The Salvation di Kristian Levring
The Salvation di Kristian Levring, ultimo film in concorso al Courmayeur Noir In Festival, è un omaggio al genere western con tonalità noir
[ads2] Il regista Kristian Levring, parte del gruppo Dogma 95 insieme a Lars Von Trier, Thomas Vintenberg e Soran Kragh-Jacobsen mescola in The Salvation diversi elementi tratti dal cinema di genere, nel suo caso il western e il noir. The Salvation è un chiaro omaggio al cinema classico hollywoodiano, al western di John Ford e a Sergio Leone. Interagisce anche il noir, attraverso un’iconografia e un modo di rappresentazione legati al genere.
Dal western ritroviamo l’ambientazione (Los Angeles 1870), l’immigrazione, il predominio tra capi, le leggi che affondano le radici negli sconfinati spazi non civilizzati, il duello (qui diventa collettivo). Dal noir l’atmosfera cupa, schiacciante, claustrofobica e artificiale. Jon (Mads Mikkelsen) è un immigrato in terra straniera, e dopo diversi anni lontano dalla sua famiglia, è arrivato il giorno in cui potrà riabbracciarla. La sua condizione da straniero rimane e diventa un emarginato: questo slittamento in due condizioni molto simili, ma anche profondamente diverse, si esprimono la prima nella tradizione del genere western e la seconda nella tradizione del noir.
La narrazione infatti procede alternando le caratteristiche dei due diversi generi in relazione alle volontà e alle psicologie dei personaggi, traducendo visivamente il contenuto delle azioni e dei pensieri. Scegliere il western significa riportare la storia in una terra arcaica, dove la componente selvaggia e la lotta tra i più forti, una giustizia artigianale e carnale, che si basa su duelli frontali e quasi animaleschi, trapassa nel noir.
La storia è lineare e molto convenzionale. Jon attende la moglie e il figlio in stazione, il loro arrivo è molto emozionante. Sperano tutti e tre di cominciare una vita insieme, eppure presto cadranno in una folle tortura. Sono sulla classica diligenza fordiania, dove due uomini violentano e uccidono la famiglia di Jon. L’atmosfera è quella noir, e cita quasi la convenzionale carrozza del cinema espressionista, simbolo del passaggio dalla vita alla morte. La vendetta s’impossessa di Jon, che lo spinge a vendicarsi subito degli assassini della sua famiglia, ma quest’azione lo porterà verso una continua lotta contro chi detiene l’autorità di Black Creeck: Delarue (Jeffrey Dean Morgan), il fratello di uno degli uomini uccisi da Jon.
Si solleva una reazione a catena, nella quale si rivelano piccoli orrori quotidiani, come la violenza sessuale a Madelaine (Eva Green) che non vediamo ma che percepiamo dai segni che ha sul viso. Jon purifica e svuota quel luogo con una sparatoria che coinvolge tutti i colpevoli, dove tutti si ritrovano a sparare tutti, infine Jon riesce a restare solo con Madelaine, che insieme abbandoneranno quel tipo di civiltà. In quella terra arida e sanguinosa, sta già sorgendo il nuovo, in un tempo scandito da un mulino ad acqua.
The Salvation omaggia il western con una fotografia che scolpisce i corpi degli attori immersi in colori saturi. Un’attenzione alla forma che dichiara l’amore del regista per il western, che lo tramanda portando alla luce tutte le qualità del genere che lo colpì fin dall’infanzia, raccontando attraverso un archetipo il male e la corruzione.
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