Michele Placido: “Putin baluardo contro l’Islam”
Michele Placido, in visita a Mosca per una lettura della Divina Commedia, si lascia andare ad alcune dichiarazioni: Putin? “Un baluardo contro l’Islam”
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Dichiarazioni infuocate quelle di Michele Placido, ospite a Mosca per una lettura pubblica della Divina Commedia.
I nostri leader? “Dei barattieri”. Si salva solo Papa Francesco: “Come Ulisse non teme di percorrere strade nuove”. Ma le parole di Placido sono pericolose, soprattutto in tempi instabili come i nostri.
L’attore, in camerino, si è lanciato in una serie di considerazioni personali sui leader occidentali, offrendo in più un suo elogio personale al leader della Russia, Vladimir Putin, ma le dichiarazioni di Placido, in tempi instabili come i nostri, sembrano inutili quanto pericolose.
Pur condividendo l’idea dell’attore secondo cui Putin sia un leader valido, tra i pochissimi capaci di svolgere un ruolo di primo piano in politica estera nell’ambito della crisi siriana, trovo che la scelta di definire l’Islam come qualcosa contro cui “mostrare i muscoli” possa avere effetti assai più negativi che positivi in un periodo in cui il mondo deve ergersi contro il fondamentalismo islamico senza identificarlo con una intera religione.
Placido, 69 anni, sembra invece essere dell’idea per cui l’Occidente sia indebolito da un suo presunto “buonismo” che sta facendo il gioco dei terroristi, e che tale “mollezza” si possa contrastare sfoderando le spade dei crociati contro le scimitarre degli invasori islamici.
Il metodo americano della guerra preventiva, però, è un sistema che ha rivelato tutte le sue falle, uno dei leader che hanno fatto della guerra in Iraq la loro bandiera ha proprio pochi giorni fa definito quel conflitto un errore e per di più l’atteggiamento europeo, ancora troppo incapace di dire “No” alla politica estera intransigente degli Stati Uniti che è tra le prime responsabili della nascita e dello sviluppo dell’ISIS.
Non è certo un mistero che i gruppi terroristici che sono andati a costituire quello che oggi è il califfato islamico, si sono serviti di quelle armi che l’Occidente stesso aveva fornito ai ribelli siriani nella loro guerra contro Bashar-al-Assad, per ribellarsi proprio contro la loro stessa presenza.
Tecnicamente, lo stesso Putin non è andato in Siria a combattere il califfato, ma c’è andato principalmente per sostenere la posizione di Assad, che in questo momento è il leader che più di ogni altro ha bisogno di essere legittimato in un area la cui instabilità può soltanto finire per rinforzare lo Stato Islamico.
Placido sembra quindi aver capito soltanto metà del discorso, visto che l’azione del leader della Russia democratica non è “contro l’Islam“.
Putin non sta combattendo contro nessun Islam ma sta facendo semplicemente il lavoro che i nostri leader non sono stati in grado, né hanno voluto fare: rinforzare l’autorità di un leader che è l’unica possibile barriera contro la barbarie di chi sta distruggendo la storia, da Palmira a Nimrud, e l’attacco contro siti dell’ISIS non è guerra contro l’Islam, ma contro un gruppo terroristico che lo professa.
I nostri leader sono deboli, ma su questo non hanno proprio nessun arma da sfoderare contro l’Islam, perché qui una crociata non serve a nessuno.
Quello di cui avremmo bisogno, invece, è di peace-enforcement, un’operazione che l’Occidente sta allontanando ogni giorno di più, continuando a sostenere quei gruppi di ribelli che sono il primo immissario di volontari fanatici che diventano poi combattenti dello Stato Islamico.
Portare la pace con altra guerra non funziona, l’Occidente e Placido farebbero bene a capirlo.
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