2 Maggio 2018 - 23:05

Roma, si può dire soltanto “Grazie”. Ma l’Uefa deve svegliarsi

florenzi

Il cammino straordinario della Roma si interrompe in semifinale ma Eusebio Di Francesco ha dimostrato all’Europa che i giallorossi possono ambire molto più in alto

Minuto 92: Roma-Liverpool è agli sgoccioli e i tifosi giallorossi stanno già cantando per ringraziare i propri beniamini che, nonostante l’eliminazione, hanno fatto sognare una possibile finale a Kiev. Infatti, il 3-2 non basta alla squadra di Di Francesco per toccare il cielo con un dito, dopo il 2-5 di Anfield.

Damir Skomina, autore di una pessima (e siamo buoni con il giudizio) prestazione, concede un rigore quasi che non c’è per un tocco di mano di Klavan. Dopo due penalty non concessi (il più clamoroso è la parata di Alexander-Arnold, che di mestiere fa il terzino), quello che Radja Nainggolan trasforma all’ultimo minuto ha il sapore di una beffa atroce.

Un finale che sa di rammarico: il 4-2 è buono solo per aver battuto l’ultima squadra ancora imbattuta in Champions e per aver fatto capire che all’Olimpico, quest’anno, non si passa (5 vittorie e 1 pareggio).

La Roma esce dalla competizione a testa altissima, dopo aver dimostrato di potersela giocare con chiunque e aver fatto intendere che qualcosa nell’ambiente giallorosso sta cambiando radicalmente. Mai come quest’anno (negli ultimi 10 anni) i capitolini avevano fatto così bene in Europa.

Di Francesco da 10, nonostante le trasferte

L’artefice di questa cavalcata straordinaria della Roma è senza dubbio Eusebio Di Francesco. Arrivato tra lo scetticismo generale, ha portato i giallorossi ad una semifinale di Champions buttando fuori (nell’ordine) Qarabag, Atletico Madrid, Shakthar e Barcellona. Senza dimenticare il Chelsea, costretto a piazzarsi secondo.

Il tecnico abruzzese ha dimostrato all’Europa che il primo posto nel girone non era stato un caso ma che c’era una squadra con la voglia di sorprendere. Dagli ottavi in poi, la Roma ha sempre rimontato: sia a Donetsk, che al Camp Nou ed infine ad Anfield, i giallorossi sono stati messi ko. Questo forse l’unico neo di una pagella quasi da 10.

Ma nei return-match dell’Olimpico sono stati spietati e, dopo il miracolo contro il Barça, per poco non scappava il bis contro i Reds. Gli errori in Inghilterra sono stati decisivi, ma il mister giallorosso è saggio quando dice che da questi errori si può solo crescere.

Infatti la Roma adesso può solo continuare un percorso di crescita iniziato quest’anno e che, a 3 giornate dalla fine, la vede al 3° posto in campionato, ad un passo dall’accesso nell’Europa che conta anche per l’anno prossimo.

La speranza di DiFra è che il gruppo possa rimanere compatto durante la fase estiva del mercato. Magari qualche ritocco (impossibile non pensare alla cessione di qualche elemento, non necessariamente big, visti i ricavi di questa stagione) ma niente rivoluzione. Eusebio Di Francesco può solo crescere: lui e la sua Roma.

Uefa, sei sicura che il (o la) VAR non serva?

Vorremmo poter porre un quesito ad Alexander Ceferin, presidente dell‘UEFA: cosa serve ancora per introdurre la tecnologia nella competizione europea più importante?

Gli episodi di ieri in Roma-Liverpool sono stati gli emblemi di una kermesse che non può più andare avanti così. Passa (ma nemmeno più di tanto) il fallo di Van Dijk su Dzeko per il gol del 2-1 dei Reds, mentre non passano gli errori sul bosniaco (fermato in fuorigioco inesistente e atterrato da Karius) e sulla parata di Alexander-Arnold.

Ma non sono gli unici: all’andata il 3-0 dei Reds era irregolare per un fuorigioco di Salah (mattatore all’andata, invisibile al ritorno). Episodi che hanno scatenato l’ira di Pallotta e Monchi ma sicuramente fanno tornare in mente anche le parole di Agnelli e Buffon post-Real Madrid.

Infatti, nella finale di Kiev, insieme ai Reds, ci saranno le Merengues di Zidane che hanno eliminato il Bayern Monaco. Ma la truppa di Heynckes recrimina tra andata e ritorno per 3 rigori solari non concessi. Uno di questi è stato ammesso anche da Marcelo, protagonista di un colpo di mano galeotto non visto da Cakir e i suoi assistenti nel match del Bernabeu.

Il fallo di Lewandowski da parte di Sergio Ramos ha fatto tornare in mente quello commesso da Benatia su Lucas Vazquez al minuto 93 di Real-Juve. Il finale lo sappiamo tutti, ma in Real-Bayern è andata diversamente.

Tornando ai Reds, Guardiola schiuma di rabbia ripensando al gol annullato a Sané nel match di ritorno dei quarti contro la squadra di Klopp. L’incomprensibile fuorigioco segnalato dall’assistente di Lahoz sarebbe stato sconfessato se ci fosse stata tecnologia e forse sarebbe andata diversamente per il City.

Ma con i sé e con i ma non possono farsi storie. Una cosa è certa: la Uefa dovrà riflettere molto e prima di dire che il VAR crei confusione, ci pensino a lungo. C’è tempo fino al prossimo settembre per prendere una decisione importante.

Se per i Mondiali è stato approvato, perché non anche in Champions League?

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