1 Ottobre 2021 - 11:23

Salvini e Meloni stipulano un patto mentre lui lancia ultimatum a Giorgetti

salvini meloni Enrico Lucci Ius Scholae

I due leader decidono di stipulare un patto di mutuo soccorso, a dispetto di chi li considera non idonei alla leadership

Secondo uno dei maggiorenti del centrodestra il patto tra il leader della lega, Matteo Salvini, e la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, c’è: “Si sono parlati dopo la sortita di Giorgetti, siglando un patto di mutuo soccorso”.

I due leader sono impegnati da mesi in una sfida a distanza per contendersi la guida del centrodestra ed hanno compreso come dalla loro competizione non stesse per emergere un vincitore bensì due sconfitti. Giustamente la Meloni focalizza la sua preoccupazione su una «turbativa interna ed esterna per far saltare la coalizione», facendo riferimento, chiaramente, alla “preoccupante uscita di notizie” sul «caso Morisi» alla vigilia delle urne.

Ma chi è, esattamente, Morisi?

-Classe 1973, Luca Morisi possiede una laurea e un dottorato in filosofia oltre ad essere un famoso imprenditore, con esperienze di stampo giornalistico e politico. È un esperto di internet che, dal 2013, per otto anni ha curato la campagna di comunicazione sul web del leader della Lega e che adesso è accusato di aver ceduto stupefacenti.

-Nel 2012 arriva la collaborazione con Salvini. Morisi, a tal proposito, dichiara al Corriere della Sera:

“Lo vidi a Porta a Porta, mentre faceva una diretta con l’iPad dialogando con gli ascoltatori. Questa capacità di ibridare i due media, la tv e i social, mi ha appassionato così lo cercai ed è nato un rapporto professionale“.

Luca Morisi, “responsabile della comunicazione e social media strategist di Matteo Salvini e dei correlati canali di comunicazione legati al suo ruolo di leader della Lega”, grazie ai suoi numerosi post ha trasformato Salvini in uno dei politici più seguiti e discussi sui social.

-È proprio sui social che, dopo la notizia sull’indagine a carico di Morisi per presunta cessione di droga, Salvini ha manifestato tutta la sua solidarietà nei riguardi del suo ex guru del web, dichiarando:

“Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la Vita. In questa foto avevamo qualche anno e qualche chilo in meno, voglio rivederti presto con quel sorriso”.

Cosa accadrà ora?

Mentre Matteo Salvini, indignato, sostiene che questo non sia stato altro che un mero attacco gratuito alla Lega a 5 giorni del voto, Enrico Letta, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 e, dal 14 marzo 2021, segretario del partito Democratico, afferma: «Il centrodestra ha funzionato perché aveva Berlusconi come federatore. Senza federatore non è più in grado di offrire una proposta al Paese».

Il Pd sfrutta gli errori altrui e fa passare questo messaggio: la Meloni e Salvini sono «unfit to lead». Del resto è quello che hanno lasciato intendere anche Giorgetti, Brunetta e Berlusconi, sostenendo la seguente tesi: «dopo il voto cambierà tutto».

Il patto tra il segretario della Lega e la leader di FdI  non è altro che la risposta ad una manovra di accerchiamento e di isolamento. Un esponente centrista commenta:

«Devono inventarsi in fretta qualcosa per conquistare al ballottaggio almeno una delle cinque grandi città. Perché i movimenti nel Palazzo sono già in atto».

In realtà Salvini li ha notati anche in campagna elettorale. Giorgetti è stato segnalato a Torino dove, secondo un fidato esponente del Carroccio, «per due volte in cinque giorni è andato a sostenere il candidato sindaco Damilano in eventi organizzati dalla sua lista civica. Dimentica che è vice segretario della Lega».

L’accusa che gli viene mossa è quella di aver «tenuto fuori il partito».

«Dopo le elezioni saprò che fare. Metteremo a posto le cose», ha commentato il segretario con i suoi, comunicandolo pubblicamente ai congressi locali e facendo presagire una vera e propria «rivoluzione» interna.