26 Maggio 2016 - 12:20

Riforma del Senato, dura critica di Zagrebelsky

In un’intervista rilasciata a Repubblica l’ex Presidente della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, afferma che la riforma del Senato avrebbe come effetto quello di “umiliare la politica”

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In vista del referendum popolare indetto da Matteo Renzi, attraverso il quale viene chiesto ai cittadini italiani di esprimere l’accettazione o il rifiuto della riforma costituzionale proposta dall’esecutivo, iniziano a delinearsi quelli che sono il fronte del “no” e quello del “si”. Tra le fila dei contrari alla riforma troviamo Gustavo Zagrebelsky, ex Presidente della Consulta che in un’intervista per Repubblica rende note quelle che sono tutte le sue preoccupazioni riguardo un’ipotetica vittoria del “si”e quindi di accettazione della riforma. Nell’insieme dei pericoli paventati da Zagrebelsky troviamo quello di un‘ipotetica deriva tecnocratica della vita politica del Paese con un conseguente svuotamento della democrazia. Svuotamento che, ovviamente, non può che essere funzionale all’instaurarsi di vere e proprie oligarchie che allargherebbero sempre più la forbice politica che esiste ormai tra elettori e forze politiche. Basti pensare all’affluenza registrata nel referendum del 17 aprile per avere un’idea concreta della situazione.Zagrebelsky

Zagrebelsky inoltre invita a non politicizzare la Costituzione in merito alla quale “non ci potranno mai essere vincitori o sconfitti” e a non concepire il referendum come un’arma per spodestare Renzi, opinione molto diffusa in seguito alle affermazioni del Presidente del Consiglio stesso che annunciò  un suo ritiro dal Consiglio dei Ministri qualora il “no” avesse prevalso.  Così facendo si rischierebbe di trasformare qualcosa di importantissimo come una riforma del Senato in un semplice plebiscito popolare per deporre Renzi: in poche parole ancora una volta si guarderebbe il dito anzichè la Luna. Le critiche dell’ex-presidente della Consulta colpiscono la riforma in questione anche dal punto di vista della stesura testuale e della forma affermando che “Non mi dispiace non insegnare più il diritto costituzionale il prossimo anno, perché non saprei come spiegare ai miei studenti non una materia, ma un guazzabuglio”. Anche quest’ultima dichiarazione contenuta nell’intervista per Repubblica.

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