Pensioni, riforma in vista: cosa cambia il 31 Dicembre e ipotesi Quota 102
Il 31 Dicembre scade Quota 100, quindi dal 1° Gennaio 2022 si tornerebbe alle regole precedenti, con lo “scalone” dei 5 anni di età per le pensioni. Emerge quindi l’ipotesi Quota 102 per una nuova riforma
Quota 100 uscirà di scena il 31 Dicembre 2021. Per questo motivo, evitare il cosiddetto “scalone” delle pensioni è diventato uno degli obiettivi prioritari del Governo Draghi. Al momento, le regole pensionistiche prevedono il ritiro a 67 anni con un minimo di 20 anni di contributi. Inoltre è possibile andare in pensione senza il vincolo dell’età anagrafica e con il solo requisito contributivo, che porta a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori, e 41 anni e 10 mesi per le lavoratrici. Quota 100 ha permesso di ridurre l’età pensionistica a 62 anni, ma è in scadenza. Secondo le indiscrezioni, sta prendendo forma l’ipotesi di introdurre Quota 102.
Quali sono i rischi?
Il 31 Dicembre cessa Quota 100 per le pensioni. Questa misura permette di anticipare la pensione a 62 anni e 38 di contributi. Una volta cessata si tornerebbe alle regole di prima, con un effetto “scalone” di 5 anni di età. Significa che il pensionamento sarebbe possibile solo a partire dai 67 anni di età. Lo scalone è un vero e proprio spauracchio, da risolvere quanto prima. Altrimenti, molte persone si vedranno aumentare di colpo di 5 o 6 anni i requisiti di pensionamento. E potrebbero esserci effetti paradossali. Immaginiamo due lavoratori di una stessa azienda: il primo è nato nel 1959 e il secondo nel 1960. Entrambi hanno lavorato per 38 anni. Il primo, se lo desidera, potrà andare in pensione entro fine anno grazie a Quota 100, mentre il secondo dovrà attendere l’anno prossimo per maturare i requisiti. Solo che l’anno prossimo Quota 100 non sarà più in vigore e dovrà scegliere tra un pensionamento di anzianità a 67 anni o al pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi di contributi.
È evidente l’entità del fenomeno distorsivo. Uno scalone di almeno 5 anni, superiore persino a quello che seguì la riforma Maroni delle pensioni del 2004. All’epoca, per evitare che circa a 130mila lavoratori venisse impedito di andare in pensione, si intervenì con una riforma ad hoc, che comportò un incremento mostruoso della spesa pensionistica: più 65 miliardi nel decennio a seguire. Nonostante ciò, si può tranquillamente escludere qualsiasi forma di proroga di Quota 100, anche mini. Il Governo Draghi aprirà a breve un tavolo di confronto con le parti sociali per trovare soluzioni ragionevoli. Questa volta però c’è una bella differenza rispetto ai tempi del Governo Monti: se all’epoca mancavano le risorse e si rischiava il default, oggi questi rischi non ci sono. Ad ogni modo l’Europa chiede da tempo di ridurre il peso delle pensioni sulla spesa pubblica.
Cosa prevede Quota 102?
Intanto l’ipotesi di Quota 102 sembra fattibile con 2 criteri: 64 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi. Di questi ultimi, non più di 2 anni figurativi, esclusi la maternità, il servizio militare e il riscatto volontario. Bisogna definire l’entità del taglio all’assegno pensionistico fino alla sua naturale scaenza fissata a 67 anni. Le pensioni anticipate dovrebbero rimanere inalterate a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 1 anno in meno per le donne. Dovrebbero esserci anche agevolazioni per le donne madri, i caregiver e i lavoratori precoci. Si discute anche di una Quota 92, ma solo per i lavori usuranti: In questo caso si abbasserebbero i requisiti a 62 anni con 30 anni di contributi. Infine, scade il 31 Dicembre anche l’Opzione Donna.
Ai sindacati piace particolarmente l’ipotesi Quota 41, ossia il pensionamento raggiunti i 41 anni di contributi per tutte le categorie di lavoratori. Ipotesi che invece piace poco ai lavoratori, come del resto quella di qualsiasi tipo di Quota, che servono a portare benefici alle casse dell’INPS ma non alle tasche dei pensionati. Sarà difficile trovare una soluzione che metta tutti d’accordo e Draghi lo sa bene. Ancora una volta saranno molti i malumori e saranno di nuovo le pensioni il pomo della discordia. Se fino ad ora la riforma delle pensioni era finita nel dimenticatoio, adesso rientra dalla finestra.
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