18 Febbraio 2021 - 17:01

Recovery Plan: alla fine andava bene la versione di Conte

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A tutti quelli che dicevano “il Recovery Plan sarà riscritto“, Draghi ha risposto che invece il progetto sarà la stesso dell’ex premier

Recovery Plan significa transizione ecologica, riforma di fisco, giustizia e pubblica amministrazione. Significa investimenti in opere pubbliche, cultura, istruzione e tanto altro. Il Recovery Plan marca una linea di confine per la ripartenza e le possibilità di sviluppo del nostro Paese. Eppure se fino a qualche giorno fa il progetto italiano portato avanti dal Premier Conte risultava viziato da incompletezza ed inefficacia, adesso magicamente si dimostra essere corretto. Finiremo il lavoro di Conte, queste sono state le parole di Mario Draghi e quando parla il nuovo premier tutti in religioso silenzio si prostrano di fronte alla sua figura. Ma allora, la domanda sorge spontanea, era davvero necessario far cadere il Governo e arrivare a tutto questo?

Un piano praticamente completo

Il Recovery Plan del Governo Conte 2 non è tutto da riscrivere come molti sostengono da settimane. Con le parole pronunciate ieri in Senato, il neo premier Mario Draghi ha confermato quest’idea. Il piano infatti non sarà stracciato e ripensato da zero. L’ipotesi era già da scartare per una serie di motivi: il principale è che l’impianto del documento, cioè la ripartizione delle risorse tra progetti con almeno il 37% dedicato alla transizione ecologica e il 20% al digitale, è quello prescritto a tutti i Paesi da Bruxelles. La stessa Unione Europea una settimana fa ha messo nero su bianco che l’impostazione è corretta, quel che manca sono i dettagli di riforma e gli investimenti chiave.

Le continue menzogne dei due Matteo

Divisi soltanto dalle loro rispettive idee politiche ma molto più simili tra loro di quanto pensino. Le bugie “Salvirenziane” hanno caratterizzato e segnato il percorso della crisi di Governo. Il primo Matteo, di Rignano sull’Arno, sul pretesto del Recovery e della sua governance ha aperto la crisi di Governo. Renzi ha sempre sostenuto che anche la seconda versione rivista sulla base delle richieste di Italia viva andava ripensata. Mentre l’altro Matteo, Matteo Salvini, il quale ormai ha cambiato il suo slogan in “#primaglieuropei“, sosteneva che il 27 gennaio scorso la bozza fosse già stata bocciata dalla UE. Completamente falso.
Il 4 Febbraio poi, dopo la notizia della convocazione di Draghi al Colle per l’incarico, Renzi intervistato da Repubblica ha ribadito che quello era il punto cruciale: A chi mi domanda perché la crisi rispondo semplice: se dobbiamo spendere 200 miliardi di € preferisco li spenda Draghi che Conte.”

Gli annunci disattesi sulla riscrittura del Recovery Plan

Il Sole 24 Ore, il 21 Gennaio scorso, aveva chiarito la propria posizione con un editoriale in cui la proposta del Conte 2 era definita del tutto inadeguata. Ma il 5 Febbraio faceva un passo avanti. Il titolo è: “Draghi: riscriverò il Recovery Plan“. La “riscrittura”, comunque, è stata data per scontata anche da Repubblica il 14 Febbraio. Inserita nell’articolo sulla scelta di Draghi di affidare i ministeri chiave ai “tecnici” Daniele Franco, Vittorio Colao e Roberto Cingolani. Il 15 Febbraio è invece il turno del Corriere della Sera, secondo cui i primi impegni del neo ministro dell’economia Franco sarebbero stati “ristori, cartelle esattoriali e Recovery plan (da riscrivere)”. Intanto sempre su Repubblica l’imprenditore Alberto Bombassei si diceva convinto: Draghi, il più autorevole italiano fuori dai nostri confini, riscriverà il Recovery Plan inserendo progetti realizzabili e finanziabili.”

Draghi ci ha fatto capire il vero scopo di Italia Viva

Forse si poteva già intuirlo, ma alla fine sono state proprio le parole del Premier tanto voluto da Renzi & Company a svelare l’arcano. Non c’era nessun tema che si sarebbe potuto mettere sul tavolo per cambiare le cose durante la crisi di Governo. Perché il destino dell’esecutivo era già scritto. I contenuti più volte richiamati da Italia Viva erano semplicemente dei nomi, quei nomi che volevano al fine di spendere i 209 miliardi del piano ottenuti da Conte. Non ci credete? oppure pensate sia una accusa ingiusta? Bene, le parole di Davide Faraone ieri al Senato non potranno che farvi propendere per questa triste realtà. Ci chiedono strumentalmente perché non chiediamo più il MES. Non lo facciamo perché il nostro MES è lei, presidente Draghi, e questo Governo. Queste le agghiaccianti parole di uno degli esponenti del partitino di Renzi in grado di sovvertire il potere esecutivo del Paese.

Ormai non c’è tempo per guardarsi indietro

Gli accadimenti delle ultime settimane avranno il loro tempo per essere approfonditi, ma adesso non c’è tempo. Gli italiani devono sperare che, nonostante questo scempio politico, Mario Draghi riesca a risollevare le sorti di un Paese ormai stremato anche psicologicamente. Ad un anno esatto dallo scoppio della pandemia sembra ancora tutto offuscato. Recovery Plan, piano vaccinale, scuola, lavoro: ora è il momento di agire e farlo in fretta. Non c’è una prospettiva certa e se l’ex Presidente della BCE mediando nel mare di squali della sua maggioranza sarà in grado di fare il bene dell’Italia non potremo che esserne felici.

D’altronde dopo l’emergenza anche le elezioni prima o poi arriveranno e di questo sicuramente non saranno felici gli stessi architetti della crisi paradossalmente così determinanti e chiacchierati in questo momento ma destinati a scomparire dalla cartina politica italiana.