Quando di grigio c’è solo l’umore degli spettatori
Cinquanta sfumature di grigio, fin troppe chiacchiere per un film scritto male che offre un minimo di azione solo a 120 minuti quando ormai cala il sipario su una storia senza forma
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Ripassiamo ancora una volta la regola: non si producono film tratti dai romanzi! Ma che succede se il romanzo stesso è discutibile e già di per sé oggetto di polemica?
Stiamo parlando del fenomeno letterario (?) Cinquanta sfumature di grigio, una trilogia (nientemeno!) che ha fatto chiacchierare e eccitare le “desperate housewives” di tutto il mondo che sognavano mr. Gray che va a illuminare il grigiore delle loro vite con le sue <<Cinquanta sfumature di perversione>> come afferma egli stesso in una delle peggiori battute del film, per non parlare della storia del cinema in generale.
Ebbene questa storia erotica è diventata film grazie alla decisione azzardata della regista Sam Taylor Johnson, artista concettuale, già regista del film del 2009 Nowhere boy, basato sull’adolescenza di John Lennon. La regista, che si potrebbe definire in senso più generico artista, ha acquisito l’eredità letteraria e allo stesso tempo la responsabilità di E.L. James, l’autrice della trilogia delle sfumature.
Come si è detto, il libro stesso è stato oggetto di molte critiche e apprezzamenti, il classico fenomeno che si ama o si odia. La questione cruciale su Cinquanta sfumature di grigio, tuttavia, non è se il film è bello o brutto, se è piaciuto o meno, ma se è scritto bene o no. Purtroppo il film è scritto molto male e tutta la storia sembra essere preda della casualità.
In primo luogo i due personaggi, Anastasia Steele (Dakota Johnson) e Christian Gray (Jamie Dornan) sembrano non avere uno scopo. Fin dall’inizio (lei in particolare) si lasciano semplicemente trascinare dagli eventi che gli accadono senza avere il minimo spirito di iniziativa. È certamente comprensibile che di fronte a un uomo bello, affascinante e straricco qualunque donna si abbandonerebbe al suo volere, ma qui non stiamo parlando di dominatore e sottomessa, come si dice più volte nel film, si parla di obiettivo del personaggio, di scopo, volontà, tutte cose che in questo film sono totalmente assenti. Avrebbe più volontà e intenzione la protagonista di un film porno che di sicuro ha meno battute della Johnson in questo film.
Per quanto riguarda lui, si certo è bellissimo, certo non è il semplice modello che s’improvvisa attore (all’attivo ha già un’interpretazione in MarieAntoinette di Sophia Coppola e una parte da protagonista nella serie The Fall), ma quanto è credibile nei panni del dominatore fatale? Ben poco purtroppo, dal momento che è evidente la sua difficoltà a essere violento nei confronti della partner e ciò è stato ammesso dallo stesso attore in alcune interviste.
Insomma entrambi gli interpreti sembrano delle piatte figurine messe lì con sopra l’etichetta di Cinquanta sfumature di grigio perché già soltanto questo basta per incassare milioni di dollari al botteghino.
Insomma, perché affannarsi tanto a scrivere una sceneggiatura decente se quello che conta sono le scene di sadomaso? Ma su questo punto possiamo tranquillizzarvi, nulla di quello che si vede in questo film è tanto estremo da sconvolgervi. Ci fosse stato almeno il sesso estremo di cui si parla ci saremmo potuti dimenticare dei dialoghi piatti, di lei che sembra venire a ogni minimo fiato del protagonista, anche senza motivo e del fatto che proprio quando sembra iniziare la vera azione è proprio in quel momento che il film finisce.
Come un rapporto sessuale cominciato male e finito peggio, con un orgasmo non raggiunto e il senso di frustrazione che ne segue insieme alla voglia di vedere Nimphomaniac di Lars von Trier perché almeno lì ci si fa davvero male.
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