22 Settembre 2015 - 11:58

Prevenzione, prevenire è meglio che curare

La prevenzione, della quale si sente parlare ogni giorno, permette di evitare l’insorgenza di malattie e di mantenere il benessere del singolo e della comunità, proponendosi di ridurre la mortalità, la morbilità e gli effetti dovuti ai fattori di rischio per una patologia

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A seconda degli interventi, possiamo distinguere una prevenzione primaria, una secondaria e una terziaria.

L’obiettivo della prevenzione primaria è quello di evitare l’insorgenza e ridurre lo sviluppo di una patologia, eliminando i fattori causali, ricorrendo per esempio alla vaccinazione.

Le misure di prevenzione primaria si propongono di ridurre i fattori di rischio che potrebbero aumentare l’incidenza di una patologia: basti pensare alle campagne antifumo.

La prevenzione secondaria viene effettuata nella popolazione clinicamente sana, nelle quale è probabilmente presente un danno biologico non ancora manifesto. Il fine è quello di trattare tale danno nel momento in cui sono ancora assenti segni e sintomi, effettuando cioè una diagnosi precoce.  La precocità nell’instaurazione di un percorso terapeutico migliora la riuscita e riduce gli effetti negativi.

Per prevenzione terziaria intendiamo la prevenzione delle recidive e delle complicanze, per favorire il riavvicinamento del malato alla famiglia e alla società.

Nell’ambito della prevenzione secondaria rientrano gli screening, che mirano infatti a identificare una patologia in uno stato precoce, quando è più facilmente curabile.

Gli screening possono riguardare diverse patologie: lo screening neonatale, per esempio, riguarda l’individuazione di patologie geneticheematologiche ed endocrinologiche trattabili durante i primi giorni di vita. Particolarmente importanti sono gli screening oncologici che servono a individuare precocemente i tumori o i loro precursori, nel momento in cui sono maggiormente sensibili a trattamento. Lo screening si rivelerà utile se, oltre a permettere un incremento delle diagnosi di una neoplasia, porta ad una riduzione della mortalità legata ad essa.

Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nelle donne: in Italia colpisce circa 37.000 donne ogni anno. Lo screening del tumore della mammella è rivolto a donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e prevede l’esecuzione bilaterale della mammografia ogni due anni. Una positività alla mammografia non indica certezza di neoplasia, infatti, in tal caso, la donna viene invitata a eseguire una seconda mammografia, un’ecografia e una visita clinica, a cui può seguire una biopsia (prelievo di cellule) per avere la conferma diagnostica della presenza del tumore.

Prevenzione, prevenire è meglio che curare

Prevenzione, prevenire è meglio che curare

Il Tumore della cervice uterina colpisce circa 3.500 donne l’anno ed è il miglior esempio di screening oncologico. Questo tumore è legato all’infezione persistente da papillomavirus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale (particolarmente pericolosi sono HPV16 e HPV18).

Il test di elezione in questo caso è il Pap-test, gratuito ogni 3 anni per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Se il Pap-test risulta positivo, cioè se si evidenzia la presenza di alterazioni cellulari precancerose o cancerose, la donna è invitata a eseguire una colposcopia, per avere una visione ingrandita della cervice adatta a valutare le lesioni e la loro estensione. Alla colposcopia può seguire una biopsia, cioè un prelievo di cellule per una conferma definitiva sulla natura della lesione.

Se il Pap-test non evidenzia alterazioni cellulari, la donna è invitata a ripetere l’esame dopo tre anni. Sta prendendo piede recentemente un nuovo test di screening basato sulla ricerca dell’infezione dell’HPV ad alto rischio, essendo considerata questa indispensabile all’insorgenza della neoplasia.

Nel nostro paese ogni anno i casi di cancro del colon-retto sono circa 19.500 nelle donne e 29.000 negli uomini. Lo screening viene effettuato con il test del sangue occulto nelle feci, da eseguire ogni 2 anni in persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Nel caso di positività a questo esame, è indicata l’esecuzione di una colonscopia, la quale permette la visualizzazione del tratto intestinale e anche la rimozione, ad esempio, di polipi per successive analisi.

I test usati nello screening non sono perfetti, infatti possono risultare positivi in pazienti non ammalati (falsi positivi), oppure possono non evidenziare la patologia in soggetti realmente affetti (falsi negativi). Il progresso della ricerca e le tecnologie del futuro saranno i veri alleati nel perfezionamento dei programmi di screening e nella lotta all’eradicazione di patologie tanto diffuse quanto pericolose.

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