Record sul K2: 10 nepalesi sono i primi a scalarlo in inverno
Incredibile record vede protagonisti il K2 e 10 nepalesi. Era l’ultimo gigante della Terra che ancora non era stato scalato in inverno
Dieci nepalesi hanno scalato il K2, in inverno. È record. Il K2, infatti, con i suoi 8611 metri di altezza, era l’unico dei 14 giganti della Terra che finora aveva respinto ogni avventuriero nella stagione invernale. Il primo a farsi scalare nella stagione più fredda dell’anno è stato l’Everest ben 31 anni fa, mentre l’ultimo era il Nanga Parbat che ha resistito fino a 5 anni fa. La grande novità è che i primi salitori della seconda montagna della Terra sono tutti nepalesi. Alle salite invernali sugli altri 13 giganti, infatti, non ha mai partecipato nessun nepalese. Al contrario i protagonisti erano sempre in gran parte polacchi, ai quali si è aggiunto poi Simone Moro, con ben 4 prime invernali sugli Ottomila.
Gli Sherpa, da “spalle” a protagonisti
I nepalesi, o più correttamente gli Sherpa, negli Anni ’50 avevano partecipato a quattro prime salite assolute degli Ottomila, ma come “spalle” degli alpinisti occidentali. Questa volta sono stati loro i protagonisti assoluti. Pur lavorando a vantaggio dei “clienti” di una spedizione commerciale, hanno voluto dimostrare al mondo di essere alpinisti capaci di grandi imprese, anche il K2 in inverno.
Una prima spedizione era composta da Mingma Gyalje, Kili Pemba e Dawa Tenjin. Altri cinque, Mingma David, Mingma Tenzi, Gelje, Pem Chiiri e Dawa Temba, appartenevano alla spedizione di Nirmal Purja. E infine Sona Sherpa, della grande spedizione di Seven Summit Treks. Ieri i tre Mingma erano arrivati fino a piazzare campo 4 a 7800 metri, aiutati da Sona che è sceso a campo 3 (7300 m), da dove poi tutti gli altri sono saliti per attaccare la vetta, pur avendo anche il compito di continuare ad attrezzare la via in quella parte alta che mai era stata percorsa prima in inverno. Il record di altitudine precedente sulla via dello Sperone Abruzzi (quella della prima salita italiana del 1954) era di 7650 metri, raggiunti da Denis Urubko in un tentativo solitario tre anni fa.
La giornata del record è iniziata all’una della notte nepalese. L’arrivo sulla cima del K2 si è avuto 13 ore dopo, durante le quali i 10 nepalesi partendo da campo 4 hanno affrontato gli ultimi 811 metri di quota da guadagnare, sopra la Spalla, con i due passaggi critici del Collo di Bottiglia e del successivo Traverso. Entrambi dominati dalla impressionante mole strapiombante del Grande Seracco.
Il valore di questa salita
La salita invernale sul K2 compiuta da 10 nepalesi è un momento storico per l’alpinismo per due motivi. In primis chiude un’era, quella della “conquista invernale”. Ora gli alpinisti potranno dedicarsi anche in inverno alla ricerca di nuove vie, nuove montagne, o a salire i 14 giganti della Terra con stili diversi. Secondo, si apre definitivamente l’era dell’ingresso degli sherpa nel consesso degli alpinisti di punta. Una dimostrazione di forza come questa l’avevano data in massa solamente gli “ice warriors” polacchi che negli Anni 80 realizzarono le prime invernali di 7 Ottomila.
Il meteo sul K2
Per la giornata del record le previsioni indicavano per venti relativamente molto deboli (per essere a oltre 8000 metri sul K2), a circa 30 km orari. La temperatura invece è stata molto bassa, in vetta probabilmente è arrivata anche a meno 50. Da domani il tempo andrà peggiorando ma dovrebbe dare ai 10 nepalesi il tempo di scendere in sicurezza.
La questione ossigeno
Per la scalata al K2 da campo 3 Sergi Mingote aveva scritto che tutti usavano le bombole. Mingma G. però aveva dichiarato in passato la sua intenzione di salire senza ossigeno supplementare. Lo stesso dicasi per Nirmal Purja. Tuttavia è assurdo pretendere che gli sherpa non usassero le bombole per difendersi dai rischi del loro lavoro. Per piazzare le corde fisse, infatti, bisogna restare spesso e a lungo fermi. A oltre 8000 metri di quota questo tipo di attività procura il maggiore pericolo di congelamenti. L’ossigeno, oltre a facilitare la respirazione, consente di ridurre il rischio congelamenti.
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