26 Marzo 2016 - 13:11

Regeni, l’Italia non crede alla svolta

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La Procura di Roma ritiene gli elementi comunicati non idonei per identificare i responsabili dell’omicidio Regeni. Tanta la rabbia dei genitori: «Governo reagisca a questa messa in scena»

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Il caso Regeni non è affatto chiuso. Gli investigatori italiani sollevano infatti diversi dubbi sulla presunta “svolta” comunicata dalle autorità egiziane secondo cui il giovane ricercatore italiano sarebbe stato ucciso da una banda specializzata nel rapimento di cittadini stranieri, morti in seguito ad un conflitto a fuoco con la polizia. Nella casa di uno dei familiari di un componente della banda sarebbero stati ritrovati passaporto e documenti di Regeni.

La Procura di Roma– come affermato dal procuratore Pignatone ritiene che gli elementi finora comunicati dalla Procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo non siano idonei a fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni e per identificare i responsabili dell’omicidio». 

RegeniLe indagini sulla morte di Regeni «devono fare piena, totale luce senza ombre o aloni». Questa la reazione di Palazzo Chigi che ha ribadito come «l’Italia non si accontenterà ma di niente di meno della verità, di tutta la verità».

Secondo gli inquirenti sono almeno tre le incongruenze presenti nella ricostruzione del Cairo. Il primo dubbio è legato proprio ai documenti di Regeni: non è credibile, sottolineano fonti qualificate, che una banda di rapinatori e sequestratori abbia conservato per mesi documenti  e telefoni con il rischio di essere scoperti. Il sospetto è che quei documenti siano stati conservati da qualcun altro per poi farli saltare fuori al momento opportuno.

L’altra incongruenza è legata alle sevizie riscontrate sul corpo del giovane italiano e confermate anche dall’autopsia inviata dalle autorità egiziane agli inquirenti italiani:perché una banda che aveva come unico obiettivo quello di rapinare Regeni lo avrebbe torturato per almeno una settimana?

Poco credibile anche la vicenda del conflitto a fuoco in cui sono morti tutti coloro che avrebbero potuto fornire informazioni utili. Allo stato, inoltre, non c’è una sola prova processuale che consenta ai nostri investigatori di avere elementi che riconducano l’omicidio del ricercatore ai rapinatori uccisi giovedì.

L’Italia intanto fa sapere che le indagini proseguono: «Continueremo a scavare seguendo le nostre piste per trovare prove certe e fugare i dubbi» dicono le fonti, sottolineando come ad oggi l’Egitto non ha ancora risposto a 2 richieste fondamentali: la consegna di tutte le immagini della telecamera della zona dove abitava Regeni e delle due stazioni della metropolitana che avrebbe dovuto utilizzare la sera della scomparsa e la consegna dei tabulati delle celle dove abitava il ricercatore e dove è stato ritrovato il suo cadavere.

«Feriti e amareggiati per l’ennesimo tentativo di depistaggio da parte della autorità egiziane» si sono definiti i genitori di Giulio ma anche «certi della fermezza con la quale il governo italiano saprà reagire a questa oltraggiosa messa in scena».

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