4 Luglio 2015 - 11:34

Ddl Pubblica Amministrazione: l’idea dello “studente” Marco Meloni

Proposta shock del deputato PD Marco Meloni sul ddl Pubblica Amministrazione che tende a creare Atenei di Serie A e Serie B

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L’Italia è uno dei Paesi in cui le “nuove generazioni”, nonostante gli slogan di circostanza, sono diventate, ormai da anni, il vero problema.

Si è passati, infatti, dai “bamboccioni” dell’allora Ministro dell’economia e finanze Padoa Schioppa alla retorica del precariato di Renato Brunetta, arrivando al “troppo choosy” dell’ex Ministro Elsa Fornero.

Le “future generazioni”, però, dopo i trattamenti ricevuti con il “Jobs act” e “La buona scuola” mai si sarebbero aspettati l’ennesima stoccata dei “policy maker” al loro domani.

Ddl Pubblica Amministrazione: l'idea dello "studente" Marco Meloni

E’ accaduto che l’on. Marco Meloni (Pd) in vista del ddl Pubblica amministrazione ha presentato un emendamento alquanto svilente per tutti gli studenti(ed ex) italiani.

Il deputato piddino, infatti, ha proposto la seguente modifica al ddl suddetto:

“b – bis) superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso ai concorsi e possibilità di valutarlo in rapporto a fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato e al voto medio di classi omogenee di studenti, ferma restando la possibilità di indicare il conseguimento della laurea come requisito necessario per l’ammissione al concorso;”

In pratica, secondo Meloni l’accesso ai concorsi pubblici necessita la valutazione dell’Università che ha attribuito il titolo.

La proposta, che ha subito allertato l’intera popolazione studentesca, necessita diverse riflessioni in merito.

In primis, nonostante gli sforzi per la piena diffusione del “sapere” tramite la costituzione di Atenei nelle diverse zone d’Italia, si cerca di individuare Università di Serie A e di Serie B (o Z, dato che saranno denigrate in ogni concorso).

In secondo luogo, si mette totalmente da parte la competenza del singolo laureato (giustificando il tutto attraverso l’eccessiva bontà dei professori universitari sulle valutazioni), considerando lo stesso inferiore perchè, magari per motivi economici, ha scelto un’Università piuttosto che un’altra.

Inoltre, chi avrebbe il compito di valutare gli Ateni virtuosi? Su quale base si fonderebbe tale valutazione? Perchè scegliere l’Università X invece che quella Y?

Infine, in un periodo di crisi economica in cui l’attività lavorativa è diventata un miraggio, a subire le maggiori conseguenze di una proposta del genere sarebbe soprattutto il mezzogiorno (già devastato dalla disoccupazione galoppante), in quanto lo scioccante emendamento sembra propendere per i grandi Atenei (presenti per lo più nel Nord Italia) a svantaggio delle medie realtà, sviluppatesi ampiamente negli ultimi anni, presenti nel meridione.

Se “Il sonno della ragione genera mostri”, l’Italia si appresta ad affrontarne uno enorme ed eccessivamente ottuso.

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