7 Aprile 2022 - 16:25

Russia, le influencer contro Chanel: “Non c’è le fanno comprare neanche all’estero”

Chanel accusata di "Russofobia". Le influencer russe distruggono le borse del noto marchio di moda luxury in diretta sui social

Russia

La propaganda interna della Russia non può che passare anche dai social e dalle influencer di moda. A seguito dell’embargo di alcuni marchi nei confronti di Mosca, sui social russi è scoppiata una nuova polemica nei confronti di Gucci. Secondo quando riportata da Marina Ermoshkina, presentatrice della tv russa e influencer di moda e beauty nel paese, il noto marchio di moda luxury gli avrebbe negato di acquistare i propri prodotti in quanto “russa”.

Non una sola borsa, un solo brand vale meno del mio amore per la madrepatria e del rispetto per me stessa“. Queste le parole della Ermoshkina su Instagram prima didi impugnare un paio di cesoie e tranciare di netto una borsa dal valore di circa 4.000 euro (qui il video). “Sono contro la russofobia e contro i brand che supportano la russofobia. Se possedere una Chanel significa svendere la mia madrepatria, non ho bisogno di Chanel”. Ha concluso l’influencer esortando le sue colleghe a fare lo stesso.

Russia, la decisione di Chanel

La decisione di Chanel di non vedere i suoi prodotti in Russia e, quindi, di chiudere le sue boutique nel Paese non è di certo una scelta isolata. Sono tantissimi i brand che, adeguandosi alle sanzioni varate da UE e USA, hanno deciso di chiudere “temporaneamente” i propri affari in Russia. Da Mcdonald’s a Starbucks, da Coca-Cola a Pepsi e numerosi brand di moda, tutti hanno deciso di boicottare la Russia dopo l’aggressione all’Ucraina.

Una mossa mirata a destabilizzare il consenso in patria di Putin che, a quanto sembra, sembra aver funzionato e non poco. Quello della Ermoshkina, ovviamente, non è l’unico episodio simile a favore della “madre patria”. Marina è solo una della fitta rete di influencer e conduttori tv che tendono a divulgare la propaganda di Putin attraverso tv istituzionali e social network. La guerra è anche una questione di informazione e sopratutto disinformazione che tende a spostare da un lato o dall’altro i favori di quella fetta di popolazione che difficilmente sa come reperire informazioni affidabili e veritiere.