24 Settembre 2015 - 15:31

Relazioni sociali nell’era di Internet, l’evoluzione della società liquida

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Una sintesi dei principali studi di Sherry Turkle sull’uso crescente di Internet

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Lo svluppo e l’uso crescente delle nuove tecnologie spinge studiosi, curiosi e informatici a porre in essere alcune questioni rilevanti, prime fra tutte, il cambiamento radicale delle relazioni interpersonali nell’era 3.0.

È indubbio, l’apporto dell’informatica nello studio, nel lavoro, e , soprattutto l’uso-abuso di essa nella vita quotidiana di tutti noi; se fino a qualche decennio fa l’informatica si distingueva come una serie di servizi rivolti ad addetti ai lavori, ora, invece, ha conquistato, con l’avvento degli smartphones e delle applicazioni ad essi collegati, un ruolo che da più parti è visto come invadente.

Relazioni sociali nell'era di Internet, l'evoluzione della società liquida

Relazioni sociali nell’era di Internet, l’evoluzione della società liquida

Molto interessanti sono i pensieri che Sherry Turkle, docente di Studi sociali e tecnologie al M.I.T, ha proposto già nel lontano 1997 con il suo: “La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali nell’epoca di Internet” , nel quale considerava le differenze esistenti tra il mondo reale e quello virtuale, ma è con “Insieme ma soli” che la studiosa indaga con grande acume, venato da una punta di ironia la piega che l’avanzamento tecnologico ha preso.

Secondo la Turkle, infatti, analizzando lo spirito del presente, la tecnologia nell’attuale presente ha proposto più danni che benefici, al buon vivere sociale, all’apprendimento e concentrazione.

Il fatto di “essere sempre accesi”, cioè in modalità on line, conduce le persone ad estraniarsi dalla realtà circostante per immergersi in quella virtuale, paradossalmente abbiamo più “contatti” sui social, che amici reali con i quali uscire per svagarsi; consultiamo la posta elettronica al mattino e alla sera, in riunione ci concediamo distrazioni per un tweet o per chattare, mettendo tra parentesi anche la buona educazione.

“Ci illudiamo di essere insieme, ma invece, con la connettività siamo soli.

Le nostre tecnologie ci spingono a trattare il nostro prossimo come un mero oggetto, un oggetto a cui ‘accedere’ ma solo a quelle parti che troviamo utili, confortevoli o divertenti”.

Turkle esprime il suo disappunto anche per quel che concerne la concentrazione, nello studio, come nel lavoro. “Chi studia – o crede di studiare- mentre aggiorna Facebook, fa acquisti su Amazon, risponde alle chiamate e ai messaggi testuali, è sistematicamente incapace di sviluppare un pensiero coerente”. Condannando l’uso del multitasking, la Turkle ritiene che le risorse cognitive umane siano depotenziate e mal sfruttate dagli utenti.

Le riflessioni sociologiche di Sherry Turkle sono soltanto un’eco, autorevole, di quanti invocano un utilizzo meno serrato delle tecnologie, un uso consapevole, ma che non invada, né violenti l’umana stirpe.

Insomma la società liquida di baumaniana memoria si è ridotta ad una grande nebulosa asfittica, nella quale oltre a non intravedere i contorni reali e non reali, si tende a confondere ciò che è tangibile da ciò che non lo è, a disperdere le tradizionali categorie di spazio e tempo, in favore di un non meglio precisato qui e ora.

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