere di lavorare a 62 anni, quindi con i due requisiti minimi della nuova riforma (62 anni di età e 38 di contributi), comporta la rinuncia al 22% della pensione.

Dunque, come volevasi dimostrare, in maniera effettiva la riforma c’è stata, ma non certo in senso positivo come si vuole far credere. Ma questo non è nulla, considerato al guaio più grosso che il Governo causerà ai danni degli italiani. Sì, perché chi l’ha detto che la legge Fornero è uscita di scena? 

Punto e a capo

Le cose, dunque, non stanno come il beneamato ministro dell’Interno vuole far credere. La vecchia riforma delle pensioni, ovvero la legge Fornero, non è stata infatti superata. La norma che dal 2011 ha cancellato le pensioni di anzianità e che ha di fatto rincarato la dose sui requisiti di vecchiaia, oggi arrivati a 67 anni di età, non è mai uscita di scena.

La vecchia riforma rimane tutt’oggi in vigore. Cosa ancora più imbarazzante è il fatto che la famigerata quota 100 è destinata ad uscire di scena in un men che non si dica. Infatti, la nuova misura che regola l’uscita del lavoro sarà solo temporanea, ed avrà una durata di tre anni.

Di fatto, almeno per ora, sarà il lavoratore a scegliere se accedere o meno al prepensionamento. La regola della quota 41, da integrare alla legge, infatti, scatterà solo nel 2022. Inoltre, chi andrà in pensione senza anticipo dovrà seguire ancora le regole della legge Fornero, che resta a declinare il percorso dei pensionati.

Dunque, a conti fatti, non si è assistito, ancora una volta, a nessuna rivoluzione magnifica di quelle espresse solo a chiacchiere dal Governo. Un Governo che, ancora una volta, specula sull’ignoranza della gente e mira a creare strategie di comunicazione atte a sfruttarla.

Niente più Fornero dunque? Assolutamente no. All’Italia sono concesse solo gioie “temporanee”.