Riforma Buona Scuola: il PD sceglie di ripartire dal Fit
Il Pd riparte dal modello Renzi: assunzioni facilitate e formazione di un anno. Cosa c’è da sapere sulla riforma Buona Scuola
Di formazione e tutoraggio si iniziava a parlare nel 2015, con la legge 107 o Fit, pensata per la preparazione e semplificazione dell’inserimento dei docenti nel mondo della scuola e imbracciata da Matteo Renzi come soluzione concreta al precariato. Eppure dopo 4 anni e 3 governi, il Fit rimane sospeso nell’aria, non essendo mai veramente decollato.
Le proposte
A risollevare la questione della Buona Scuola, sempre il PD, ma questa volta sotto forma di emendamenti per il Decreto Sostegni bis. Con una nota firmata da Manuela Ghizzoni, responsabile istruzione del PD, Rosa di Giorgi (deputata dem) e Roberto Rampi (senatore dem), il PD chiarisce alcune modifiche necessarie per rendere il dl efficace: “Nel merito è necessario approvare per la scuola secondaria la riforma che, a regime, leghi direttamente la formazione iniziale dei docenti con l’accesso in ruolo“, si legge, “che per gli attuali docenti abilitati e specializzati il requisito di servizio sia ridotto ad una annualità e la prova conclusiva sia di carattere metodologico-didattico; che sia attivata una procedura straordinaria per i docenti supplenti che hanno già maturato 3 annualità di servizio, con valutazione comparativa e integrazione delle competenze professionali acquisite“.
Eppure, nonostante il decreto legge sembri particolarmente attento a favorire l’assunzione straordinaria dei precari, rimane avvolto da una fitta nebbia il sistema per diventare docenti, limitandosi a sottili modifiche in termine di procedura di concorso, scegliendo il quiz per la prova scritta.
Formare alla scuola
Il vessillo della buona scuola del PD rimane la formazione, proponendo una programmazione capace di accompagnare il laureato in un percorso di tutoraggio, della durata di 2 anni rispetto ai 3 proposti da Renzi. Il tentativo sarebbe appunto quello di ridurre gli anni per l’immissione in ruolo degli aspiranti insegnanti, tema troppo spesso contestato dagli aspiranti docenti.
Il Pd specifica ulteriormente in una nota: “Nel dettaglio, la nostra proposta riguarda un percorso post lauream di formazione tirocinio e immissione in ruolo per gli aspiranti docenti su posto comune. Al percorso gli/le aspiranti docenti accedono mediante concorso per un numero di posti corrispondenti al fabbisogno” inoltre, “ai vincitori è attivato un contratto di durata biennale, con progetto di ricerca-azione quale prova finale, ad esito positivo della quale si entra in ruolo avendo già assolto all’anno di prova“.
In cosa consiste
Due gli step principali per intraprendere il percorso teorico e pratico per l’insegnamento, in particolare per il primo anno (retribuito), si prevede: “una formazione tesa alla specializzazione delle competenze professionali associata ad attività di tirocinio diretto e indiretto, nonché di insegnamento affiancato, con la collaborazione di tutor universitari e scolastici” e nel secondo anno ‘l’attività formativa proseguirà contestualmente all’effettivo servizio di insegnamento su posto vacante e disponibile”.
Resta però difficile immaginare il progetto realizzato in pieno, i pareri restano, infatti, discordanti e ancora molti da convincere. Nel frattempo, il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, durante il vertice tenutosi settimana scorsa insieme ai rappresentanti dei gruppi parlamentare di maggioranza, proprio riguardo le modifiche sul fronte scuola del Decresto Sostegni bis, decide di affidarsi completamente alla decisione e volontà del Parlamento.
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