3 Marzo 2021 - 12:00

Roberto Baggio: il “Divin Codino” tra coraggio, resilienza e sconfitte

Roberto Baggio - Divin Codino

Tra qualche mese sarà disponibile il film “Il Divin Codino”, la storia di Roberto Baggio che si snoda tra coraggio, resilienza e sconfitte

Finalmente abbiamo una data: 26 maggio 2021. Prima di svelarvi il teaser, facciamo un piccolo passo indietro. Nel giorno del 54esimo compleanno di Roberto Baggio (18 febbraio ndr), Netflix ha annunciato una notizia che ha esaltato i fan del campione del calcio: un film sulla vita privata e professionale del “Divin Codino” raccontata dall’adolescenza al ritiro, attraversando, come si legge nella sinossi, un arco di ben 22 anni.

Nel film targato Netflix, nei panni del grande campione ci sarà Andrea Arcangeli, il protagonista della serie italiana “Romulus“. Il produttore, Marco De Angelis ha dichiarato che il film “Divin Codino” racconterà non solo la carriera di Baggio ma anche, e soprattutto, la vita privata, il rapporto con la famiglia e la conversione al buddismo. “Dove finiscono le mie capacità inizia la fede“. La fede. Attorno a questo termine ruota la vita di Baggio e, come ha raccontato Eduardo Galeano nel suo libro “Splendori e miserie del gioco del calcio“, il grande calciatore “porta messaggi buddisti scritti sotto la sua fascia di capitano. Buddha non gli evita i calci ma lo aiuta a sopportarli. Dalla sua infinità serenità, lo aiuta anche a scoprire il silenzio, al di là del frastuono delle ovazioni e dei fischi“.

Resilienza

Una serenità che spesso è stata turbata dai numerosi infortuni che hanno colpito il calciatore. Ecco una dichiarazione tratta dal suo libro “Una porta nel cielo” in cui racconta il suo primo infortunio: “Sono allergico agli antidolorifici più potenti, e quelli che mi davano non li sentivo neanche. Stavo cosi male che mi girai verso mia madre e le dissi: “Mamma, se mi vuoi bene uccidimi, perchè io non ce la faccio più”. Era un tormento continuo, 24 ore su 24. A due settimane dall’operazione pesavo 56 chili,ne avevo persi 12“. Un uomo che non ha mai smesso di lottare, che non si è mai perso d’animo e che, nella fede, ha trovato la forza interiore per tornare a giocare nonostante i gravissimi infortuni.

Una personalità che si è sempre impegnata verso i più bisognosi. Oltre ai finanziamenti agli ospedali, per il terremoto di Haiti e per il suo impegno per la libertà di Aung San Suu Kyi, Baggio ha contribuito donando numerosi contributi alle organizzazioni di beneficenza in tutto il mondo. Nel 2010, gli è stato assegnato il ”Peace Summit Award 2010” il riconoscimento che annualmente viene assegnato da tutti i Premi Nobel.

Accanto al nome di Baggio troviamo, spesso e volentieri, un riferimento ad un errore che fu decisivo per l’Italia, e su questo mi piacerebbe soffermarmi su alcuni versi di un noto brano: “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.” Come continuerebbe De Gregori, “un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia“, e ha proprio ragione, perchè la sconfitta ci ricorda che siamo esseri umani, e come tali siamo imperfetti. In una società dove il fallimento è ritenuto “inaccettabile”, Baggio ci ha ricordato che nel calcio, come nella vita “i rigori li sbaglia soli chi ha il coraggio di tirarli.