25 Giugno 2021 - 13:07

Riforma fiscale: flat tax e patrimoniale i veri nodi da sciogliere

manovra fiscale Riforma Fiscale

Tra le misure nella prima bozza della riforma fiscale, vi sono la flat tax e la patrimoniale. Si tratterà anche la riduzione dell’IRPEF

Ridurre l’IRPEF per i contribuenti della terza fascia di reddito, superare l’IRAP e istituire un nuovo Patto fiscale con i cittadini. Questi alcuni dei punti al centro della prima bozza di proposta di riforma fiscale avanzata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato. Prima, abbiamo avuto l’indagine conoscitiva IRPEF condotta nei mesi scorsi. Il documento di 21 pagine è ancora “assolutamente preliminare e incompleto” fa sapere il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze. Questo dovrebbe essere licenziato il 30 Giugno. Sarà la base su cui il Governo dovrà costruire la legge delega entro la fine di luglio, come indicato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La struttura dell’IRPEF è da ridefinire. Questo in accordo con i richiamati obiettivi generali di semplificazione e stimolo alla crescita, adottando in particolare i seguenti obiettivi specifici. L’abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28mila-55mila €. Poi ci sarà la modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche.” si legge nella bozza.

Per raggiungere tali obiettivi le Commissioni individuano preferenzialmente “un deciso intervento semplificatore sul combinato disposto di scaglioni, aliquote e detrazioni per tipologia di reddito. Sarà incluso l’assorbimento degli interventi del 2014 e del 2020 riguardanti il lavoro dipendente (Bonus Renzi ndr) o “in subordine tramite un sistema ad aliquota continua limitato alle fasce di reddito medie (il cosiddetto ‘sistema tedesco’).

Inoltre dovrebbe essere prevista l’introduzione di un minimo esente senza obbligo di dichiarazione per i contribuenti che si collochino sotto la relativa soglia. Tale minimo esente dovrebbe preferenzialmente essere inteso come una maxi-deduzione a valere su tutta la distribuzione dei redditi (o su parte di essa) adeguando corrispondentemente il livello delle aliquote. Nella riforma fiscale, se il costo di questo intervento dovesse risultare incompatibile con gli equilibri di finanza pubblica, dovrebbe essere introdotto con la sola finalità di ridurre il carico burocratico sui contribuenti.