Rhinoceros, la sesta puntata di Fargo 2 – Recensione
Intensa. Rhinoceros, la sesta puntata di Fargo 2, si presenta come una delle migliori della seconda stagione. Equilibrio tra azioni, dialoghi e colpi di scena, sospendendo nel pieno della narrazione
[ads1] L’incendio della macelleria segna il passaggio decisivo nella caratterizzazione dei personaggi coinvolti nella grande metafora di Fargo, il luogo in cui si è fondato ed è stato tramandato l’imperialismo di stampo romano-tedesco, che contempla la volontà come capitale umano da investire nella lotta alla sopravvivenza. La sesta puntata, dal titolo Rhinoceros, mostra uomini e donne in lotta con se stessi e con il contesto in cui sono inseriti: scantinato e strade rimangono i due elementi intorno cui ruota la guerra armata di Fargo. Un salire e scendere dalle scale dello scantinato dei personaggi definiti “normali” è come il viaggio in continuum della mafia e della famiglia Gerhardt.
Questo duplice movimento rappresenta da un lato l’estensione di un’ideologia e di un sistema, dall’altro il doppio travestito di conformismo: la mafia sta cercando di conquistare un luogo simbolo del potere, in forte decadenza di fronte alla perdita del capo di famiglia, mentre la coppia Ed/Peggy provano in ogni modo a coronare il sogno americano nel bel mezzo del ghiaccio del Minnesota. Se Ed vuole perpetuare il senso di famiglia inculcato dai suoi genitori (continuando a vivere nella casa natia), Peggy tenta l’emancipazione stando con un piede nell’idea tradizionale di famiglia e con un altro nella realizzazione di donna in quanto individuo libero e creativo.
In fondo, è una lotta che s’instaura, parallelamente e casualmente, tra due famiglie che cercano di restare unite nonostante l’ambiente ostile.
Lo scantinato dunque, è di nuovo il protagonista di Fargo, perché rappresenta quel luogo sottostante, dove si può accumulare, nascondere, violare. Un posto in cui si accantona la coscienza e dove rimane al buio, ma è probabilmente la parte più importante della casa, che permette di riordinare il piano superiore e renderlo funzionale alla vita quotidiana. Quello scantinato però, appartiene alla casa, ed è come un archivio, una memoria dove si sedimenta la storia, il superfluo, la robaccia. Una sorta d’inconscio, che colleziona ciò che non serve tutti i giorni, fino a diventare una disordinata e confusa visione della propria esistenza. Sia Lester Nygaard che Ed/Peggy cambiano le loro vite all’interno di un luogo ripostiglio della volontà di emergere, liberarsi dall’apparenza per emancipare la repressione (il rumore della lavatrice nella prima puntata di Fargo 1, è come la voce della coscienza che sta soffocando).
In Rhinoceros ogni personaggio comincia ad assumere una sua connotazione: la mafia aiutata da Simone, approda a Fargo, sparando all’interno dell’abitazione della famiglia Gerhardt, diversamente da quanto concordato al telefono con la figlia di Dodd. In casa sono rimasti solo Simone, la nonna e il nonno paralitico, mentre i figli sono sulla strada verso Luverne alla ricerca del macellaio. La strada, l’altro elemento sempre presente nella serie, è il cammino del male, il quale attraversa i luoghi e li contamina, li trasforma.
La giustizia, poi, il catalizzatore della serie Tv.
Sceriffi e poliziotti che penetrano il sistema attraverso la fermezza: in entrambe le stagioni il senso di giustizia diviene il valore portante che (ri)purifica la neve del Minnesota sporcata di sangue. Lou è uno dei personaggi più affascinanti di Fargo 2, coerente con il suo ruolo, nasconde e supera la sofferenza familiare attraverso la salvifica condotta professionale all’interno della guerra tra sistemi a mo’ di Far West.
Centrale l’entrata in scena di Karl, Nick Offerman, avvocato di Ed comparso nella puntata precedente durante il discorso di Reagan alla Nazione. Un uomo buffo e chiacchierone, che conosce la delusione di un americano che avrebbe voluto l’America promessa, ritrovandosi a trascorrere molto del suo tempo giocando a carte in un bar, raccontando valori traditi e ingiustizie radicate nel suolo americano. Karl, per il suo pensiero raffinato racchiuso in un corpo zoppicante, trasforma l’ordine degli eventi, convincendo Bear (fratello minore di Dodd) a ritornare nella sua Fargo senza il figlio, rispettando l’ordine naturale della giustizia.
La sesta puntata, Rhinoceros, pone il confronto tra la micro realtà della famiglia e la grande realtà dell’America, nella dialettica in cui si esprime il Mito di Sisifo con il quotidiano tentativo di Ed di realizzarsi, di conquistare una posizione, portando con costanza e fatica quel sasso fin sulla cima della montagna, continuando a peccare di tracotanza. [ads2]
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