Nelle calde acque dello Ionio e, in particolare, lungo le coste calabresi quest’ estate si stanno diffondendo degli organismi chiamati “Salpa Fusiformis”. Scopriamo, insieme, tutto ciò che c’è sapere.
La Salpa fusiformis è un tunicato trasparente dalla consistenza gelatinosa in grado, ogni giorno, di catturare enormi quantità di anidride carbonica, ripulendo così l’aria del nostro pianeta.
Questi organismi sono ermafroditi, cioè hanno sia il sesso maschile sia quello femminile.
Durante la fase sessuata compongono una sorta di trenino chiamato “il trenino dell’amore”. Si tratta, infatti, di catene lunghissime formate dal perfetto schieramento delle salpe, che si ordinano in fila, uno dietro l’altro.
I maschi rilasciano nell’acqua svariati spermatozoi i quali entrano nelle femmine, fecondandole. Dopo aver partorito, tutti gli esemplari della fila si trasformano in maschi, in modo da poter fecondare di nuovo. Successivamente alla produzione degli spermatozoi, i maschi, per via dello sforzo, muoiono tutti.
Durante uno studio risalente al 2017 è stato analizzato il contenuto intestinale sia delle fasi aggregate sia di quelle solitarie della Salpa fusiformis. Il contenuto intestinale comprendeva diatomee, dinoflagellati, aptofiti agellati (Ordine Prymnesiales e Coccolithophorales), prasinofiti (Ordine Chlorodendrales) e, talvolta, copepodi (Crustacea).
La specie è diffusa, bene o male, in tutto il mondo. Nella fattispecie, possiamo trovarla nell’Oceano Antartico, nel Mar Mediterraneo, a nord dell’Oceano Pacifico (est e ovest) e nelle acque europee.
“Le salpe sono organismi appartenente al phylum dei Cordati, al subphylum dei Tunicati e alla classe dei Taliacei. Sono organismi essenzialmente filtratori, prendono nome dalla tunica che riveste l’animale. Presentano una forma a botte con evidenti i due sifoni caratteristici del filtraggio. Possono trovarsi in forma libera o coloniale. Fanno parte della macro categoria del plancton costituita da organismi che non sono in grado di opporsi al movimento delle correnti ma che, al contrario, si lasciano trasportare da esse. Le meduse invece appartengono al phylum degli Cnidari, la loro caratteristica distintiva sono gli cnidociti, cellule specializzate urticanti che usano principalmente per catturare le prede” afferma il Dott. Carandino.
“L’innalzamento della temperatura del Mediterraneo – spiega il Dott. Carandino – potrebbe essere uno dei principali fattori nel determinare questo aumento nei nostri mari. Già alcuni anni fa sono stati avvistati nelle acque di Lipari (Messina) esemplari di Salpa Maxima non comune a queste latitudini. L’animale, infatti, vive sui fondali dell’Oceania e di vari arcipelaghi del Pacifico. La mancanza o la diminuzione di predatori, a causa dell’impatto antropico, potrebbe essere un altro fattore determinante, infatti la notevole riduzione di tartarughe marine o delfini che si nutrono di questi organismi planctonici potrebbe causare un’abbondanza di queste specie.”
“I biologi statunitensi Laurence Madin, della Woods Hole Oceanographic Institution, e Patricia Kremer, dell’università del Connecticut, hanno grande fiducia nel loro potenziale, come emerge da una loro ricerca pubblicata nella rivista Deep Sea Research. La ricerca è il risultato di numerose spedizioni nel medio Atlantico eseguite nel corso di più di trent’anni, dalle quali è emerso che la specie studiata, Salpa aspera, prolifera in modo continuo fino a formare densi sciami in grado di coprire per mesi superfici anche di cento mila chilometri quadrati. Proprio per questa sua caratteristica con l’impiego delle più attuali tecnologie ricombinanti, una mutazione del corredo cromosomico porterebbe la Salpa aspera a diventare sempre più efficiente nel legarsi all’anidride carbonica presente nell’aria. Capace di metabolizzare, trattenendole, grandi quantità di CO2, questa se lasciata proliferare potrebbe dare risultati davvero significativi contro l’effetto serra” sostiene il Dott. Carandino.
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